Giustizia distributiva ed eguaglianza, quanti errori filosofici

Le edizioni Asino d’oro pubblicano una raccolta di saggi di Gerald Allan Cohen, autore con due stelle polari: Karl Marx e John Rawls.

Il vero grande problema della filosofia politica è costituito, secondo John Rawls, non dalla ricerca del bene comune, ma da un’adeguata nozione di giustizia e da un’altrettanto adeguata procedura per comprendere come le nostre istituzioni possono essere più giuste.

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Gerald Allan Cohen, “Jerry” per amici e colleghi, era titolare della prestigiosa Chichele Chair di Social and Political Theory a Oxford (dove era succeduto a Isaiah Berlin). Canadese, figlio di immigrati russi, ebreo e socialista, Cohen era un personaggio anomalo nel panorama della filosofia politica anglo-americana usualmente dominato dal main stream liberal.

Bene hanno fatto così le edizioni Asino d’oro a pubblicare in italiano questa sua raccolta di saggi intitolata Per l’eguaglianza e la giustizia (originale inglese Harvard University Press con il titolo Rescuing Justice and Equality, ma lo stesso Cohen riconosce che per lui l’eguaglianza viene prima della giustizia e quindi bene ha avuto ragione il traduttore a invertire l’ordine delle due parole).

Due sono state le stelle polari di Cohen, Karl Marx e John Rawls. Su Marx, Cohen ha scritto un libro importante Karl Marx’s Theory of History, A Defense (1978). In questo libro, Cohen mostra la validità di alcuni assunti politici di Marx pur rifiutandone la dialettica di matrice hegeliana. Interessante in particolare resta la ricostruzione analitica del materialismo storico, che darà la stura alla nascita di un “marxismo analitico” che vedrà tra i suoi autori più significativi Roemer e Elster.

Su Rawls, Cohen ha scritto molto, non lesinando critiche anche aspre ma riconoscendo il valore straordinario della sua opera. Due sono gli aspetti della dottrina di Rawls che Cohen critica con maggiore convinzione e assiduità. Il primo è di sostanza, il secondo di metodo.

Dal punto di vista teorico, Cohen non è d’accordo con il principio di differenza di Rawls, cioè con il nucleo centrale della sua teoria della giustizia distributiva. Questo principio è egualitario ma al tempo stesso lascia ampio spazio all’ineguaglianza. La ragione a favore dell’ineguaglianza è vista da Rawls, seguendo i dettami dell’economia classica, nella necessità di offrire incentivi economici a quanti – essendo dotati di talento – sono in grado di contribuire più della media al prodotto sociale.

Costoro, si ritiene, senza incentivi non si darebbero da fare più dello stretto necessario. Cohen rifiuta questa tesi standard. Vede al suo interno una tensione: senza un ethos egualitario – a parer suo – non si può convintamente difendere l’eguaglianza politica.

La seconda obiezione è, invece, di natura meta-etica, e riguarda la natura stessa del concetto di giustizia. Da questo punto di vista, Cohen critica il costruttivismo rawlsiano, che giudica in qualche modo troppo ambizioso, in nome delle nostre intuizioni etico-politiche. Volendo ridurre tutto al minimo, si potrebbe anche dire che la prima critica, quella di sostanza, dipende dal fatto che Cohen è socialista e non liberale, e la seconda, quella di metodo, dal fatto che è (accademicamente) inglese e non americano.

Quello che è certo, però, è che ci troviamo di fronte a un libro serio e ben argomentato, ancorché difficile, che fa riflettere sui destini del socialismo in un’età di crisi.

Gerald Allan Cohen, Per l’eguaglianza e la giustizia , L’asino d’oro, Roma, pagg. 520, € 25

di Sebastiano Maffettone
Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Il Sole 24 Ore 

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