- “Complessivamente le pensioni pagate all’estero nel 2016, in circa 160 Paesi, sia in regime di totalizzazione internazionale che in regime italiano, sono 373.265, per un importo di poco superiore a 1 miliardo di euro. La maggior parte delle pensioni pagate all’estero, ad esempio a giugno 2017, sono a fronte di periodi contributivi versati in Italia relativamente brevi, il 70% con contribuzione inferiore ai 3 anni, l’83% inferiore a 10 anni”. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, durante un’audizione davanti al Comitato per le questioni degli italiani all’estero del Senato.
Ai soggetti residenti all’estero, oltre ai trattamenti di tipo previdenziali, “vengono erogate anche prestazioni assistenziali”, come ad esempio la quattordicesima, “che sono tipicamente erogate dal paese di residenza. Questa è un’anomalia che alleggerisce i conti della protezione sociale di altri Paesi”, ha aggiunto, “perché noi dobbiamo agire diversamente da quanto fanno altri paesi che di solito forniscono assistenza solo ai residenti nel proprio paese?”.
Inps: il 63,4% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro
Inoltre, ha proseguito Boeri, “in questo modo, di fatto alleggeriamo i conti delle prestazioni sociali di altri Paesi”, mentre “l’Italia non è ancora dotata di un sistema assistenziale di base, adeguato e che sia universale”. Il presidente dell’Istituto nazionale di previdenza sociale ha poi voluto smentire una “fake news” che sta circolando, cioè che “ad un lavoratore migrante che arriva basterebbe chiedere la ricongiunzione familiare con più di 65 anni e 7 mesi perché questo possa fruire e godere dell’assegno sociale appena arrivato in Italia, ma per poter percepire questa prestazione sono necessari almeno 10 anni continuativi di residenza nel nostro Paese”.
Entrando nel dettaglio, Boeri ha anche rivelato che per le sole 14esime ai pensionati all’estero “in totale nel 2017 sono stati versati 35,6 milioni, incrementando di circa 20 milioni, una somma più che raddoppiata dunque, i pagamenti non contributivi. Non sono somme irrilevanti quelle che destiniamo a queste prestazioni assistenziali all’estero”. E “il maggior numero di beneficiari è presente in Europa, America settentrionale e America meridionale”, ha sottolineato l’economista.
Cesare58
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