di Alberto Forchielli
Tra recente passato, presente e futuro – diciamo almeno per il prossimo ventennio – è interessante analizzare il rapporto tra Cina e Russia, con quest’ultima osteggiata, va detto in maniera miope, da USA e Occidente in genere; costringendola quindi a relazionarsi sempre di più con il Celeste Impero.
In questo senso il 2017 è stato un anno ricco di segnali rivelatori. A luglio navi da guerra cinesi e russe hanno navigato insieme nel Mar Baltico per un’operazione congiunta che aveva il chiaro intento di dire agli americani – oltre alle rispettive opinioni pubbliche nazionali – che i due Paesi sono uniti contro il dominio occidentale e le dinamiche della NATO.
E dopo il G20 in Germania, il presidente cinese Xi Jinping si è fermato a Mosca dove Putin lo ha addirittura insignito dell’Ordine Imperiale di Sant’Andrea, la maggiore onorificenza concessa dallo stato russo. E ancora vi sono state leggi nazionali simili e operazioni mediatiche congiunte. Questo perché il conflitto in Ucraina e la relativa crisi relazionale con l’Occidente ha spinto la Russia sempre più verso Pechino.
Ovviamente, gioco forza, la Russia ha bisogno della Cina ben più del contrario. E lo si vede anche pubblicamente.
Difatti, la Cina, a livello formale, non ha riconosciuto l’annessione russa della Crimea. Da un lato perché dinamiche analoghe le vive lei stessa con Taiwan e Tibet. Dall’altro lato per non tirare troppo la corda e compromettere i legami economici (fondamentali) con gli USA
Nel dettaglio, la Cina ha interessi commerciali con la Russia soprattutto per petrolio e gas (la Russia, dal 2016, superando Angola e Arabia Saudita, è diventata il suo principale fornitore di greggio). Mentre va ricordato che nel 2014 i due Paesi hanno firmato un accordo da oltre 400 miliardi di dollari per portare, dal dicembre 2019, gas naturale in Cina dalla Siberia orientale attraverso un nuovo gasdotto.
Poi ci sono gli armamenti. Dal 1991, dopo la fine dell’Unione Sovietica, la Russia ha venduto armi alla Cina per un valore stimato di 32 miliardi di dollari, ossia l’80% delle importazioni complessive di armi in Cina. E qui bisogna dire che la tecnologia ingegneristica cinese è ormai superiore a quella russa, anche nella creazione di armi, solo che a Pechino ancora conviene comprare le armi all’estero anziché produrle internamente.
Inoltre, con le sanzioni occidentali alla Russia, la Cina è diventata anche la sua principale fonte di fondi finanziari. In poche parole, se per l’Occidente la Russia rappresenta un problema, per la Cina è un’opportunità. Anche perché condividono 4.200 chilometri di confine comune.
PROPRIO DAI CONFINI POTREBBERO NASCERE POTENZIALI TENSIONI FUTURE. PERCHÉ?
È presto detto. La Cina è in crescita su tutti i fronti, la Russia, al contrario, è in discesa costante. Un giorno non lontano, alla Cina, così densamente popolata, potrebbero far gola le terre di confine della Russia, queste invece scarsamente abitate, che peraltro fino al diciannovesimo secolo erano cinesi o in gran parte abitate da loro.
E poi, in Asia centrale, oggi, la Cina è di gran lunga il partner commerciale di riferimento per tutte le ex repubbliche sovietiche, nonché il più grande investitore della regione. Finora la Russia, in quest’area, ha detenuto il potere militare e politico – e ama pensare che sia ancora così – perché la Cina, per convenienza, è ancora concentrata soltanto sugli aspetti economici, come la costruzione della nuova Via della Seta. Per quanto tempo durerà questo quadro geopolitico?
Chissà… Una cosa, però, è certa. Dinnanzi a eventuali tensioni future tra i due Stati, c’è da scommetterci, la Cina riuscirà a contenerle nella sua consueta strategia vincente. Che consiste, salvo rari casi, nel non fare guerre contro altri Paesi. Ma comprarli.
Alberto Forchielli: Presidente dell’Osservatorio Asia, AD di Mandarin Capital Management S.A., membro dell’Advisory Committee del China Europe International Business School in Shangai, corrispondente per il Sole24Ore – Radiocor.
Fonte: PianoInclinato