Una mossa che era nell’aria, la compagnia inglese era l’unica rimasta dopo il ritiro di Alitalia dalla stessa tratta ed aveva un solo volo al giorno (a orari incerti) da Malpensa a Fiumicino.
Un altro baluardo di resistenza al treno è crollato. Il 27 ottobre partirà l’ultimo volo da Malpensa con destinazione Fiumicino, dal giorno dopo, poi, i due aeroporti più grandi del Paese non saranno collegati tra loro. EasyJet, dopo qualche tentennamento, ha deciso di cancellare la tratta tra lo scalo lombardo e quello della Capitale, non più remunerativo (se mai lo sia stato).
Già un anno fa la low cost britannica aveva pensato al ritiro, ma poi era tornata sui propri passi. A far cambiare idea agli inglesi era stato un altro taglio alle rotte, quello di Alitalia che, in nome della corsa al risparmio, aveva cancellato i voli tra i due scali. Una tratta mai vantaggiosa da un punto di vista economico, era rimasta in vita per ragioni di cosiddetto «feederaggio», ovvero per trasportare i passeggeri in vista di un volo intercontinentale. Ma, dopo che Alitalia ha cancellato molti voli extraeuropei da Malpensa, anche la funzione di navetta aveva perso di senso.
Rimasta sola sul mercato, la compagnia inglese aveva resistito per qualche mese, lasciando un solo volo al giorno, con orari peraltro non fissi. Poi la concorrenza del treno e gli orari non sempre comodi dei voli hanno fatto cedere i britannici, sulle orme di tanti predecessori, tra i quali Lufthansa.
Dallo scalo lombardo non si drammatizza, anche visti gli ottimi risultati complessivi, +16% nel periodo gennaio-agosto rispetto all’anno scorso. I rimpianti, però, arrivano dal territorio, una zona centrale nel sistema produttivo del Paese si allontana, e di molto, dalla Capitale. «Torniamo indietro di vent’anni – commenta, infatti, il presidente dell’Unione degli industriali di Varese, Riccardo Comerio – per un imprenditore di Castelletto Ticino andare a Roma in giornata diventa impossibile o comunque faticosissimo. Senza un volo diretto da Malpensa bisogna andare a Linate o entrare in centro a Milano al mattino per prendere un treno. Piuttosto che affrontare un viaggio del genere meglio una videoconferenza».
In ogni caso nessuno criminalizza EasyJet: «Al contrario – prosegue Comerio – è una scelta industriale e come tale non la discuto, loro hanno investito su Malpensa, dando soluzioni nuove a questo territorio per raggiungere Germania, Spagna, Francia. Quindi nessuna colpa. Piuttosto la decisione che ci ha danneggiati è quella di Alitalia che è andata via qualche mese fa, con ragioni politiche che abbiamo contrastato a suo tempo». Il ragionamento va allargato: «Sea (la società che gestisce gli scali milanesi ndr) sta facendo un buon lavoro – conclude il presidente degli industriali di Varese – ma serve un’operazione di sistema per far partire da qui più voli intercontinentali. Le faccio un esempio: rispetto a un mio concorrente tedesco io impiego molte ore in più per raggiungere la Cina, è un danno indiretto, ma molto concreto».
L’alta velocità quindi continua il suo dominio incontrastato: «La competitività dei treni è altissima, specie da quando è cominciata la battaglia dei prezzi tra Trenitalia e Ntv, migliorando l’offerta – spiega Andrea Giuricin, docente di Economia dei trasporti dell’Università Bicocca di Milano -. La scelta di EasyJet è comprensibile, si è trovata fuori mercato, nonostante un territorio ricco». Per ora resiste Linate-Fiumicino, in mano ad Alitalia con venti voli giornalieri andata e ritorno: «A salvare questa tratta è proprio l’alta frequenza. Gli aerei che partono presto al mattino, consentendo di trovarsi a Roma o Milano già alle sette sono ancora un bel vantaggio per chi deve viaggiare per lavoro e non ha problemi a spendere».