Maxi-risparmi in assemblea capitolina, nuove opere finanziate in assestamento di bilancio e il progetto di introdurre una moneta complementare in città. Il Campidoglio a Cinque stelle tira le somme delle diverse iniziative messe in campo a poco più di un anno dall’insediamento dell’amministrazione Raggi.
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L’assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo, ha illustrato i contenuti dell’assestamento di bilancio che dovrebbe essere votato dall’Aula entro fine mese di luglio: una manovra da 132 milioni di euro tra parte corrente e in conto capitale, che stanzia maggiori risorse per trasporti, servizi sociali, interventi infrastrutturali.
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E poi annuncia un altra novità: l’amministrazione a 5 Stelle sta studiando la possibilità di introdurre una moneta “complementare” all’euro a Roma. “Sostanzialmente non utilizzo l’euro e neanche una moneta elettronica, ma alternativa… – ha spiegato Mazzillo -. Può essere chiamata in tanti modi: in Sardegna c’è il Sardex, oppure il Tibex nel Lazio. L’idea è costruire un circuito parallelo che possa favorire l’economia”. Prende così corpo l’iniziativa, già annunciata in campagna elettorale da Virginia Raggi, tra non poche polemiche.
E ironie, sui social ma anche nel mondo politico. La consigliera del Pd, Giulia Tempesta, ha infatti replicato su Facebook: “Se vi state chiedendo cosa stanno facendo i grillini in Campidoglio, sappiate che da oggi stanno ragionando sull’introduzione di una nuova forma di pagamento a Roma. Una nuova moneta o qualcosa di simile. Oggi nel mondo, ma anche in Italia, le cose si pagano con il cellulare. Addirittura ora di paga la benzina con un app. Loro cosa fanno invece? Pensano a reintrodurre i Sesterzi o i Fiorini”.
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Mentre il deputato ed ex segretario romano dei dem, Marco Miccoli, si lascia andare a battute amare. “Magari la chiameranno ‘Er sesterzo… sindaca’, Roma è in una crisi drammatica: occupati della realtà e lascia stare funivie, complotto dei frigoriferi e soprattutto monete alternative all’Euro”.
Ma la proposta è totalmente campata in aria? Non c’è davvero nessun pro e solo contro, rispetto alla creazione di una moneta complementare? Qualcosa dice di no, qualche altro, invece, dice che ci sono.
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Italexit: “Moneta parallela per L’Aquila da scontare su tasse comunali”
“Una moneta complementare per L’Aquila, attraverso titoli che diano diritto a pagare meno tasse comunali per 40 milioni di euro, garantiscano controvalore monetario e possano funzionare come mezzo di pagamento erogato da enti e imprese per gli stipendi e dai cittadini che lo ricevono per i consumi, prima di essere scontato a 2 anni dall’emissione”.
Questa la proposta dell’esperto di economia Stefano Sylos Labini illustrata oggi all’Aquila nel corso del convegno “Italexit” organizzato dal quotidiano digitale AbruzzoWeb.it nel municipio di Palazzo Fibbioni per spiegare dinamiche e possibili conseguenze dell’uscita dell’Italia dal sistema Euro. Sylos Labini ha fatto notare che “uscire dall’Euro si può, ma nel frattempo non possiamo stare fermi perché prima di svolgere un referendum ci vorrebbero 3 anni oppure il tempo e le difficoltà di trovare una maggioranza parlamentare molto ampia”. Di qui, la proposta di Certificati di credito fiscale (Ccf) da usare al posto dell’Euro attraverso una grande concertazione tra sistema produttivo, istituzioni e cittadini anche perché, ha evidenziato l’esperto, “la moneta è tale quando qualcuno è disposto ad accettarla. I Ccf non sono titoli di debito, eviteremmo il ricatto dei mercati e avremmo capacità di manovra autonoma per finanziare una ripresa economica degna di questo nome – ha illustrato – Non aumentano il debito pubblico, formalmente rispettano le regole europee”.
Per il funzionamento dell’esperimento, ha rimarcato, “è fondamentale che le imprese accettino pagamenti con questi titoli, perché potranno pagare meno tasse. In questo modo si creerebbe una moneta parallela – ha proseguito Sylos Labini – Si può applicare anche in singoli Comuni, ho studiato il bilancio del Comune dell’Aquila e una parte dei titoli si potrebbe agganciare alle tasse comunali e diventare mezzo di pagamento per 40 milioni”.
A spiegare le possibili conseguenze buone e cattive dell’uscita dall’Euro è stato Lorenzo Esposito, funzionario della Banca d’Italia addetto alla vigilanza bancaria e finanziaria presso la sede di Milano, esperto di sistema bancario nazionale e internazionale e docente di Economia monetaria presso l’università Cattolica di Milano. “L’Euro è un tassello all’interno di un mosaico di politiche economiche che assieme hanno condotto alla difficile situazione di oggi: uscirne vuol dire cambiare politica economica che, nel medio termine, potrebbe garantire una crescita molto più rapida e armonica, in grado di superare i problemi che comunque saranno inevitabili – ha affermato – Il sistema bancario sarebbe al centro di questa riforma e lo Stato lo dovrebbe sostenere per evitare il dissesto, gli istituti di credito andrebbero nazionalizzati o capitalizzati a spese dello Stato”.
Per quanto riguarda importazioni ed esportazioni, “il tema fondamentale è che tornerebbe il rischio di cambio, ci sarebbe la necessità di ripristinare i meccanismi di controllo e coordinamento – ha aggiunto ancora, ipotizzando lo scenario – Per quanto riguarda gli asset reali, essenzialmente l’abitazione di proprietà, non cambierebbe niente perché la proprietà resterebbe tale e verrebbe semplicemente ridenominata in valore”.
Sugli asset finanziari, l’Italia ha una posizione finanziaria netta abbastanza positiva, “tradizionalmente è un Paese a elevato risparmio, bisogna vedere dov’è localizzato oggi da un punto di vista legale e che effetti avrebbe un’eventuale ridenominazione – ha proseguito – Negli ultimi anni il risparmio è fortemente concentrato, insomma si è risparmiato molto meno e l’intervento pubblico dovrebbe garantire le fasce di ricchezza piccola e media della popolazione, così che il cambio che non andasse a incidere sulla possibilità di consumo della gran parte delle persone”.
Abstract da News-Town.it
robyuankenobi
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