Paul Krugman, noto economista e opinionista del New York Times, ha pubblicato il suo ultimo editoriale, riflettendo sui cambiamenti avvenuti negli ultimi 25 anni dalla sua prima pubblicazione nel gennaio 2000. Sebbene si ritiri dal NYT, Krugman continuerà a esprimere le sue opinioni in altri contesti.
Riflessioni sul passato
Krugman inizia la sua riflessione notando l’ottimismo che caratterizzava gli Stati Uniti e gran parte del mondo occidentale all’inizio degli anni 2000. All’epoca, i sondaggi mostrano un alto livello di soddisfazione tra gli americani, che sembravano fiduciosi nel futuro. Tuttavia, questo ottimismo è stato gradualmente sostituito da sentimenti di rabbia e risentimento, non solo tra i lavoratori tradizionali ma anche tra i miliardari che si sentono poco apprezzati.
Cause della perdita di fiducia
Krugman attribuisce il deterioramento dell’ottimismo a un crollo della fiducia nelle élite. La popolazione ha cominciato a dubitare della competenza e dell’integrità di coloro che governano. Questo cambiamento è evidente nella reazione pubblica contro l’invasione dell’Iraq nel 2003 e nella crisi finanziaria del 2008, che ha minato ulteriormente la fiducia nei governi e nelle istituzioni finanziarie. Anche i miliardari della tecnologia, un tempo visti come eroi, ora affrontano una crescente disillusione.
La rabbia contro le Élite
Krugman osserva che la rabbia attuale non è solo rivolta verso i politici ma anche verso le élite economiche. Dopo la crisi del 2008, molti dei leader finanziari non hanno mostrato contrizione per il loro ruolo nella crisi, alimentando ulteriormente il risentimento pubblico. Oggi, i miliardari della tecnologia stanno adottando posizioni politiche di destra, ma Krugman avverte che non dovremmo attribuire questa trasformazione ai liberali “politicamente corretti”, bensì alla loro reazione al cambiamento dell’opinione pubblica.
Verso un Futuro Migliore
Nonostante il clima attuale di risentimento e sfiducia, Krugman esprime una certa speranza per il futuro. Crede che, sebbene il risentimento possa portare al potere persone inadeguate, alla lunga non riusciranno a mantenere il loro posto. La popolazione potrebbe iniziare a riconoscere che molti politici critici nei confronti delle élite sono essi stessi parte di quelle élite e potrebbero chiedere loro conto delle promesse non mantenute.
Conclusione
Krugman conclude la sua riflessione sottolineando che potremmo non recuperare mai completamente la fiducia nelle nostre istituzioni e nei nostri leader come in passato. Tuttavia, se ci opporremo alla “kakistocrazia” — governo dei peggiori — emergente, potremmo trovare la strada verso un futuro migliore. La sua ultima colonna rappresenta quindi una sintesi del suo pensiero critico e della sua visione per una società più giusta e responsabile.