La proposta di due economisti
Una delle proposte che sta incontrando i maggiori favori è quella dei due economisti Gabriel Zucman ed Emmanuel Saez. Concepita per il sistema statunitense, ipotizza un’imposta del 2% sui patrimoni che superano i 50 milioni di dollari e del 3% per le ricchezze al di sopra del miliardo di dollari. Il gettito stimato è di circa 100 miliardi di dollari l’anno. La senatrice democratica Elizabeth Warren ha inserito la proposta nel suo programma elettorale, amplificandone la risonanza internazionale. Fatte le debite proporzioni, i risultati sarebbero importanti, ed utili per dare sollievo alla classe media, anche in Italia.Se l’imposta fosse applicata in Italia – Proviamo quindi a traslare la proposta di Zucman e Saez nel contesto italiano.
Neppure Banca d’Italia lo sa
Saez: “con il gettito aiutare la classe media” – Quale sarebbe il modo migliore di utilizzare questo gettito? Lo abbiamo chiesto direttamente ad Emmanuel Saez, che insegna economia all’università californiana di Berkeley e con Gabriel Zucman ha scritto il libro “Il Trionfo della Giustizia”. “La ricchezza è distribuita in modo estremamente diseguale, ancora di più di quanto avviene con il reddito, pertanto, abbinare una tassa sul patrimonio a politiche che promuovano la creazione di ricchezza per le classi lavoratrici e medie è il modo più efficace per ridurre la disuguaglianza. Mi riferisco in particolare ad interventi come aiuti per chi acquista la casa, incentivi a risparmiare per la pensione”. Saez fa poi una proposta più ambiziosa: ” si potrebbe anche assegnare ad ogni giovane adulto una dotazione una tantum per iniziare la vita, pagarsi gli studi o avviare un’attività. Una possibilità che sarebbe particolarmente adatta per un paese come l’Italia, dove la ricchezza è concentrata in gran parte nella parte più anziana della popolazione”.
Rendere difficile l’evasione
Nessuna punizione o persecuzione ma semplice equità
Economisti come Thomas Piketty o il premio Nobel Peter Diamond hanno pubblicato studi in cui si dimostra come le patrimoniali risultino più efficaci delle imposte sui redditi per ridurre le disuguaglianze. Una tassa sulla ricchezza oggi serve più di ieri perché, quasi sempre, i possessori dei più grandi patrimoni hanno redditi tassabili bassi, grazie a trattamenti fiscali particolarmente agevolati e architetture fiscali che consentono di schivare i prelievi. Nel nostro paese queste imposte sono però state sempre concepite come una soluzione estrema per fronteggiare emergenze, mai come uno strumento redistributivo.
E’ invece in questo modo che un prelievo a carico dei ricchissimi dovrebbe essere inteso. In quest’ottica non avrebbero senso obiezioni del tipo “un’altra tassa”, poiché quanto prelevato da un numero piccolissimo di contribuenti servirebbe ad alleggerire carichi fiscali che riguardano gran parte dei cittadini. Tanto meno hanno senso i timori per cui una più alta tassazione su questi soggetti possa avere effetti negativi per la crescita economica: secondo diversi studi l’aliquota media ottimale, ai fini della crescita, sui redditi dei contribuenti più ricchi sarebbe del 60%. Una tassa sul patrimonio non farebbe altro che riavvicinare, molto marginalmente, il prelievo attuale a quello ottimale per la società nel suo complesso. A maggior ragione in una fase storica in cui la quota di ricchezza che finisce al capitale sta progressivamente sopravanzando quella dei redditi da lavoro. Le considerazioni “etiche” si sgretolano se si guarda alla provenienza delle grandi ricchezze, quasi sempre, in Italia più che altrove, ereditate e sottoposte ad una tassazione sulle successioni irrisoria. Dopo Grecia e Gran Bretagna, l’Italia è il paese europeo con la più forte diseguaglianza.
Un fisco sempre meno equo
Negli Usa le aliquote che gravano sui miliardari sono oggi più basse di quelle sul reddito di un operaio o di un impiegato. E’ l’esito finale di un progressivo smottamento del sistema fiscale iniziato a metà degli anni ’70. Un esempio su tutti. Il finanziere Warren Buffett, che a parole si spende molto a favore di una maggiore equità del prelievo, nei fatti versa al fisco circa 2 milioni di dollari l’anno. Tanto? E’ lo 0,05% del reddito che in media ogni anno ricava dal suo immenso patrimonio finanziario. Come se una persona che guadagna 20mila euro lordi all’anno pagasse ogni anno in tasse…..10 euro. In Europa non siamo ancora arrivati a questo punto, ma la direzione è la stessa. Nel 1990 il 10% più ricco della popolazione dell’Europa occidentale possedeva il 30% del totale della ricchezza. Oggi il 35%. Per contro il 50% della popolazione è scesa dal 24 al 21%. Come in tutti sviluppati le aliquote più alte sui redditi si sono fortemente ridotte (72% in Italia nel 1983, 43% oggi) mentre quelle sui redditi più modesti sono aumentate.
La pandemia ha ulteriormente favorito i molto ricchi – La ricchezza finanziaria (quote di fondi comuni, azioni, obbligazioni etc) è estremamente concentrata tra le fasce più ricche della popolazione. In Italia il 10% più ricco della popolazione possiede ad esempio il 52% degli asset finanziari. Le politiche monetarie estremamente espansive che le banche centrali stanno attuando da anni e che si sono ulteriormente rafforzate nei mesi della pandemia spingono al rialzo il valore di questi asset. E’ il motivo per cui in tutto il mondo, dagli Stati Uniti, all’Europa, alla Cina, i miliardari hanno visto aumentare la loro ricchezza anche nel pieno dell’emergenza sanitaria.
Persino il Fondo monetario internazionale…. – la situazione ormai è talmente distorta che persino il Fondo monetario internazionale si è apertamente schierato a sostegno di un maggiore tassazione sulla ricchezza. Già lo scorso gennaio la direttrice Kristalina Georgieva ha scritto “Disuguaglianza di opportunità. Disuguaglianza tra generazioni. Disuguaglianza tra donne e uomini. E, naturalmente, disuguaglianza di reddito e ricchezza. Sono tutti presenti nelle nostre società e – purtroppo – in molti Paesi stanno crescendo. La tassazione progressiva è una componente chiave di una politica fiscale efficace. In cima alla distribuzione del reddito, la nostra ricerca mostra che le aliquote fiscali marginali possono essere aumentate senza sacrificare la crescita economica “. Con la sua ultima legge di bilancio la Spagna ha iniziato un percorso in questa direzione, aumentando del 3% il prelievo sui redditi da capitale.
Una diseguaglianza eccessiva è letale per la crescita economica e per i delicati equilibri finanziari globali. Banalmente i ricchi consumano, in proporzione, meno dei poveri. Questi ultimi spendono più o meno tutto il reddito di cui dispongono, i primi solo una parte. Sale quindi la quota di ricchezza che viene risparmiata. Se l’ammontare di questi risparmi supera le capacità di un loro impiego produttivo da parte di un’economia, i soldi finiscono per alimentare bolle nel valore di immobili e prodotti finanziari e contribuiscono a creare disequilibri nei conti con l’estero
di Mauro Del Corno
Questo articolo è stato originariamente pubblicato da Il Fatto Quotidiano, che ringraziamo
robyuan
1884 commenti
popolarità 930
peter pan
1593 commenti
popolarità 1065
Robyuan, qualsiasi governo che oggi imposti la sua politica a “riportare il debito pubblico ad almeno il 60%” è destinato a soccombere, non in parlamento ma nella pubblica piazza, e fare la fine del Prina. Se non sai chi era, ma tu storico per eccellenza sai tutto, vattelo a cercare; l’unico linciato in Italia…. a guardare bene in Italia ce ne sono molti che meriterebbero quella fine, non per i soldi ma “per manifesta incompetenza”, non credi?
robyuan
1884 commenti
popolarità 930
belfagor
412 commenti
popolarità 232
robyuan
1884 commenti
popolarità 930
peter pan
1593 commenti
popolarità 1065
Oh! Poverelli, già così tartassati, andrebbero sotto casa Conte a protestare…
Penso che un giorno ci si arriverà, è fatale. Il punto é che forse l’importo dovrebbe scendere a 10/20 milioni e la tassazione “patrimoniale” salire proporzionalmente.
Nessuno della combriccola sarebbe toccato (penso) per cui non danneggio nessuno pensando quel che scrivo, ma sarebbe simpatico conoscere il parere degli altri.