di Paolo Mazzanti
(WSC) ROMA – Sono sei gli scenari della crisi virtuale, chiamata “verifica”, che si è aperta con l’attacco di Renzi a Conte per la task force sul Recovery Fund, e che si concluderà dopo l’approvazione della legge di bilancio, il cui voto finale è previsto per il 28 o 29 dicembre.
Il premier sta cercando di pilotare la verifica verso un esito minimalista: un mini rimpasto, magari con la nomina di un sottosegretario a Palazzo Chigi o un ministro al Recovery, la sostituzione di un paio di ministri di seconda fascia e l’inserimento della task force di manager ed esperti in un organismo istituzionale, magari nel Cipe, appena ribattezzato Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), che sta a Palazzo Chigi ma a cui partecipano tutti i ministri di spesa. Questa soluzione non prevederebbe una crisi formale e una nuova fiducia.
La seconda ipotesi è un rimpasto più sostenuto, magari l’inserimento di due o tre vicepremier (Zingaretti o Orlando per il Pd, Di Maio per il M5S e magari Renzi per Iv) e la sostituzione di alcuni ministri anche di prima fascia. Questa soluzione richiederebbe la crisi formale, una nuova fiducia in Parlamento al Conte ter e un obbiettivo ridimensionamento del premier.
La terza ipotesi è il mantenimento dell’attuale maggioranza, ma con un premier diverso (Di Maio, Franceschini, Guerini?) e c’è da giurare che Conte venderebbe cara la pelle, minacciando di fare un proprio partito che toglierebbe voti a Pd e M5S, partendo da nuovi gruppi parlamentari (con esponenti del Misto, ex grillini e magari anche esponenti di centro) di sua fiducia.
La quarta ipotesi sarebbe invece un cambio di maggioranza, con l’inserimento nell’attuale coalizione di Fi e Lega (magari col sostegno esterno) e la probabile scissione del M5S, perché difficilmente Di Battista potrebbe allearsi con Berlusconi.
La quinta ipotesi sarebbe un vero ribaltone: un governo di centrodestra (ma senza Salvini premier) che per avere la fiducia dovrebbe trovare in Parlamento una cinquantina di deputati e senatori dell’attuale maggioranza (esponenti del Misto, grillini disperati e magari qualche renziano) disposti a votarlo per evitare le elezioni. Nelle ipotesi di nuove maggioranze è prevedibile che Mattarella darebbe il via libera solo se gli portassero nero su bianco l’impegno scritto di un numero sufficiente di parlamentari che s’impegnino a votare la fiducia. E si potrebbe riservare la scelta del premier. Oppure, sesta ipotesi, tutti al voto.
Fonte: InPiù