Niente dimostra il livello di estremismo su cui si sta spingendo l’amministrazione Trump, con grandi rischi collaterali per il mondo intero, quanto la terrificante dichiarazione della Casa Bianca sugli attacchi terroristici dello Stato Islamico a Teheran di qualche giorno fa, che integralmente recita: “Preghiamo per le vittime innocenti degli attacchi terroristici in Iran e per il popolo iraniano che attraversa tempi così impegnativi. Noi sottolineiamo che gli Stati che sponsorizzano il terrorismo rischiano di essere vittime del male che promuovono”.
Basta ridurre a 140 caratteri il testo aggiungendo alcuni punti esclamativi, e la dichiarazione si legge quasi come uno di quei farneticanti Tweets trumpiani, impulsivi e ignoranti, scritti all’alba o la sera tardi davanti alla TV.
È ancora più inquietante il fatto che questa fosse invece una dichiarazione ufficiale della Casa Bianca, rilasciata dall’ufficio stampa. Riflette certo la psicologia dell’inquilino dello Studio Ovale, ma come se i dati di fatto relativi alla politica estera degli Stati Uniti verso l’Iran siano una funzione non solo degli impulsi di pancia di Donald Trump – uno che ha tre idee in testa e tutte sbagliate – ma anche i rancori personali rinvenibili altrove agli alti livelli della sua amministrazione (tanto per capirci, Steve Bannon, il populista nazionalista consulente strategico n.1 della Casa Bianca).
In sostanza l’amministrazione Usa attuale segue un impulso primario che ha lo scopo di fare l’esatto contrario di qualsiasi cosa abbia fatto negli otto anni precedenti Barack Obama, che ovviamente aveva posto le basi per “sdoganare” Teheran tramite l’ottimo accordo sul nucleare, costruendo politiche di sicurezza estera e nazionale con una visione strategica per gli assetti del Medio Oriente.
Invece la frase “gli Stati che sponsorizzano il terrorismo rischiano di essere vittime del male che promuovono”, cozza in modo clamoroso con l’intera storia dell’IS e su come l’Iran sia stato un nemico importante, non un sostenitore, di questo gruppo di terroristi islamici – tutti sunniti, mentre l’Iran è sciita – e di simili marchi del terrorismo.
Ma l’insensatezza e l’ignoranza della dichiarazione della Casa Bianca hanno implicazioni che vanno ben oltre la politica estera americana verso l’Iran. Basta immaginare quale sarebbe la reazione se una dichiarazione simile fosse stata fatta da qualsiasi altro governo in risposta ad un attacco terroristico da parte di qualsiasi gruppo contro qualsiasi altro paese. Basta poi ricordare che l’Iran rispose con grande responsabilità, compassione e supporto dopo l’attacco terroristico più grave compiuto contro gli Stati Uniti, il crollo delle Torri Gemelle a New York l’11 settembre 2001.
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Poi eccoci con Donald Trump alla Casa Bianca, che predica un messaggio non di ravvicinamento e riconciliazione, non della necessità per i paesi che vivono nella stessa zona di dover convivere appunto nel Medio Oriente, ma invece arriva all’improvviso tumultuoso e irrazionale un messaggio di militanza, ostilità e isolamento.
Trump ha fatto appello e risvegliato tutte le inclinazioni peggiori e più ‘parrocchiali’ e di parte, dei sauditi e degli altri. L’Arabia Saudita ha blandito il narcisista presidente americano con quattro moine, udienza al palazzo reale, e oro ovunque come alla Trump Tower (il gusto pacchiano li accomuna). E la casa di Saud ha ripreso il rapporto privilegiato con l’America dei petrodollari che furono e che ora languono. La mossa guidata dal Re Saudita contro il Qatar, potenza energetica fortissima nel gas naturale, non è stata in effetti avviata da Trump, ma è stata incoraggiata da lui con il suo viaggio a Riad (e non solo perché si è vantato di esserne l’artefice via solito Tweet), con il suo mix di giudizi tagliati con l’accetta anti-iraniani, con i toni da crociata da confraternita anti-musulmana che ricordano la musica che Trump aveva cantato durante la campagna elettorale. Infine non solo l’Iran è alleato del Qatar, ma anche la Russia lo è. Il che dice tutto sull’inconsistenza e avventatezza del trumpismo applicato ai rapporti internazionali.
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Ma non è un caso che il passo contro Doha sia stato fatto adesso. Nella minuscola prospettiva mentale di Donald Trump, che non va al di la’ di binomi concettuali da quarta elementare, i semplici conflitti e le diatribe di bene e di male, di vincitori e vinti – fatti come questi che portano ad un effettivo e pericoloso isolamento dell’Iran (alleato del Qatar e di Putin) appena due anni dopo lo ‘sdoganamento’ di Teheran operato da Obama, per dare ruole e soddisfazione alla vera potenza politica regionale, causano sul campo problemi collaterali enormi.
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Perché la realtà è molto più complicata e in movimento di quella banale in stile twitter percepita e trasmessa al mondo dal presidente americano, e la sua risposta naturale è quella di semplificare ancora di più e restringere ulteriormente al minimo i binomi io/noi, io genio/voi idioti, America Grande/musulmani incivili.
Trump telefona al Re saudita, hacker russi dietro alle news sul Qatar?
Qualche cosa del genere sta avvenendo oggi nella politica estera degli Stati Uniti nel Golfo Persico.
C’è un parallelo poi su come Trump risponde alle sfide a livello internazionale e a quelle all’interno della sua amministrazione, ovvero sempre restringendo il ‘cerchio magico’ dei fedelissimi intorno a lui (tra poco gli rimarra’ solo la figlia Ivanka – anche il generale Mattis al Pentagono, McMaster al National Security Council e Tex Tillerson al dipartimento di Stato gli hanno detto chiaramente che ha fatto una stupidaggine). Come? Demotivando, mobbizzando o licenziando quelli che aveva lodato fino a poco prima, i collaboratori che dimostrano di non volersi più adattare alla sua semplice visione di uomo dalle concezioni binarie elementari.
Se il Qatar, nonostante sia sede della maggiore base militare americana nel Golfo, forte di 11.000 uomini, centinaia di mezzi e aerei, deve andare nella stessa direzione di Michael Flynn e di decine di altri personaggi dell’amministrazione, licenziati, spostati altrove o allontanati, allora, secondo Trump, così sia.
Consuelo
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L’attuale caos che consuma Siria e Iraq, e in misura minore la Turchia sudorientale, è il risultato diretto degli Stati Uniti che tentano di assicurarsi una base operativa per lanciare una guerra per procura direttamente contro l’Iran. Nel documento del 2009 della Brookings Institution intitolato “Quale percorso per la Persia? Opzioni per una nuova strategia americana verso l’Iran”, l’uso dell’organizzazione terroristica Mujahedin-e Khalq (MEK) per far esplodere l’insurrezione armata come avvenuto in Siria, veniva discusso in dettaglio. La relazione dichiarava espressamente: “Gli Stati Uniti potrebbero anche tentare di promuovere gruppi esteri d’opposizione iraniani fornendogli il sostegno per passare all’insurrezione piena e persino sconfiggere militarmente le forze del regime clericale. Gli Stati Uniti potrebbero collaborare con gruppi come il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (NCRI) e la sua ala militare Mujahedin-e Khalq (MeK), aiutandone migliaia che, sotto il regime di Sadam Husayn, furono armati e condussero operazioni di guerriglia e terroristiche contro il regime clericale. Anche se il NCRI è oggi disarmato, potrebbe esserlo rapidamente”
https://aurorasito.wordpress.com/2017/06/11/teheran-e-da-sempre-obiettivo-degli-usa-e-quindi-dello-stato-islamico/
Consuelo
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Il governo del Qatar ha assunto l’ex procuratore generale degli Stati Uniti durante la presidenza di George W. Bush dal 2001 al 2005 John Ashcroft per difendersi dalle accuse sul sostegno al terrorismo del presidente americano Donald Trump e dei suoi alleati arabi.
Qatar will pay the Ashcroft Law Firm $2.5 million for a 90-day period as the country seeks to confirm its efforts to fight global terrorism and comply with financial regulations including U.S. Treasury rules, according to a Foreign Agents Registration Act, or FARA, filing on Friday with the Justice Department.
http://www.reuters.com/article/us-gulf-qatar-ashcroft-idUSKBN1910T6
Mulder
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Che Trump faccia solo cose sbalgiate e’ solo un punto di vista. Ha appena sistemato la Lobby Climatica, di Parigi facendo tacere i media, con l’appoggio di vari scienziati, come Zichichi…
Perche’ sia contro l’Iran chi puo’ dirlo, anche se e’ una tradizione di Washington, interrotta solo da Obama, ma parzialmente. Chi urla contro la gravita’ della sua campagna, accettava invece di buon grado gli assalti Bellicosi di Hitlery che gridava: Io Presidente…guerra a Iran e Siria ! Nessuna condanna allora.. quando e’ certo che avrebbe mantenuto la folle promessa.
Ora in effetti, osserviamo la realta’: Trump ha un bilancio da rattoppare alla svelta, e si e’ portato a casa $130 mld con la vendita di armi ai Sauditi; ben poche le critiche..anzi..!! Poi, per assecondare i Sauditi, sdogana l’anatema contro il Qatar.
Possibile che alla Casa Bianca siano tutti ignoranti e nessuno sappia della Base Americana, in Qatar di Al Udeid, da cui partono ogni ora i bombardieri che fingono di colpire l’Isis , la piu’ grande in M.O. dove c’e’ pure il Q.G. delle forze nglesi e della squadriglia 83 della Raf, quella che bombarda ogni settimana la popolazione Civile nello Yemen..?
Possibile che nessuno abbia previsto la reazione di Erdogan, grande amico del Qatar che vuole inviare 5.000 uomini e vari aiuti militari ? Senza contare l’IRAN a due passi..
Nessuno ha previsto la reazione del Pakistan che minaccia di inviare 20.000 uomini in aiuto ? Dov’e’ l’intelligence americana?? Tutti scemi come Trump?? No di certo..
Io credo invece che Trump non voglia guerre con nessuno, ma e’ comunque riuscito a vendere armi ai Sauditi, e nel comtempo creare un Blocco Anti-Saudita dove e’ Ryad ad essere Isolata, col risultato di accontentare i bilanci, le Lobby senza colpo ferire. Sarebbe un colpo di genio, altro che’ ignorante.
Il futuro ci dira’ chi ha ragione…ma le cose sono senz’altro molto piu’ complesse.