(WSC) Roma – Tra dieci giorni si riunisce il Consiglio europeo per sciogliere il nodo delle risorse addizionali disponibili per affrontare la crisi sanitaria. L’Italia insiste per avere l’emissione di coronabond garantiti da tutti i paesi membri, una cosa che per il momento non potrà ottenere; tuttavia è evidente che l’istituzione del Fondo di investimento proposta dal governo francese apre la porta per sostanziosi investimenti comuni, che inevitabilmente dovranno trovare copertura attraverso l’emissione di titoli di debito comuni.
La Commissione sta valutando le possibilità di accrescere la sua capacità di indebitamento attraverso l’incremento delle risorse proprie del bilancio pluriennale. Sulla dimensione, le finalità e i modi del finanziamento di questo Fondo, il negoziato è aperto (se si evitano controproducenti nominalismi).
Anche la vicenda del Mes si è inutilmente avvitata, nel dibattito politico nazionale, in polemiche politiche esagerate.
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L’Eurogruppo ha già deciso, con il voto favorevole dell’Italia, che la condizionalità per l’utilizzo della linea precauzionale ‘aumentata’ – che potremmo tirare fino al 2% del nostro Pil (35,5 miliardi) – si limiterà all’impiego dei fondi per contrastare l’emergenza.
Si può chiedere, ancora, che la scadenza dei prestiti venga allungata fino a 30-40 anni e che il costo sia azzerato (ponendo il costo d’interesse per il Mes a carico del bilancio comunitario), rendendo l’onere di rimborso trascurabile.
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Tra questi fondi e quelli già nelle nostre disponibilità, ma non ancora spesi, a valere sui fondi di coesione e strutturali (oltre 20 miliardi, ora liberamente riprogrammabili), ce n’è abbastanza per coprire tutto il maggior fabbisogno pubblico fin qui annunciato (3 punti percentuali di Pil).
Mentre la Bei renderà disponibili maggiori fondi per investimenti e garanzie fino a 200 miliardi – con la quota italiana che potrebbe facilmente arrivare a 40 miliardi, se ci sbrighiamo a sviluppare i progetti necessari. Nell’insieme non siamo lontani da 100 miliardi di nuove risorse.
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Insomma, se si spegnessero le polemiche politiche esagerate, si dovrebbe riconoscere che il governo ha fin qui fatto un buon lavoro nel negoziato comunitario e si potrebbe puntare a chiudere con un impegno stringente sul nuovo Fondo di investimento e condizioni favorevoli per l’utilizzo del Mes. (Stefano Micossi)