(WSC) ROMA – Proprio quando il mercato del lavoro sembrava in ripresa anche in Italia, è arrivato come uno tsunami il nuovo coronavirus. Il sistema delle pensioni e del welfare è ora in ginocchio, con effetti con ogni probabilità molto gravi a partire dalla propensione al pensionamento degli italiani.
Nel 2019 il tasso di occupazione italiano aveva toccato un nuovo record con oltre 23.400.000 (tasso del 59,2%) unità. In dicembre il valore aveva incominciato a calare (-75.000), accompagnato da una riduzione delle ore di cassa integrazione, ma il trend generale era positivo.
Un primo effetto della profonda crisi attuale è il maggiore affidamento a misure di pensionamento anticipato da part di molti. Questo, spiegano due ricercatori esperti del mondo previdenziale, perché una rendita decurtata è comunque meglio di zero reddito.
Così facendo, però, “il rischio è quello di mettere a dura prova il sistema, soprattutto a fronte dell’atteso calo di occupazione”. Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e Claudio Negro, anche lui del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e della Fondazione Anna Kuliscioff, avvertono del rischio di insostenibilità del sistema delle pensioni.
Si stimano 160 mila pensionati in più, occupazione sotto i 23 milioni
Il centro studi ha calcolato l’impatto che il nuovo coronavirus avrà su tutto il welfare italiano. I ricercatori stimano che ci saranno “effetti molto gravi a partire dalla propensione al pensionamento“. “La pesante situazione occupazionale prodotta dal Covid-19 costringerà molti lavoratori rimasti senza lavoro e senza ammortizzatori sociali a richiedere pensioni”.
Per il 2020 è quindi da mettere in conto un aumento dei pensionati di circa 160mila unità e con un anticipo medio di oltre tre anni. Al contempo, “la riduzione dell’occupazione iniziata già a dicembre 2019 proseguirà nel corso dell’anno e non è escluso che scenda sotto i 23 milioni”.
Ciò significa che il rapporto tra attivi e pensionati “potrebbe ridursi pericolosamente al di sotto dell’1,4 riportandoci ai valori del 2015”. In quel caso le ripercussioni sulla sostenibilità del sistema pensionistico sarebbero pesanti. Tanto più che “si avranno ampie riduzioni sul versante delle entrate contributive le quali, nel 2019, avevano invece raggiunto il livello più alto di sempre con circa 210 miliardi”.
La previsione è per una perdita di gettito contributivo di circa 11 miliardi per le pensioni nel 2020, al netto dei 12 miliardi di contribuzione figurativa a carico dello Stato e della perdita di gettito per le prestazioni temporanee.
Pensioni: 41 miliardi di disavanzo tra entrate e spese
Lato prestazioni, si calcola un incremento notevole della spesa di circa 240 miliardi rispetto ai circa 225 del 2018 e ai 230 del 2019. Conseguenza fisiologica della “differenza tra le cosiddette cancellazioni relative alle persone decedute, aumentate di quasi 20mila unità a causa di COVID-19, e le nuove liquidate – comprese quelle relative a Quota 100 e provvedimenti collegati”.
“Il drastico peggioramento del rapporto entrate contributive e spese per prestazioni (i contributi potrebbero coprire solo l’83% della spesa totale) potrebbe causare un disavanzo di circa 41 miliardi contro i 21 circa degli ultimi 4 anni”.
La pandemia di Covid-19 ha inevitabilmente peggiorato il sentiment sul futuro dell’Italia e le prospettive economiche a breve-medio termine. Questo ha spinto un numero sempre più alto di italiani a mettere soldi da parte e/o fare richiesta di pensione anticipata.
Futuro preoccupa, risparmio decolla
Come evidenzia l’ultima ricerca di Anima sul cambiamento delle abitudini dei risparmiatori italiani, la crisi sta cambiando la scala dei rischi percepiti, mentre il lockdown ha temporaneamente “congelato” le scelte di investimento. Allo stesso tempo, la crisi sanitaria sta anche facendo decollare il risparmio.
Il 43% delle persone interpellate nel sondaggio, condotto tra l’11 e il 18 marzo (ossia a lockdown avviato e con le curve di contagiati in salita), si è dichiarato “molto preoccupato” per i propri investimenti. Il 56% ha risposto che “congelerà” i propri investimenti. Il rinvio di una parte dei consumi non indispensabili dovrebbe contribuire ad aumentare la capacità di risparmio delle famiglie.
La maggior parte del campione – sia dei “bancarizzati” che degli “investitori” – intende risparmiare di più, in particolare per i progetti di risparmio puro. Per far un confronto un anno fa – a maggio del 2019 – il 60% dichiarava di avere in cantiere progetti di risparmio. Oggi quella percentuale sale al 67% del campione.
Non stupisce, ovviamente, che sia per i clienti in banca che per il fronte degli investitori, in cima alla classifica ci sia ancora una volta la volontà di risparmiare “per emergenze”. Per alcuni questo desiderio di mettere al sicuro le proprie finanze si traduce in una domanda di pensionamento anticipato.