(WSC) Roma – Nella Lega qualcosa si muove. Dopo anni di dominio incontrastato da parte di Matteo Salvini, il terreno sotto i piedi del Capitano inizia a farsi scivoloso. Con Luca Zaia che sale alla ribalta e ruba la scena al capo e Giancarlo Giorgetti che, per la prima volta, si mette di traverso. Il rischio, per l’ex ministro dell’Interno, alla fine, è quello di trovarsi solo, sul trono ma con l’unica compagnia di consiglieri tanto inaffidabili quanto pittoreschi.
L’ultimo sondaggio di Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera è impietoso: 25,4%, quasi dieci punti in meno rispetto alle Europee del 2019 (34,3). Per questo motivo l’idea che frulla in questi giorni nella testa di Salvini per tentare di invertire la rotta è quella di tornare in gioco. Sparigliare. Ormai è chiaro, infatti, che si andrà a votare a scadenza naturale, nel 2023, magari dopo un grande election day da celebrare nel 2021. “Salvini non può permettersi una traversata nel deserto così lunga, quasi tre anni all’opposizione a cantare sempre la stessa canzone, che ha stufato e non gli frutta più nulla in termini di consensi. Anche se i sondaggi odierni sono dopati dall’emergenza Covid-19, Matteo rischia di arrivare alle urne spompato”, racconta un autorevole esponente della Lega.
Da qui nasce la consapevolezza, per il leader leghista, di tornare in gioco. Ma in che modo? L’idea è sempre quella di un esecutivo di unità nazionale per il post-emergenza, guidato da Conte oppure da un’altra personalità. Che poi è la stessa idea di Giorgetti (che vorrebbe Draghi). Così il leader leghista sta facendo recapitare ai suoi interlocutori nel Pd e nei 5 Stelle il messaggio di una disponibilità leghista in caso di esecutivo di unità nazionale, con Conte alla guida o, meglio ancora, senza. Messaggi giunti a destinazione che, per ora, vengono soppesati con perplessità. Più nel Pd che nei 5 Stelle. Dove, in fin dei conti, Salvini gode ancora della stima di Luigi Di Maio. E l’asse con cui Lega e 5 Stelle governano ancora insieme in Rai, senza far toccare palla al Pd, è lì a dimostrarlo.
Il disegno di Salvini ha però due ostacoli: lo stesso Conte, che vuole tenerlo il più lontano possibile, e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, poco incline all’interventismo, e che invece dovrebbe essere il deus ex machina di una simile operazione.
Tutto ciò servirebbe a Salvini anche a sminare i pericoli interni. Nel Carroccio, infatti, l’emergenza Covid ha “istituzionalizzato” tre correnti. Quella di Salvini, maggioritaria, composta dai fedelissimi che gli devono tutto. Quella di Giorgetti, composta quasi esclusivamente da se stesso ma dal grande peso specifico dacché è l’unico a parlare con i salotti buoni dell’impresa, della finanza e del mondo bancario, a cominciare da Draghi. E quella di Luca Zaia, l’astro nascente, il governatore che tutto il mondo ci invidia per come sta gestendo l’emergenza virus.
È lui che Salvini teme moltissimo, perché è con Zaia che inizia a far sponda tutto quel mondo autonomista che non ha mai digerito la svolta “nazionale”. Non è un caso che il leader in queste settimane si sia speso pancia a terra in difesa di Attilio Fontana, prestandogli pure il suo portavoce, e per Zaia nemmeno una parola. “Il governatore veneto avrebbe tutte le carte per lanciare un’Opa sulla Lega. È autonomista ed è amatissimo dal suo popolo. Ha l’identikit perfetto. La domanda è: lo farà?”, si chiede il nostro interlocutore. “Chi vuole spaccare la Lega si ricordi che fine ha fatto Tosi”, risponde Maurizio Belpietro ieri su La Verità, quasi per bocca del Capitano. Che ieri ha presentato una mozione di sfiducia per il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.
Nel frattempo, il 12 marzo sul web è sbarcata La (nuova) Padania, giornale online guidato dall’ex direttore della Padania cartacea (chiusa nel 2014), Stefania Piazzo. Tra i collaboratori Luigi Negri e Giancarlo Pagliarini. “Vogliamo riproporre lo spirito dei primordi: dare notizie ed essere irriverenti”, dice Piazzo. Che, con eleganza, bastona un po’ tutti, nessuno escluso: Salvini, Giorgetti, Fontana, Zaia.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
robyuan
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Io speriamo che me la cavo, anche se, pur facendo mio il motto di Francesco: A ragà, rispettate le regole, penso che a pagarne il conto saremo noi il giorno che, boia chi molla, molleremolo e anche molleromolo. Il virus è del ceppo undo cojo, cojo, però chi lo sa perchè mi sento una cosetta arretro….
Borsa in salita, io cassettista ormai sugno…
robyuan
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peter pan
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Comunque è un problema che non mi tocca, per me Berlusconi è ancora il più meglio migliore. E i figli sono anche più intelligenti di lui… si tengono lontani dalla politica.
robyuan
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