L’unica maggioranza possibile, in un sistema proporzionale come quello attualmente in vigore in Italia dopo le bocciature del Porcellum e di una parte (consistente) dell’Italicum, sarebbe quella tra Movimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia, che in totale conquisterebbero 337 seggi e dunque la maggioranza necessaria a governare. Almeno alla Camera.
Lo dicono i numeri del sondaggio del lunedì di Emg Acqua per il TgLa7, che nell’edizione di lunedì 4 settembre conferma in testa il M5S con il 28,3% delle preferenze, in aumento dello 0,3 rispetto al 24 luglio scorso; seguito dal Pd al 26,6 (-0,1%), dalla Lega al 15,4 (+0,2), Forza Italia stabile al 12,8, Fdi-An al 5,1, Articolo 1-Mdp di Bersani e D’Alema al 2,9% (-0,5%), Altenativa popolare di Alfano al 2,4 (-0,1%) e Sinistra Italiana-Possibile al 2,1.
Facendo due calcoli, dunque, la coalizione di centrodestra arriverebbe al 33,3%, il Pd in una ipotetica, quanto impossibile, almeno al momento, alleanza con gli scissionisti e gli ex Sel si fermerebbe al 31,6 e Alfano diverrebbe utile solo a Renzi per prendere qualche seggio in più ma non utili a governare.
Per la legge dei numeri l’unico accordo che consentirebbe di raggiungere il numero di seggi giusto per avere i seggi di maggioranza, in base anche a un’assonanza delle politiche proposte, sarebbe appunto quella tra Movimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia-An: 48,8% e 337 seggi su 630 disponibili. Non ce la farebbe, invece, il Pd né con le sinistre e le autonomie (197 seggi), né con le sinistre, le autonomie e Alfano. E nemmeno se si sommassero i voti di Forza Italia. Allo stesso modo, dall’altra parte del campo, la coalizione Berlusconi-Salvini-Meloni, più altre sigle, non arriverebbe alla maggioranza.
Almeno alla Camera, perché al Senato il calcolo è su base regionale e la situazione si complicherebbe ulteriormente. Nessuno, infatti, raggiungerebbe un sufficiente numero di seggi per avere un minimo di margine di operatività.
È il proporzionale, bellezza. Proprio quello che serve ai piccoli per ingolfare il sistema democratico e non esserne esclusi. Proprio quello che temono le formazioni più grandi, che non avrebbero alcuno spazio di manovra. Gentiloni, Minniti, Monti e Berlusconi gongolano.