L’annuncio ufficiale è arrivato solo oggi, 8 dicembre 2023: a poco più di tre mesi dall’apertura delle urne. In ritardo: ma in fondo, non è che ce ne fosse questo gran bisogno. — già da settimane impegnato in una campagna elettorale che non ha molta ragion d’essere — ha ufficializzato oggi la sua ricandidatura alla presidenza della Russia nelle elezioni del 17 marzo prossimo. Dando corpo allo slogan — informale — che circolava già da qualche settimana: «Orgoglio. Speranza. Fiducia».
I primi «retroscena» sulla ricandidatura erano apparsi a inizio novembre, quando una «breaking news» aveva scoperto l’acqua calda: secondo fonti del Cremlino l’uomo che comanda la ormai da 23 anni, contando anche quelli trascorsi da capo del governo, aveva deciso di ripresentarsi.
Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina, in diretta.
Il suo portavoce, si era subito affrettato a smentire, dicendo che nulla era ancora stabilito. Ma non ci sono mai stati dubbi sul fatto che sarebbe accaduto.
Lo stesso Peskov, che nel settembre di quest’anno ha definito «costosa burocrazia» le amministrative che si svolgevano in tutto il Paese, aveva ammesso che «si potrebbe anche non votare». Perché la Russia del 2024 sarà ancora un Paese in guerra e perché Putin «è il più amato in ogni famiglia del Paese». C’è qualcosa di vero in ognuna di queste due affermazioni.
Ma è anche vero che per avere la controprova della popolarità del presidente, servirebbero anche veri esponenti dell’opposizione. Un mestiere che, come dimostra il recente passato, può rivelarsi alquanto usurante. Saranno senz’altro al via, lo hanno già lasciato intendere, due sfidanti di Putin che contestano l’«operazione militare speciale» in Ucraina. Appartengono entrambi alla galassia liberale, così si ruberanno voti tra loro. Sono Grigory Yavlinsky, il leader di Yabloko, unica forza di opposizione a cui è ancora consentito accesso alla vita del Paese, e Boris Nadezhdin ex deputato della Duma ed ex esponente della disciolta Unione delle Forze di Destra.
Mancherà, certo, una vera e propria competizione. In compenso, abbondano le congetture sulle linee guida vere o presunte già stabilite dal Cremlino. Secondo queste indiscrezioni, l’obiettivo dello Zar è di raggiungere l’ottanta per cento dei consensi, con una affluenza prevista intorno a quella cifra.