C’è una voce che gira, sempre più insistentemente, nei palazzi della politica romana. Alla domanda perché Renzi ce l’abbia così tanto con Ignazio Visco, in molti del gruppo politico vicino al segretario del Pd rispondono quasi con le stesse parole: “Abbiamo fermato l’Opa ostile della sinistra sinistra”.
E’ singolare come spiegazione, ma allo stesso tempo non si era mai vista, nella storia repubblicana, una mozione parlamentare del partito di maggioranza relativa, che esprime anche presidente del Consiglio e ministro dell’Economia, con cui ‘intima’ praticamente al governo di scegliere chiunque per la guida di Bankitalia, tranne il governatore attuale. E che il primo sponsor di questo atto parlamentare sia proprio il leader di quel partito.
Provando a capirci di più, ci siamo imbattuti in alcune confidenze da Transatlantico, nel silenzio del giovedì parlamentare, senza aula, senza voti e dunque quasi senza deputati o senatori. Eppure qualcuno c’era e aveva voglia di parlare.
In sostanza Visco, secondo quanto racconta chi dice di aver parlato con Renzi, negli ultimi mesi avrebbe stretto un patto di ferro con tutti quelli che stanno sulla trincea opposta al segretario dem. A partire dal duo Bersani-D’Alema (Articolo 1 Mdp) fino a Pier Carlo Padoan, il ministro dell’Economia che con l’ex premier non ha mai realmente legato, tant’è vero che sono più le volte in cui hanno avuto frizioni che quelle di calma.
Il governatore della Banca d’Italia, che certo non è esente da colpe, visto ciò che è accaduto in Italia negli ultimi 3 anni, dal suo osservatorio privilegiato avrebbe dovuto tirare nel ‘fango’ anche il precedente governo, incapace di mettere falle sufficientemente convincenti, sulla crisi del sistema bancario, e per questo a pagarne le spese sarebbero quei risparmiatori che ancora oggi hanno visto poco o addirittura nulla di tutto ciò che hanno perso, nonostante le roboanti promesse che fioccavano da Palazzo Chigi.
Ci sarebbe proprio questa tesi, nelle oltre 4mila pagine del famoso dossier di Visco, da consegnare alla Commissione di inchiesta sulle banche alla prima audizione. Ma in politica chi gioca d’anticipo fa due mosse in più dell’avversario, ecco dunque spiegato il perché Renzi abbia forzato così tanto la mano con la durissima mozione Pd approvata in settimana.
In poche parole, il ragionamento del segretario dem sarebbe stato pressappoco questo: ‘prima che Visco mi addossi tutte le colpe, io giro la lama del coltello verso di lui’. Peccato, però, che Renzi alla fine potrebbe rendersi conto di aver commesso un clamoroso autogol, visto che in (involontaria) difesa del governatore di Bankitalia si sono ritrovati anche M5S, Sinistra Italiana e Forza Italia. Anche se si sono infilati in un cul de sac, ormai non possono più ritrattare o perderebbero faccia e credibilità.
Ma c’è anche un’altra voce che circola nei palazzi. In quelle 4mila pagine di dossier, una parte estremamente consistente riguarderebbe i casi del Monte dei Paschi di Siena, ma soprattutto Banca Etruria. La stessa dove lavorava il papà della sottosegretaria e fedelissima di Renzi, Maria Elena Boschi.
Un altro motivo in più, per Renzi, per giocare d’anticipo. Perché come recita il vecchio adagio, la miglior difesa è l’attacco. E stavolta la posta in palio non è una partita di calcio, ma forse l’intero campionato della politica italiana.
Consuelo
870 commenti
popolarità 1273
Il tutto a rappresentare una sarabanda enorme (un ingorgo, per l’appunto) e per arrivare ad un finale già scritto: i politici in questione verranno rieletti, i banchieri non andranno in galera, i manager degli Istituti che dovevano vigilare, forse passeranno la mano (ma forse no) per esercitare il loro ruolo da qualche altra parte, e gli unici che rimarranno con le pezze attaccate alle terga saranno i cittadini.
http://blog.ilgiornale.it/iannone/2017/10/20/sulle-banche-un-finto-duello/