Si era giocato la campagna elettorale su due slogan e messaggi forti per le masse popolari che gli hanno fatto conquistare la Casa Bianca: “costruire il muro col Messico” e “abolire e rimpiazzare la ObamaCare”. Oggi Donald Trump ha capito – nella sua ignoranza del meccanismo democratico, piccolo ras del business che pensa di poter fare e disfare a gogo – che governare e’ molto piu’ complicato che sparare slogan di pura presa mediatica basati su menzogne, per cui ha subito la sua prima sonora clamorosa storica sconfitta: oltre 30 repubblicani gli hanno fatto mancare i voti alla Camera, per cui la sua riforma sanitaria, scritta in modo pedestre e affrettato, la TrumpCare, non e’ passata e probabilmente non vedra’ mai la luce. Costava cifre enormi, dava sconti alle tasse ai super-ricchi, avrebbe fatto perdere la copertura sanitaria a 24 milioni di americani: un obbrobrio. I deputati del Freedom Caucus, la fazione formalmente conosciuta come Tea Party, cioe’ i repubblicani fiscalmente piu’ conservatori, hanno detto no a Trump.
Resta quindi in vigore l’Affordable Care Act fatto approvare dal Congresso 7 anni fa da Barack Obama, la cui richiesta di abolizione era stato il tormentone elettorale e caposaldo d’attacco della Casa Bianca trumpiana. Nei primi 65 giorni di governo nessun provvedimento legislativo dell’amministrazione Trump e’ stato approvato dal nuovo Congresso post-elezioni. Un flop su tutta la linea per l’Apprentice in Chief, che da’ il tono di questa presidenza e non lascia presagire nulla di buono.
I famosi “primi 100 giorni” si stanno rivelando (come ampiamente previsto) fallimentari, con il tasso di approvazione del presidente al 37% (Gallup) il minimo storico da quando esistono i sondaggi. Anche il bando anti-musulmani deciso da Trump via ‘ordine esecutivo’ e’ bloccato (pure nella seconda versione) da vari giudici federali in quanto giudicato anti-costituzionale; e del muro col Messico, ovviamente, nemmeno l’ombra. Senza parlare degli investimenti in infrastutture: non ci sono i soldi.
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Marcia indietro di Donald Trump sulla riforma sanitaria che avrebbe dovuto sostituire l’Obamacare. I repubblicani, a corto di voti alla Camera Usa, hanno ritirato il loro disegno di legge per la riforma. A chiedere il ritiro è stato direttamente il presidente.
Cancellato il previsto voto della Camera
Il voto previsto stasera alla Camera dei rappresentanti è stato dunque annullato. Poche ore prima, il presidente della Camera, il repubblicano Paul Ryan, era andato alla Casa Bianca per avvisare Trump che, a causa dei numerosi dissidenti interni al partito, il progetto di legge per rimpiazzare la copertura sanitaria voluta da Barack Obama non avrebbe avuto i voti sufficienti per essere approvata.
Andare comunque al voto, come aveva tentato di fare Trump negoziando fino all’ultimo con i deputati repubblicani, avrebbe portato alla prima sconfitta parlamentare per il presidente degli Stati Uniti. Secondo fonti del Congresso, Ryan ha infine chiamato Trump mezz’ora prima del voto e il presidente gli ha chiesto di ritirare il disegno di legge.
Trump: l’Obamacare esploderà. Ora avanti con il taglio delle tasse
“Ora avanti sulle tasse. E quando l’Obamacare esploderà allora forse i democratici apriranno a un accordo”. Così Donald Trump ha commentato, parlando con il Washington Post e il New York Times, la decisione di cancellare il voto sulla riforma sanitaria e di ritirare il provvedimento. Poi, in conferenza stampa alla Casa Bianca, il presidente ha spiegato: il progetto di legge “era molto vicino all’approvazione, era una legge ottima. Sono deluso, ma la prossima volta faremo meglio”.
Ryan: giorno triste per il partito. Dovremo tenerci l’Obamacare
Per i repubblicani “è un giorno triste” ma “non è la fine”, ha invece commentato Ryan. “Per l’immediato futuro dovremo tenerci l’Obamacare”, ha aggiunto il presidente della Camera. Diametralmente opposto il commento della leader dei democratici alla Camera Usa, Nancy Pelosi: “Oggi è un grande giorno per il nostro Paese, è una vittoria per il popolo americano”, ha detto in conferenza stampa.
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Mentre la caccia ai voti procede frenetica, lo speaker della Camera, Paula Ryan, è stato costretto a comunicare a Trump che non ci sono i voti sufficienti per far passare il provvedimento messo a punto per superare la riforma, riferiscono media Usa.
La defezione di parte dei Repubblicani fa seguito alla decisione di Trump di interrompere i negoziati per guadagnare maggiore consenso all’interno del suo partito. Il presidente ha lanciato ieri un ultimatum ai dissidenti: sostenere il provvedimento da lui sostenuto o tenersi l’Obamacare.
“Vedremo come andrà”, ha commentato Trump alla Casa Bianca spiegando che Ryan non rischia il posto, a prescindere da come andrà,
Il voto è fissato comunque per le 15,30 (21,30 italiane) di oggi.
La riforma votata durante la presidenza Obama consente, in un sistema sanitario prevalentemente privato, di ampliare la copertura sanitaria offerta ai cittadini statunitensi.
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Lo speaker della Camera Paul Ryan è arrivato alla Casa Bianca per aggiornare il presidente Donald Trump sul voto previsto oggi alla Camera sulla proposta di riforma sanitaria pensata per abrograre e sostituire l’Obamacare. Secondo quanto si vocifera al Campidoglio, i leader del partito repubblicano non credono di avere i voti necessari per l’approvazione del disegno di legge.
Gli scenari Secondo il sito The Hill, 34 deputati del Gop sono ancora pronti a votare “no”. Stando al Washington Post, i ribelli sono 33. Ryan e Trump possono permettersi soltanto 21 dissidenti. Nonostante dallo Studio Ovale abbia detto che secondo lui Ryan dovrebbe mantenere il suo incarico anche in caso di sconfitta, Trump starebbe mettendo a punto un piano B, che per il suo portavoce Sean Spicer soltanto mercoledì non esisteva (era ottimista sul fatto che avrebbe vinto il “sì”, come d’altra ieri quando invece il voto è slittato a oggi).
Stando a Bloomberg, il presidente vorrebbe puntare il dito contro lo Speaker della Camera per la sua prima sconfitta legislativa. D’altra parte durante la campagna elettorale Ryan aveva resistito non poco prima di schierarsi dalla parte del miliardario di New York. E nel caso in cui servisse una seconda vittima sacrificale, lo stratega Steven Bannon potrebbe chiedere la testa di Reince Priebus, il capo di gabinetto della Casa Bianca.
“Non si può forzare voto, non è dittatura” Trump è convinto di aver fatto tutto quello che poteva per l’approvazione della riforma sanitaria repubblicana ma “non si può costringere la gente a votare, non è una dittatura”: lo ha detto il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer.
ronin
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Pensavate Sul Serio che “The Donald” Cercasse la Distensione con Putin?
Di FunnyKing
https://www.rischiocalcolato.it/2017/03/pensavate-sul-serio-the-donald-cercasse-la-distensione-putin.html
Tanto per ribadire che gli americani hanno scelto solo il meno peggio fra due merde:
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Ciò che mi ha sconcertato e che ancora mi fa sbellicare dal ridere è che ci siano ancora persone che pensano che la così detta democrazia americana sia capace di esprimere niente di più di un burattino in mano a complessi industriali e finanziari.
belfagor
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ronin
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“La cospirazione contro il Presidente Trump”
DI PAUL CRAIG ROBERTS
https://comedonchisciotte.org/la-cospirazione-contro-il-presidente-trump/
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Nakatomy
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Trump – la riforma voluta da Barack Obama, resta in vigore, quando l’Obamacare esploderà allora forse i democratici apriranno su un accordo.
Questa la risposta giusta – Redazione Italia :))))))))