Come il ‘segreto di Pulcinella’ Luigi Di Maio sarà il candidato premier del Movimento 5 Stelle. Alle primarie interne per la scelta del prossimo leader, infatti, la scelta ricadrà inevitabilmente sul giovane napoletano, vice presidente della Camera, vista l’inconsistenza (non ce ne vogliano) degli sfidanti.
Oltre a Di Maio, infatti, a correre saranno la senatrice Elena Fattori e sei esponenti della politica locale (in gran parte ex consiglieri comunali) del Movimento: Vincenzo Cicchetti, Andrea Davide Frallicciardi, Domenico Ispirato, Gianmarco Novi, Nadia Piseddu e Marco Zordan. Figure sicuramente più deboli, ma che rendono la competizione se non proprio credibilissima, quantomeno non fasulla.
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A ravvivare la sfida però ci ha pensato lo scrittore Roberto Saviano, autore del best seller “Gomorra”, giornalista e autore tv, da anni sotto scorta dopo le minacce di morte ricevute dalla criminalità organizzata campana. In un post sul suo profilo Facebook, ammettendo di non essendo iscritto, ha annunciato la volontà di candidarsi alle primarie del M5S “anche per trarre il MoVimento dall’impaccio di una situazione patetica, per non dire bulgara”. Saviano ha spiegato di essersi ispirato e di voler omaggiare Marco Pannella, che “nel 2007 si candidò alle primarie del Pd, ma fu escluso perché non soddisfaceva i requisiti richiesti dal neonato Partito democratico” e ha esortato gli iscritti: “Votatemi”.
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Proprio dal Pd sono arrivati i primi attacchi. “Di Maio come Kim Jong-un”, ha ironizzato Giacomo Portas, “7 candidati come i nani di Biancaneve”, ha incalzato Gero Grassi e le risposte del M5S non si sono fatte attendere: “I giornali volevano delle primarie fiction, noi gli abbiamo dato la realtà. Questo fa il Movimento: dare l’opportunità a chiunque di farsi Stato ed occuparsi della cosa pubblica, è la democrazia diretta”.
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Comunque fa rumore che oltre ad Alessandro Di Battista, che ha confermato le anticipazioni di non voler correre, tra la delusione dei suoi fan, a disertare sono tutti gli ortodossi, in contrasto con la regola che dà al candidato premier il ruolo di capo politico sfilandolo a Grillo. L’ex comico, giunto la sera di lunedì 18 settembre a Roma anche per placare le tensioni interne, barricato in un hotel Forum assediato dai cronisti per tutto il giorno, ha anche organizzato una gag, legando due lenzuola e facendole scendere dalla finestra della sua camera, scimmiottando un’evasione.