Un indice dei prezzi all’ingrosso dei chicchi di caffè più popolari al mondo ha raggiunto il suo punto più alto in 45 anni.
Cosa significa?
I prezzi del cacao hanno raggiunto quest’anno un massimo storico, seminando il terrore nei cuori dei cioccolato-dipendenti. E ora, potrebbe essere il momento di panico anche per coloro che preferiscono un doppio espresso a una cioccolata calda.
Hedge fund, maxi speculazione da $8,7 miliardi sul cacao
Un nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Caffè ha mostrato che un indice dei prezzi all’ingrosso per i chicchi di robusta è aumentato del 17% ad aprile rispetto al mese precedente, raggiungendo $1,94 a libbra – il livello più alto dal 1979.
E non si tratta di una nicchia: i chicchi di robusta sono tra i più popolari al mondo, rappresentano circa il 40% del consumo globale di caffè. Questa varietà è solitamente un’opzione ben quotata, ma è in scarsa disponibilità dopo che il tempo caldo e secco ha devastato i raccolti in Vietnam, che si trova a essere il più grande produttore mondiale di chicchi di robusta.
Perché dovrei interessarmene?
“El Niño” è una causa di forza maggiore dietro i disastri subito dalle colture agricole negli ultimi mesi. Questo potente evento climatico porta a condizioni più umide nella parte meridionale degli USA, ma crea tempo più secco e caldo nella maggior parte del resto del mondo.
E tale fattore non è solo un evento critico per la tazzina di caffè al bar: oltre a rovinare i raccolti, bloccare le catene di approvvigionamento e far salire i prezzi delle materie prime, l’evento può danneggiare la crescita economica nelle economie emergenti, sovraccaricare le reti elettriche ed esacerbare le crisi sanitarie pubbliche.
Le banche centrali stanno per essere decaffeinizzate
Le materie prime hanno reso un servizio pubblico negli ultimi due anni. I loro prezzi sono scesi di circa il 40% tra la metà del 2022 e la metà del 2023, e ciò ha ridotto l’inflazione globale di due punti percentuali, stando ai dati della Banca Mondiale. Ma ora che i loro prezzi si sono stabilizzati, l’inflazione non ha più quell’impulso che la trascina verso il basso – e questo rende più difficile per le banche centrali tagliare i tassi di interesse.