La Plenaria di Strasburgo del Parlamento Europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione che accoglie la proposta della Commissione europea per una direttiva comunitaria antievasione fiscale nell’UE.
I deputati tuttavia chiedono con questo voto limiti più rigorosi alle detrazioni per i pagamenti degli interessi e norme più severe sui redditi esteri, con un’aliquota minima d’imposta al 15%.
Al centro del dibattito anche una maggiore trasparenza per i fondi fiduciari e le fondazioni, regole comuni sulle agevolazioni fiscali per i sistemi di “patent box”, atti a calcolare il reddito derivante dalla proprietà intellettuale, e una lista nera europea dei paradisi fiscali con sanzioni contro le giurisdizioni non collaborative.
La direttiva anti-evasione riflette il piano d’azione dell’OCSE per limitare l’erosione della base imponibile e lo spostamento dell’utile, e segue le raccomandazioni fatte dal Parlamento lo scorso novembre (rapporto TAXE 1) e dicembre (con le raccomandazioni giuridiche redatte da Annalise Dodds (S&D, UK) e Ludêk Niedermayer (PPE, CZ).
Secondo questo principio, le imposte dovrebbero essere pagate nel luogo in cui sono realizzati i profitti, e dovrebbero esserci misure giuridicamente vincolanti per bloccare i metodi più comunemente utilizzati dalle aziende per l’evasione fiscale. Il Parlamento propone inoltre definizioni di termini come “organizzazione stabile”, “paradisi fiscali”, “sostanza economica minima”, “prezzi di cessione”, “canoni”, “sistemi di patent box”, “società fittizie” e altri finora suscettibili d’interpretazione.
“È inconcepibile – ha detto il relatore, il socialista belga Hughes Bayet – chiedere sempre maggiori sforzi da parte dei lavoratori, dei pensionati e delle piccole e medie imprese, mentre allo stesso tempo i ricchi e le multinazionali evadono le tasse”.
Oggi, la lotta contro l’evasione fiscale è diventata un tema urgente e prioritario. Si tratta di una sfida importante, non solo per riconquistare la fiducia dei nostri cittadini, ma anche per il futuro del progetto europeo”.
Via il segreto di Stato – Le autorità italiane devono “rinunciare” al “segreto di Stato per l’ex capo del Servizio Informazioni e Sicurezza Militare (SISMI) e il suo vice” e “per tre ex membri del SISMI” coinvolti nel rapimento dell’imam egiziano Abu Omar, “al fine di assicurare che la giustizia proceda senza ostacoli”.
Lo chiede l’Europarlamento riunito in seduta plenaria a Strasburgo in una risoluzione sulla relazione del Senato americano sul ricorso alla tortura da parte della Cia.
“Le autorità italiane – si legge nel testo – erano a conoscenza delle torture perpetrate all’Imam” e hanno fatto ricorso al segreto di Stato “per garantire che ai responsabili fosse concessa l’immunità”.
Gli eurodeputati chiedono inoltre “missioni esplorative” negli Stati membri che figurano come complici del programma di detenzione della Cia, tra cui l’Italia. La richiesta di Strasburgo si aggiunge alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo del 23 febbraio 2016, che ha condannato l’Italia a un risarcimento.