di Romeo Orlandi
(WSC) ROMA – La prima valutazione del ritiro cinese è probabilmente giusta: Pechino non vuole essere umiliata, sa di essere avviata alla sconfitta e dunque decide di non scendere in campo.
Succede al WTO come nella vita: si lascia per non essere lasciati.
Tuttavia è presto per ritenere conclusa la partita commerciale. E’ molto probabile che siamo alla fine del primo tempo.
Inoltre, per i China basher è opportuno rimettere lo champagne in frigo, o almeno farlo gelare ancora un po’ prima di stapparlo.
Certamente l’unità di Washington e Bruxelles, miracolosamente ritrovata, avrà altri banchi di prova.
Gli stessi dazi oggi imposti alla Cina – con il sigillo prevedibile del diritto – possono essere imposti all’UE.
Il WTO non esce certamente guarito da questa decisione e verosimilmente i fondi concessi da Washington saranno sempre misurati. Infine, è possibile un incrudimento delle relazioni europee con Pechino.
Le conseguenze si stagliano serie e importanti.
Siamo ovviamente nel campo delle ipotesi, ma potrebbero cadere le remore cinesi a dare fiato all’intervento pubblico, a imporre misure all’export europeo, a rivolgersi verso altri fornitori.
Se non si è “economia di mercato”, le mani sono libere per comportarsi di conseguenza.