Dopo la pubblicazione dell’articolo Economia: arriva una nuova Grande Depressione, peggio degli anni ’30 abbiamo ricevuto diverse email, whatsapp e twitter con commenti a caldo abbastanza equamente divisi tra chi, tra i lettori, condivide il senso di urgenza e la gravità della crisi economica e sociale causata dal Coronavirus, un drammatico scenario che l’Italia e molti altri paesi dovranno affrontare nel 2020, e chi ritiene invece che alcune previsioni e stime siano troppo pessimistiche. Tra i tanti, abbiamo scelto il commento di un amico imprenditore milanese alla guida di un’azienda metalmeccanica in Brianza con 100 anni di vita. Ecco l’email dell’Ingegnere Carlo Garbagnati, Presidente e CEO di Regina Catene Calibrate SpA. Il testo non è editato e rispecchia il pensiero e lo stile di un uomo d’impresa. (luca ciarrocca):
Caro Luca,
il tuo articolo tocca più punti. Il primo esamina la situazione, nulla da eccepire.
Per quanto riguarda la frase: “nei primi giorni dello ‘stare a casa’, molti non avevano capito quanto devastante fosse la crisi, in mezzo mondo, per il congelamento delle attività produttive fondamentali” posso dirti che alcuni lo avevano e lo hanno capito.
Due giorni fa fa scrivevo a un politico, in merito all’approccio burocratico di una Prefettura:
“Il fatto è che non hanno ancora capito che con questa situazione dovremo convivere ancora per un bel pezzo. Che le aziende dovranno per forza organizzarsi a lavorare con gente che improvvisamente andrà messa in quarantena ed altri che invece usciranno dalla quarantena per venire a lavorare. Si illudono forse che al 3 di aprile si torni tutti a lavorare come nulla fosse stato? Al 3 di aprile bisognerà decidere se continuare con la chiusura totale oppure aprire. Ma necessariamente, se apertura sarà, sarà una riapertura per gradi con protocolli sanitari, all’interno delle aziende, molto rigidi, simili a quelli che già abbiamo in essere oggi. E così per i supermercati e altri punti vendita. E allora, cosa dovremmo fare, mandare settimanalmente copia degli ordini in Prefettura?
D’altra parte basta vedere cosa hanno fatto in Cina. La nostra azienda cinese, che pure non ha avuto neppure un caso di Covid-19, ancora oggi, a distanza di 2 mesi dall’inizio della messa in pratica dei protocolli sanitari rigidi, non gira ancora a organico completo. Dovrebbero rendersi conto che chi va oggi in azienda, operaio o manager che sia, combatte per il paese, per tenere in piedi i fondamentali, e non ci va certamente per fare soldi. Facile sedersi ed aspettare gli aiuti di stato. Nel frattempo i clienti avranno trovato altre fonti e il paese soffrirà ancora di più. Durante la guerra c’era chi combatteva al fronte ma pure chi a casa lavorava per supportare lo sforzo bellico”.
Quindi concordo con te, e la tua visione della situazione non è apocalittica, ma, per me, è realistica.
Poi fai un’analisi finanziaria:
“Per cominciare, c’è il crash devastante dei bond, di cui parlano solo i tecnici: il valore delle obbligazioni globali è precipitato”.
Condivido, ma non parli di inflazione che io invece penso ci sarà e sarà pesante, con tutto quanto ne consegue, non ultimo il fatto che ciò giustificherebbe anche il dare oggi liquidità alle persone che tanto si ritroverebbero con un debito inflazionato da ripagare.
Dire questo è, con altre parole, quanto sostieni tu e cioè che il sistema collasserà e quindi sarebbe utile che alcuni governi iniziassero a ragionare in questa ottica, da subito, senza cercare di salvare dei fondamentali che non esisteranno più. Più che alla Grande Depressione del ’29 paragonerei l’attuale crisi a quella che c’era in Europa o in Giappone dopo l’ultima guerra, solo che stavolta non ci sono le potenze vincitrici ad aiutarci.
Dovremo ripartire tutti assieme, avendo trovato una qualche forma per azzerare la riconciliazione dei debiti pregressi. Non sarà pensabile che i debiti pregressi possano essere pagati senza una qualche forma di facilitazione. O se lo saranno verranno pagati con moneta inflazionata, che poi è come non pagarli.
Io la vedo così, comunque complimenti per l’articolo che condivido e non trovo affatto apocalittico, ma, come detto, realistico.
Carlo Garbagnati