Se in un anno, fra luglio 2016 e luglio 2017, il debito pubblico italiano è cresciuto dell’1,9% (passando da 2.256 a 2.300 miliardi di euro), la quota in mano alla Banca d’Italia è aumentata quasi del 50% (per l’esattezza del 44%) passando da 230 a 330 miliardi.
Il dato, che emerge dal bollettino mensile di finanza pubblica diffuso da Via Nazionale, naturalmente riflette gli acquisti di titoli del Tesoro compiuti da Bankitalia nel quadro del Quantitative Easing lanciato dalla Bce. Rispetto ai 138 miliardi di luglio 2015, poi, l’aumento è del 141%.
L’andamento si traduce anche in un deciso incremento percentuale sul totale del debito pubblico: se a luglio 2015 via Nazionale deteneva il 6,2% del totale, questa quota era salita al 10,2% un anno dopo per toccare il 14,5% nel luglio 2017. Si tratta di una percentuale fra le più elevate fra le economie del G7: ad esempio, in base agli ultimi dati la stessa Federal Reserve – dopo i pesanti interventi seguiti alla crisi finanziaria – detiene titoli del Tesoro Usa per 2465 miliardi di dollari, pari al 12,4% del totale (19.845 miliardi).
Inarrivabile, invece, il peso della Bank of Japan sul debito pubblico di Tokyio: su un totale pari a 8.088 miliardi di euro (ovvero 1.072 mila miliardi di yen) la banca centrale nipponica ne ha in ‘pancia’ il 37%, ovvero 3 mila miliardi di euro.