La Corte Internazionale emette mandati di arresto per Netanyahu e Gallant

Israele nel mirino della Corte penale (CPI) che cita “ragionevoli motivi per ritenere” premier e ministro della Difesa del governo di Tel Aviv coinvolti in azioni che costituiscono crimini di guerra a Gaza. Mandato di arresto anche per un leader di Hamas (che però sarebbe stato ucciso dall'IDF).

La Camera preliminare I della Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant nell’ambito della guerra a Gaza. Mandato di arresto anche per il leader di Hamas Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri (che Israele ritiene di aver ucciso in un bombardamento sulla Striscia lo scorso luglio)La Corte spiega che, dopo ulteriori richieste di informazioni a Israele e Palestina, la Camera preliminare “non è in grado di stabilire se Deif sia stato ucciso e sia ancora in vita”.

I mandati sono stati emessi “per crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi almeno dall’8 ottobre 2023 fino ad almeno il 20 maggio 2024, giorno in cui la Procura ha depositato le domande di mandato di arresto”, riferisce una nota parlando di “un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza”. La Corte ha pure affermato che non è necessario che Israele accetti la giurisdizione della corte per emanare il mandato. I 124 paesi che riconoscono la Corte, tra cui l’Italia, sono obbligati a dare attuazione alle sue decisioni, nei loro rispettivi territori.

Ciò significa che tutti i 124 Stati parte della CPI sono legalmente obbligati ad arrestare Netanyahu e Gallant se mettono piede sul loro territorio.

Tra questi figurano gli alleati di Israele come Regno Unito, Canada, Australia, Germania, Francia e Italia, ma non gli Stati Uniti, che si sono ritirati dallo Statuto di Roma.

Questi mandati d’arresto porranno sfide diplomatiche e politiche significative ai membri della Corte penale internazionale che sostengono attivamente Israele.

 

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