Mai Piazza Affari aveva chiuso in calo di oltre il 10% negli ultimi trent’anni. Per trovare qualcosa di paragonabile bisogna tornare all’estate del 1981 – ma gli indici erano diversi – quando Milano perdette l’11,76% nella seduta del 16 giugno 1981. Ma oggi e’ andata anche peggio.
Le elaborazioni dell’ufficio studi del Sole 24 Ore e di Borsa Italiana evidenziano come la flessione che si e’ registrata oggi (Ftse Mib -12,48%) dopo l’esito del referendum che ha sancito la volonta’ del Regno Unito di uscire dalla Ue rappresentano un unicum nella storia di Piazza Affari. Anche nelle complicate sedute dopo l’11 settembre la Borsa di Milano aveva perso meno: -7,57% il giorno dell’attentato, -6,62% il 14 settembre. Altrettanto pesanti erano state le sedute dopo il crack Lehman Brothers e in particolare quella del 6 ottobre 2008 che aveva mostrato un calo dell’8,24%; un dato che finora rappresentava il record negativo. Male anche le giornate successive con il -7,14% del 10 ottobre 2008, il -6,78% del 16 ottobre, il -6,20% dell’11 novembre e il -6,26% del primo dicembre. Anche la crisi del debito italiano del 2011 aveva portato risultati meno gravi sulle Borse: il primo novembre Piazza Affari perdette il 6,8%. Pochi giorni dopo Berlusconi lasciava la carica di presidente del consiglio sostituito da Mario Monti.
La Brexit travolge Milano e Madrid prima ancora che Londra. Piazza Affari ha chiuso la peggior seduta di sempre, con flessioni superiori a quelle seguite all’11 settembre e al crack di Lehman Brothers. Il Ftse Mib ha ceduto il 12,48% e il Ftse All Share l’11,75%. Madrid ha seguito Milano con un crollo anch’esso superiore al 12% mentre Francoforte e Parigi hanno perso fra il 6 e l’8%. Zurigo si e’ confermata Piazza difensiva limitando il calo al 3,4%. La vera sorpresa e’ Londra che, dopo un avvio molto negativo, ha limitato le perdite arrivando a chiudere in calo di poco piu’ del 2% grazie a una composizione dell’indice che privilegia materie prime legate all’oro e titoli difensivi come i farmaceutici, ma anche per i timori che altri Paesi possano seguire il Regno Unito portando ulteriori elementi di incertezza nella Ue quando a Londra la situazione sembra ormai “definita”
Milano e’ stata fra le Borse piu’ penalizzate risentendo del crollo delle banche con Unicredit e Intesa Sanpaolo in calo di oltre il 20% cosi’ come Bpm e Banco Popolare. Male sostanzialmente tutti i maggiori titoli. Anche le societa’ piu’ difensive come Recordati e Snam hanno perso fra il 4 e il 5%.
A picco Piazza Affari in chiusura di seduta, con il FTSE MIB che accusa un ribasso del 12,48%; sulla stessa linea, e’ stato venduto parecchio il FTSE Italia All-Share, che ha archiviato la seduta a 17.325 punti. In forte calo il FTSE Italia Mid Cap (-6,77%), come il FTSE Italia Star (-4,6%).
A fronte dei 222 titoli scambiati, sono giunte richieste di acquisto per 3 azioni. In lettera invece 218 titoli. Pressoché stabili le rimanenti 1 stocks.
Andamento negativo a Piazza Affari su tutti i comparti. Tra i più negativi della lista di Milano, troviamo i comparti Banche (-22,08%), Telecomunicazioni (-15,33%) e Assicurativi (-14,95%).
In questa giornata da dimenticare per Piazza Affari, nessuna Blue Chip mette a segno una performance positiva. Le peggiori performance si sono registrate sulle banche: Banca Popolare dell’Emilia Romagna che ha chiuso a -24,61%, Banca Popolare di Milano arretra del 24,28%, Unicredit del 23,79% e Banco Popolare del 23,30%.
Da solo nella classifica dei risultati positivi del FTSE MidCap, Parmalat si posiziona su un buon +0,52%.
Fra le peggiori società a media capitalizzaizone vi sono ancora i finanziari: Credito Valtellinese -15,67%, Anima Holding -14,56%, Banca Popolare di Sondrio -13,66%.
Sul fronte dei cambi la sterlina, dopo aver toccato i minimi dal 1985 sul dollaro, a 1,3406 ha recuperato a 1,3732 che rappresenta comunque un minimo dalla primavera 2009. Rispetto all’euro, la sterlina scambia a 0,815 sui valori di giugno 2014. Il rapporto fra euro e dollaro si attesta a 1,1112 mentre il rapporto fra dollaro e yen si attesta a 102,185. L’incertezza sui mercati e sulle prospettive dell’economia hanno anche affossato il prezzo del petrolio con il Wti in calo del 4,4% a 47,91 dollari al barile. L’euro resta stabilmente sopra i 1.310 dollari l’oncia, in rialzo del 4,2%. Per quanto riguarda lo spread, il differenziale fra il decennale tedesco e quello italiano risale a 163 punti base con il rendimento del Btp a 10 anni pari all’1,57%.
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Il secondario italiano amplia il calo di fiine mattino, dopo il risultato del referendum britannico a favore della Brexit, pur mantenendosi sopra i minimi toccati nel corso della seduta.
Dopo aver raggiunto una punta di 171 punti base — massimo da fine ottobre 2014 — lo spread Italia/Germania è sceso in chiusura a 155 punti base (dai 123 punti base della chiusura di ieri). Il tasso del decennale ha chiuso a 1,48% dopo aver toccato il massimo da febbraio a 1,58%.
Decisamente peggiore la situazione per l’azionario, con Piazza Affari che chiude in calo del 12,5% — archiviando la peggior chiusura negativa almeno dal 1998, zavorrata soprattutto dai bancari — mentre i listini europei lasciano sul terreno il 6,36%.
In un clima di incertezza sul futuro dell’Unione europea, dopo l’inatteso risultato del referendum britannico, ora l’attenzione degli investitori si sposta sulle elezioni del fine settimana in Spagna — priva di una maggioranza stabile dalle elezioni di fine dicembre — dove non è esclusa un’affermazione di ‘Podemos’, partito favorevole a un edulcoramento delle norme Ue sulla disciplina di bilancio.
Mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel ha convocato per lunedì a Berlino un vertice per una prima valutazione sulla Brexit assieme al presidente francese, al premier italiano e al presidente del Consiglio europeo, una fonte diplomatica ha detto che i ministri degli Esteri di Germania e Francia intendono presentare, già domani, un documento ai colleghi dei sei Paesi fondatori dell’Ue per suggerire un’Unione europea flessibile.
“Per oggi tutto sommato, visto l’esito del voto britannico, l’Italia con gli altri periferici ha limitato i danni. Ora però è necessaria una risposta politica adeguata, un cambio di passo della classe dirigente europea”, afferma il trader di una banca italiana.
Intanto, dal lato primario, lunedì il Tesoro inizierà la tornata d’aste di fine mese mettendo sul piatto 750 milioni di euro in Btpei a 15 anni mentre in serata, a mercati chiusi, ci sarà l’annuncio su tipologie e quantitativi di Btp e Ccteu in asta giovedì 30 giugno.
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Crolla Piazza Affari all’indomani del referendum sulla Brexit che ha visto prevalere il voto di coloro che chiedono l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.
Icbpi sottolinea che l’esito del referendum alimenta i timori di una futura disgregazione dell’Ue e ricorda inoltre che negli ultimi giorni gli investitori avevano scommesso sulla vittoria del ‘no Brexit’ e quindi lo shock sui mercati è ancora più violento.
Il FTSE Mib va peggio delle altre borse europee a causa del peso del settore bancario, il più colpito dalle vendite.
Un broker mette in evidenza come i titoli che risentiranno più dell’esito del referendum, oltre ai titoli finanziari, saranno quelli industriali ciclici, mentre potrebbero andare meglio le utilities, il lusso e i consumers.
Intorno alle 12 l’indice FTSE Mib cede il 9,89% a 16.184 punti, dopo aver toccato un minimo a 15.851 punti, sui minimi da febbraio. L’Allshare cede il 9,4%. Forti gli scambi: a metà seduta i volumi sono già oltre i 2,7 miliardi di euro.
In Europa il FTSEurofirst perde il 6,6%. Tra le singole borse, Londra cede il 5%, Francoforte quasi il 6,6% e Parigi il 7,8%.
** Tracollo dei bancari, con perdite sempre a doppia cifra ma sopra i minimi di seduta. L’indice delle banche italiane cede il 17% circa. INTESA SANPAOLO perde il 18,6%, mentre UNICREDIT il 17,5%. MPS, dopo un calo iniziale di oltre il 28%, ora perde il 12,6%.
** Forte ribasso anche per gli assicurativi, con UNIPOL che cede il 14,8% e GENERALI il 13,3%.
** FIAT CHRYSLER ha ridotto il ribasso al 7,1%
** ITALCEMENTI poco mossa in attesa dell’Opa.
** PARMALAT segna addirittura un lievissimo rialzo. Il titolo ha ormai un flottante sempre più risicato e il mercato si attende un delisting.
** LUXOTTICA limita le perdite al 2,6%. Un trader mette in evidenza che la società è esposta al dollaro.
**Anche titoli difensivi come le società delle reti (SNAM , TERNA ) riescono a contenere le perdite entro il 3,5%. ENEL invece perde il 7,7%.
** ENI segna -7,9%. (Reuters)
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Panico sulle Borse dopo l’esito del referendum sulla Brexit : le piazze europee stanno segnando il peggior calo dall’ottobre del 2008 e dalle turbolenze del post Lehman. L’indice paneuropeo Euro Stoxx giù dell’8,7% e lo Stoxx 600 è giù del 7,2%. Londra perde il 4,5%, Parigi l’8,4%, Francoforte va già del 7,1%, Madrid scivola dell’11,4%, Milano perde il 10,4%. Intesa lascia il 18,9%, Unicredit va giù dell’18,7%. A livello settoriale crollano soprattutto i titoli finanziari (-10,5%). Tra i colossi Ue Santander perde il 20%, Lloyds cede il 20,1, Bnp il 16,3%, Barclays lascia il 19,7%. Scivolano più di tutte le banche greche, con Alpha già del 29,2% ed Eurobank del 30%.
L’indice Stoxx 600 in Europa aveva fatto peggio di così solo il 6 ottobre 2008, con un crollo del 7,62%. Un nuovo scossone si era visto poi il 10 ottobre di quell’anno, con un finale in calo del 7,5%. Nel giorno del crac Lehman il 15 settembre del 2008, negli Usa il Dow Jones negli Usa aveva segnato il peggior tonfo (in quel momento) dall’11 settembre 2001 perdendo il 4,42%. Pochi giorni dopo, il 29 settembre il DJ aveva perso il 6,98%. Il 9 ottobre del 2008 era andato già del del 7,33% e il 15 ottobre del 7,87%. Negli stessi giorni in Europa lo Stoxx 600 andava giù il 15 settembre del 2008 del 3,47%, segnando poi un nuovo tonfo del 5,45% il 29 settembre.
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“Il rischio singolo piu’ grave per l’Europa a livello macroeconomico e’ diventato una realta’”. Lo scrive Goldman Sachs in un rapporto sull’esito del voto sull’uscita dalla Ue in Gran Bretagna. La decisione “abbassa le prospettive di crescita per la Gran Bretagna e per l’Europa sullo sfondo di un’incertezza politica in aumento e del rischio di un irrigidimento delle condizioni finanziarie”. “Prevediamo – scrive Goldman Sachs – che le Banche centrali, compresa la Banca d’Inghilterra’, scendano in campo a sostegno dei mercati e di un normale funzionamento degli stessi”. Per la Gran Bretagna la stima e’ di un nuovo taglio del tasso di riferimento di 25 punti base, rispetto all’attuale 0,50%, in agosto. Goldman Sachs annuncia di aver messo in revisione tutte le stime macro per l’Europa.
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I governatori delle maggiori banche centrali mondiali potranno subito confrontarsi sugli esiti della Brexit. La coincidenza e’ l’assemblea annuale della Bri, la Banca dei Regolamenti internazionali, in programma domenica a Basilea. Una cena domani sera, cui partecipera’ tra gli altri il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, aprira’ il weekend di confronto. Attesi anche la presidente della Fed Yanet Jellen e il Governatore della Banca del Giappone Haruhiko Kuroda. Da lunedi’ poi senza soluzione di continuita’ tutti a Sintra, in Portogallo, per il forum organizzato dalla Bce sul tema ‘il futuro dell’architettura finanziaria e monetaria internazionale’.
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La vittoria del fronte anti-Ue al referendum britannico, che sancisce uno storico divorzio tra Gran Bretagna e Unione europea, affonda la sterlina ai minimi da oltre trent’anni determina un rally delle valute rifugio come lo yen e il franco svizzero.
La sterlina subisce la caduta più pesante mai osservata nella storia, con un calo arrivato fino al 10% sul biglietto verde, e intorno alle 9,30 tratta a 1,3725 dollari, dopo un minimo 1,3232 dollari.
Le probabili conseguenze negative della Brexit sull’economia della zona euro si riflettono sulla valuta unica, che si deprezza anch’essa sul biglietto verde, cedendo circa il 2,7% a 1,1082 dollari, dopo un minimo a 1,0912 dollari, livello più basso da marzo. L’euro guadagna il 5% sulla sterlina, salendo a 0,8071.
Per arginare la forte pressione al rialzo sul franco svizzero, tradizionale divisa rifugio, la Banca centrale elvetica ha comunicato di essere intervenuta sul mercato. Il franco resta comunque in rialzo sull’euro dello 0,8%.
In netto rialzo anche lo yen giapponese, anch’essa valuta che tende apprezzarsi nelle fasi di avversione al rischio, che guadagna il 3% sul dollaro e il 2,5% sull’euro. Anche le autorità giapponesi monitorano con attenzione, per evitare un eccessivo apprezzamento della valuta, negativo per un’economia dipendente dall’export.
Balza l’oro, che tratta 1,312 dollari l’oncia, contro i 1,225 dollari della chiusura.
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Piazza Affari resta la Borsa europea che più fatica ad aprire a pieno regime la seduta: l’indice Ftse Mib cede oltre l’8% ma trattano regolarmente meno la metà dei titoli principali. Tra questi il peggiore è Generali, che perde il 15% mentre i meno pesanti Luxottica e Terna (-5%). I problemi maggiori si prospettano tra i bancari, con nessun gruppo che riesce a fare prezzo.
Le borse europee aprono in forte calo dopo il voto favorevole alla Brexit, con l’indice FTSEurofirst 300 che perde l’8,29% a 1.247,15 punti
Tra le singole piazze, il britannico FTSE 100 -7,62%, il tedesco DAX -9,54% e il francese CAC 40 -7,54%.
Brusche oscillazioni degli spread dopo l’ufficializzazione della Brexit. Il differenziale tra Btp e Bund è schizzato fino a 191 punti base per poi ripiegare sotto quota 170 a 165 punti. Il divario tra i decennali di Spagna e Germania ha sfiorato i 200 punti base e ora si è ridotto a 173 punti.
E la Brexit innesca la corsa ai beni rifugio, con una pioggia di acquisti sui Bund che fa crollare il tasso del 10 anni tedesco al minimo storico di -0,17%. Il rendimento del decennale tedesco è poi risalito a -0,14%.
Banca Svizzera interviene a difesa franco – La Banca centrale della Svizzera (Snb) è intervenuta sul mercato valutario per stabilizzare il franco svizzero, finito sotto pressione dopo la Brexit. In un comunicato la Snb spiega che dopo l’esito del referendum in Gran Bretagna, “il franco svizzero è finito sotto pressioni rialziste” e “la Banca centrale svizzera è intervenuta sul mercato per stabilizzare la situazione e rimarrà attiva sul mercato”.
Borsa di Mosca apre in forte calo, rublo giù – Il MICEX, l’indice denominato in rubli sulla borsa di Mosca, e il RTS, il corrispettivo in dollari, sono in calo rispettivamente del 3,5% e del 2,9% in seguito ai risultati del referendum britannico. Anche il rublo si è deprezzato fortemente nei confronti del dollaro tornando sopra quota 66 punti.
Tokyo chiude in profondo rosso (-7,92%) – Nel giorno che ha decretato la vittoria del fronte del ‘Leave’ in Gran Bretagna la Borsa di Tokyo ha assorbito gran parte dello sbigottimento degli analisti, man mano che si concretizzava lo scenario della Brexit nel corso della notte in Europa. A poco è servito il dispositivo del ‘circuit breaker’, applicato dalle autorità di borsa a metà giornata, per tentare di limitare le perdite. L’indice Nikkei ha terminato con un calo del 7,92% lasciando sul terreno 1.286 punti a quota 14.952,02.
La sorpresa è stata forte e i crolli sui mercati proporzionati: nelle ore dello spoglio del referendum in Gran Bretagna i listini sono crollati (sterlina -10%, la Borsa di Tokyo ha toccato punte di calo dell’8%, i futures sull’avvio della Borsa di Londra sono arrivati a cedere il 9%), mentre i beni rifugio (oro e derivati sui titoli di Stato Usa) stanno ovviamente correndo. Il mercato azionario di Tokyo – che ha applicato il ‘circuit breaker’ per inibire le funzioni di immissione e modifica degli ordini limitando i ribassi troppo elevati – è il listino borsistico aperto durante lo spoglio del voto che ha accusato maggiormente il colpo, arrivando a perdere con l’indice Nikkei fino all’8,17%, lasciando sul terreno oltre 1.300 punti.
Hong Kong scende oltre il 4%, con Seul, Sidney e Mumbai che cedono più del 3%. Meno accentuati (attorno ai due punti percentuali) i cali di Singapore, Bangkok e Jakarta, mentre anche le Borse cinesi – che in un primo momento hanno provato a tenere – dopo la la pausa di metà seduta raddoppiano le perdite: Shanghai perde scende di oltre il 2% e Shenzhen più del 3%.
Peggio va sui mercati valutari: la sterlina sta lasciando sul terreno oltre il 10% contro il dollaro, mentre la moneta virtuale Bitcoin sale del 5%. Intanto il petrolio è in calo e cede oltre il 6% a 47 dollari per il barile Wti mentre il Brent perde poco meno (il 5,95%) a 47,88 dollari. Corre ovviamente l’oro, considerato il bene rifugio per eccellenza: le sue quotazioni – forti da giorni – salgono del 7,8% ai massimi dal 2008.
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Apertura disastrosa alla Borsa di Milano, Piazza Affari non riesce a fare prezzo. Il listino rimane sospeso per cesso di ribasso. Il ribasso teorico tocca -14,60%. Blue chip congelate di una valanga di vendite, teorico -46% per Mediolanum, -41% Leonardo.
La scelta della Gran Bretagna di votare in maggioranza per uscire dall’Unione europea, facendo aumentare i timori per uno choc nell’economia mondiale, fa sentire i suoi effetti sul mercato dei titoli di Stato.
I sondaggi della vigilia sono stati sorprendentemente smentiti, con il voto verso il Leave molto più diffuso del previsto e, gli investitori si dirigono verso porti ritenuti più sicuri dove parcheggiare denaro.
Qui entra in scena il “fly to quality”, ovvero il meccanismo secondo il quale gli investimenti di riversano sui titoli che vantano più elevati rating. Gli investitori sono in cerca dei titoli di Stato USA, i Treasury.
Il forte interesse da parte degli investitori fa aumentare le quotazioni delle obbligazioni con conseguente crollo dei rendimenti. Il Treasury a due anni rende lo 0,51% (-33%), quello a 5 anni lo 0,91% (-26%), quello a 10 anni (-18%), quello a 30 anni (-10%).
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In vista della Brexit crollano i futures sull’avvio della Borsa di Londra: a tre ore dall’apertura le rilevazioni Bloomberg vedono l’indice Ftse 100 in calo del 7,4%. Dollaro in rafforzamento sull;euro a 1,09.
Alla Borsa di Tokyo l’indice Topix ha esteso le perdite all’8,1% dopo che la Bbc ha proclamato la Brexit. Brexit: Borsa Hong Kong crolla, a -4,67%. La Borsa di Hong Kong crolla con la Brexit: l’indice Hang Seng brucia quasi 1.000 punti con un tonfo del 4,67%, scivolando intorno ai minimi a quota 19.894,12
I future sugli indici di Borsa di Wall Street crollano con le proiezioni della Bbc di una vittoria della Brexit al referendum. I future sullo S&P 500 perdono il 4,5%.
In Italia, lo spread tra il Btp e il bund tedesco in forte rialzo, vola a 185 punti base.
Il franco svizzero, bene rifugio per eccellenza, vola nel cambio contro l’euro dopo l’esito del referendum britannico a favore dell’uscita dall’Ue. Il franco svizzero scambia a 1,0708 contro l’euro, dopo essersi apprezzato durante la notte fino a 1,062, da 1,091 di ieri.
La Banca d’Inghilterra “sta seguendo gli sviluppi con molta attenzione” e “prendera’ tutte le misure necessarie per garantire la stabilita’ finanziaria e monetaria”. E’ quanto ha annunciato la Banca centrale britannica, aggiungendo di “aver approntato piani di contingenza estesi e di agire in stretta cooperazione con il Ministero del Tesoro britannico, altre autorita’ nazionali e Banche centrali all’estero”.
“La Boj e’ pronta a fornire sufficiente liquidita’, incluso l’utilizzo di operazioni di swap tra le sei banche centrali, e cosi’ assicurare la stabilita’ dei mercati finanziari”. Cosi’ il Governatore della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda, in un comunicato.
Tracollo della sterlina. Con le proiezioni della Bcc di una vittoria della Brexit al referendum, la sterlina perde oltre il 10% rispetto al dollaro.
Brexit: oro accelera corsa, +7,8% a massimi 2008 – L’oro accelera. Il bene rifugio per eccellenza sale del 7,8%, ai massimi dal 2008, con lo scattare della corsa ai beni rifugio dopo le proiezioni della Bbc su una vittoria del ‘Leave’ al referendum sulla Brexit. Un esito che ha colto di sorpresa i mercati, che avevano scommesso su ‘Remain’, innescando un rally nelle ultime sedute. Brexit: petrolio in calo 6% a 47 dollari. Il petrolio è in calo dopo il risultato del referendum sulla Brexit e cede oltre il 6% a 47 dollari per il barile Wti mentre il Brent cede poco meno (il 5,95%) a 47,88 dollari
Le fluttuazioni della sterlina, nel giorno del voto su Brexit, andranno negli archivi come le più forti di sempre. Il calo messa a segno fino a 1,40 sul dollaro, da 1,50 segnato sull’ottimismo iniziale per i sondaggi che davano in vantaggio i ‘Remain’, è il più forte di sempre. E con oltre -5% supera quello del ‘mercoledì nero’ del 1992, quando la crisi valutaria spinse la Gran Bretagna fuori dal Serpente monetario europeo. La valuta britannica sta tuttavia recuperando terreno, e ora passa di mano a 1,4560 fra scambi frenetici.
Nakatomy
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Come i vecchi tempi :)))))))
Many traders will weep on floor, the bear will be terrible on Wall Street
robyuankenobi
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