(WSC) NEW YORK – I big americani della nuova tecnologia sono più sopravvalutati in Borsa di quanto non fossero le blue chip degli Anni 70, le cosiddette Nifty Fifty. Non è una bella notizia per chi ha titoli FAANG – Apple, Netflix, Amazon, Alphabet o Facebook – in portafoglio. Piogge di vendite pesanti e improvvise hanno ridotto la capitalizzazione di alcuni dei gruppi più popolari a Wall Street in passato. Spesso i titoli FAANG sono stati paragonati ai gruppi Internet della bolla dot com. Ma forse il paragone più azzeccato è un altro (vedi grafico sotto).
È il caso dei Nifty Fifty, termine informale utilizzato per descrivere una cinquanta di azioni a grande capitalizzazione quotate alla Borsa di New York a cavallo tra gli Anni 60 e 70. Erano tutte considerate come azioni molto solide e promettenti da acquistare e tenere in portafoglio per accrescere il proprio patrimonio . Tra queste si possono citare Johnson & Johnson, IBM, Pfizer, Pepsi, Walmart, Texas Instruments, Bristol-Meyers, Eli Lilly, Black & Decker, Eastman Kodak, Polaroid, Procter & Gamble, McDonald’s, Walt Disney e Xerox.
A quei cinquanta titoli viene attribuito dagli storici il merito di aver trainato il mercato rialzista dei primi Anni 70. Allo stesso tempo sono ritenuti i responsabili del tracollo dei mercati successivo. La loro performance sottotono fino ai primi Anni 80 è un classico esempio di ciò che può accadere dopo un periodo in cui molti investitori, influenzati da un sentiment eccessivamente positivo del mercato, ignorano i fondamentali e la valutazione dei titoli. La maggior parte delle aziende si è ripresa in Borsa da allora. Ma soltanto quei gruppi che sono riusciti a sopravvivere all’ondata di vendite. Altri sono ormai defunti o privi di alcun valore.