«Dobbiamo essere realisti – dice Sergio Marchionne -. Le auto elettriche possono sembrare una meraviglia tecnologica, soprattutto per abbattere i livelli di emissioni nei centri urbani, ma si tratta di un’arma a doppio taglio». Il numero uno di Fiat Chrysler Automobiles parla da Rovereto, dove riceve la laurea honoris causa in ingegneria meccatronica. Davanti a professori e studenti dell’Università di Trento, come d’abitudine, non usa giri di parole. E diffida dal considerare tracciata la via del futuro. Se il problema del futuro è quello di ridurre le emissioni di anidride carbonica e dunque ridurre la dipendenza da petrolio, «non esiste una soluzione unica, né una formula magica per questo problema».
La sfida dell’auto elettrica non va certo ignorata, né Fca la ignora. Ma l’elettrico «va fatto con lungimiranza e realismo». In Fca, ricorda il top manager, «stiamo lavorando su tutte le diverse forme di auto elettrica: dagli ibridi leggeri a 48 volt, agli ibridi tradizionali, ai plug in, ai sistemi totalmente elettrici». Ma l’elettrico, fa notare Marchionne ha molti limiti. Economici, legati ai costi, all’autonomia, ai tempi di ricarica e alla rete di rifornimento. Ma anche per l’impatto ambientale. «Le emissioni di un’auto elettrica, quando l’energia è prodotta da combustibili fossili, nella migliore delle ipotesi sono equivalenti a un’auto a benzina» visto che a livello mondiale «due terzi dell’energia elettrica deriva da fonti fossili». Dove il carbone, il peggiore per le emissioni, pesa per circa il 40%.
Ma non c’è solo la sfida dell’elettrico. Di fronte a Fca e all’industria dell’auto c’è anche la sfida dell’auto senza guidatore. Alcune versioni di Fca a guida autonoma arriveranno «già nel 2018», annuncia Marchionne, con il marchio Maserati. Poi nel 2021 il livello 3 sarà di massa. Ma per il livello di guida autonoma completa, il 5, dove «non ci sarà più nemmeno il volante, «ci vorrà più tempo». Comunque per il settore la somma di elettrico più guida autonoma «provocherà un cambio di paradigma totale, che è destinato a cambiare il volto dei trasporti come lo abbiamo sempre inteso».
Per dire, «nel giro di qualche anno, il motore – che è una delle nostre competenze fondamentali -non sarà più un elemento distintivo». In campo scenderanno «nuovi attori» provenienti «da settori diversi». «La pressione – avverte Marchionne – sarà inesorabile, specie in un mondo conservatore e lento a reagire come quello dell’auto». A rimanere indenni, avverte l’ad di Fca, saranno «solo alcuni marchi, molto forti e altamente specializzati», come Alfa Romeo, Maserati, Jeep e Ferrari. «Ma nel mercato di massa il marchio non sarà più così importante».
Il cambiamento, osserva Marchionne, «sarà dirompente». Ma, aggiunge, «in Fca ci siamo allenati per tredici anni e mezzo, ogni giorno» e «abbiamo dimostrato di avere il coraggio per fronteggiare e superare le difficoltà». Nell’immediato Marchionne non alza i target per il 2017, ma solo per le incertezze sui cambi. «In circostanze normali direi di sì – risponde a chi gli chiede in merito a un possibile rialzo degli obiettivi per l’anno in corso – ma non faremo nulla a causa del cambio con l’euro». Il business, assicura, «è ok». Quanto allo scorporo di Magneti Marelli, farà parte del prossimo piano industriale che sarà presentato entro il primo semestre del 2018. «La Marelli ha un grandissimo ruolo da giocare – spiega -. Lo dobbiamo discutere con il consiglio, abbiamo avuto la settimana scorsa un primo dibattito in cda, credo che lo porteremo avanti nel 2018 e farà parte del piano che lanceremo l’anno prossimo». Una sua quotazione? «Sarebbe la cosa migliore», risponde.
Fonte: La Stampa
robyuan
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