I crimini cibernetici stanno aumentando esponenzialmente il giro d’affari: “Si calcola che nei prossimi cinque anni l’impatto del cybercrime raggiunga gli 8mila miliardi di dollari e che nel 2020 saranno stati rubati 5 miliardi di record”. Lo ha detto l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, intervenendo a Cyber Tech Europe 2017.
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“Questi dati – ha sottolineato – dimostrano come il crimine informatico si sia ‘industrializzato’ con organizzazioni ben strutturate e orientate al profitto. Internet of things disegnerà un mondo in cui realtà fisica e virtuale convergono e la sicurezza cibernetica sarà connessa a quella fisica. Si prevede che nel 2025 potrebbero esserci 80 miliardi di dispositivi connessi. Gli sviluppi futuri, uniti alle necessità dei sistemi attuali di dotarsi di adeguati strumenti di cyber security fanno sì che l’industria della sicurezza si confermi come un’area con un notevole potenziale di crescita, in grado di creare nuovi posti di lavoro altamente specializzati. Si stima che il mercato globale della cyber security cresca da 120 miliardi di euro nel 2017 a circa 180 miliardi di euro nel 2021. Il solo mercato europeo rappresenta circa il 25% del mercato globale e se ne stima una crescita a 44,6 miliardi nel 2021”.
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Leonardo, ha concluso Profumo, “crede fortemente nella cooperazione in questo settore e opera in prima linea per svilupparla in collaborazione con la Nato e con l’Unione europea. È importante stabilire sinergie all’interno di un ecosistema industria-università-governo per condividere informazione e lavorare su progetti comuni”.
Pinotti: “Forti vulnerabilità in tutti gli Stati”
“Esiste oggi una forte vulnerabilità per tutti gli Stati perché le potenzialità offensive degli attacchi cibernetici sono elevatissime e le capacità difensive rischiano di arrivare troppo tardi per essere davvero utili”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, intervenendo all’evento “Cybertech Europe 2017”, che si tiene oggi a Roma.
“Dobbiamo allora immaginare soluzioni nuove – ha aggiunto il ministro – che, in analogia a quanto fatto nei decenni passati per ridurre il rischio di conflitti fra grandi potenze, permettano di costruire prima un ragionevole grado di trasparenza sui rispettivi ‘arsenali cibernetici’ e, poi, ragionevoli misure di confidenza reciproca”.
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Pinotti ha sottolineato come esista “una forte vulnerabilità del sistema di sicurezza internazionale nel suo complesso perché non è affatto facile individuare le responsabilità di eventuali aggressioni (cibernetiche, ndr.) e, quindi, attivare la comunità internazionale per sanzionare i responsabili. Anche la deterrenza – ha proseguito Pinotti – funziona difficilmente in questi casi: come si può minacciare una risposta particolarmente dura se chi aggredisce potrebbe non essere mai riconosciuto come tale?” Per questi motivi, ha spiegato la ministra, “ci troviamo in una fase dove il rischio di un conflitto internazionale combattuto nella dimensione cibernetica è più elevato del rischio di un conflitto militare tradizionale, ma d’altra parte non possiamo escludere che dal primo si scivoli senza controllo nel secondo”.
“Sul web contro-narrazioni per arruolare e formare assassini”
Inoltre “la rete può anche essere utilizzata per fini malevoli, ed è proprio questo il rischio più grande che stiamo vivendo negli ultimi anni”, avverte Pinotti. “Penso, in particolare alle ‘narrazioni’ concepite e diffuse ad arte per reclutare e radicalizzare i nostri giovani, con l’obiettivo di farne degli assassini e, al tempo stesso, delle vittime destinate ad essere portate come esempio, per reclutare e radicalizzare altri individui”.
“Anche in questo settore, lo Stato deve fare la sua parte”, spiega il ministro: “La Difesa, per quanto le compete, sta studiando questo genere di minaccia, e sta studiando anche come possano essere elaborate delle ‘contro-narrazioni’ che ci permettano di contrastare i ‘racconti’ di chi incita alla violenza e al conflitto”.
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“Avremo dei risultati fra pochi mesi, e li metteremo a disposizione degli altri soggetti chiamati a contrastare questo genere di minaccia”, ha indicato il ministro. Su questo fronte, quello delle ‘narrazioni’ sulla rete da arginare, “il lavoro da fare è enorme, perché la capacità di produrre questo genere di ‘narrazione’ dell’odio e della violenza è molto sviluppata. Per troppo tempo abbiamo sottovalutato questa minaccia, e ora dobbiamo recuperare il terreno perduto”, dice Roberta Pinotti.
I risultati verranno messi a disposizione anche di “soggetti privati, ovviamente, anche perché mi pare – sottolinea la ministra – che diversi attori molto importanti nel mondo cibernetico siano particolarmente attivi in questo campo. Rispetto delle regole, quindi, lotta contro la cosiddetta ‘cyber-criminalità’ e produzione di ‘contenuti positivi’ rappresentano un terreno relativamente nuovo, dove si deve costruire una partnership importante fra pubblico e privato”.
“E non c’è dubbio – ha concluso – che, in parallelo, debba crescere anche la conoscenza, la comprensione dei meccanismi di funzionamento di questo mondo, affinchè si elaborino anche nuovi strumenti normativi, più aderenti ad una realtà tanto nuova da non poter essere efficacemente regolata secondo criteri elaborati per tutt’altre esigenze e finalità”.