“La causa alla Cina è una trovata mediatica”

Parla Michele Geraci. ex sottosegretario al Mise nel governo Conte 1. “Non uscirà un soldo dalla denuncia della Lega contro Pechino". "Un atto dimostrativo per rinforzare i nostri rapporti con gli Usa”.

(WSC) Roma – “Non uscirà un soldo dalla causa che la Lega lombarda ha fatto a Pechino. Si tratta più che altro di un atto dimostrativo per rinforzare i nostri rapporti con gli States: ma non ce n’era nessun bisogno”. La vede così, Michele Geraci. Ex sottosegretario al Mise nel governo giallovederde, entrato in quota Lega, poi progressivamente, durante quell’esperienza, si era avvicinato ai Cinque stelle. Ancora oggi rivendica di essere stato lui a volere fortemente il Memorandum of Understanding Italia-Cina sulla “Via della Seta”. Il nostro Paese fu il primo del G7 a firmare l’accordo, nonostante più di una critica da parte di Washington. All’epoca, Geraci scavalcò i suoi compagni di partito per vicinanza a Pechino. Ma la Lega non lo sconfessò ufficialmente.

La Lega lombarda chiede 20 miliardi di danni alla Cina. Cosa ne pensa?

Credo si tratti di una trovata mediatica, mirata soltanto a rinnovare il sostegno all’America, cosa di cui comunque non c’è bisogno, perché i rapporti con gli Usa sono sempre stati ottimi.

Eppure oggi da Trump e da Pompeo sono arrivate delle accuse piuttosto gravi sul fatto che il virus sia arrivato da Wuhan e Pechino lo abbia nascosto.

Ci sono delle risposte che la Cina deve dare e sta pian piano dando. Ha ammesso che Wuhan ha avuto dei ritardi nel dare le informazioni, ha licenziato tutti i capi del partito della provincia dello Hubei e proclamato martire il medico che all’inizio denunciò la pandemia.

Quindi, la Lega lombarda sbaglia?

Premetto che non sono iscritto al partito. Per giudicare un’azione, bisogna sempre partire dal suo obiettivo. E non lo conosco. Ma credo di aver capito che si tratta solo di un annuncio, un’intenzione di fare causa. Che poi magari sarà dimenticata. La Lombardia fa più di 5 miliardi di export verso Pechino, il Veneto 1,7. Sono numeri che contano. Io rifirmerei il Memorandum. Le aziende italiane erano d’accordo, nessuna si è lamentata. La parte geopolitica la curavano il ministro Moavero e il premier Conte. E non dimentichiamo il sostegno del presidente Mattarella che, come me ed altri, non mette in dubbio il nostro atlantismo.

Quindi, questo cambio di posizione da parte della Lega è sbagliato?

In realtà, non c’è stato nessun cambio. I rapporti commerciali con la Cina sono benvenuti e l’Alleanza atlantica è solida.

Ma la posizione del Carroccio sembra un’altra.

Salvini ha detto “né con Pechino, né con Berlino”. Uno slogan che interpreto come un invito a proteggere i nostri asset strategici. E fa bene. Del resto, io sono stato il più forte sostenitore di un piano di screening contro acquisizioni predatorie straniere. Con attenzione anche alle azioni dei nostri amici europei.

L’America anche all’epoca sollevò delle obiezioni sul 5G. E non ha mai smesso.

Sono altri i Paesi europei che stanno facendo entrare il 5G, non noi. E abbiamo una forte Golden Power. Oggi Trump parla per tenere alto il tenore del dibattito. Non ci dimentichiamo che tra pochi mesi negli Usa si vota. E la guerra commerciale con la Cina è uno degli argomenti di campagna elettorale. Ma quando sono andato in America a negoziare sui dazi sono stato accolto benissimo. Noi siamo un vaso di coccio tra i vasi di ferro: le guerre commerciali lasciamole ai protagonisti.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato da il Fatto Quotidiano, che ringraziamo.

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