di Fabio Petroni, Fondatore e Presidente di Terravision Group
(WSC) ROMA – La pandemia Covid-19 ha colpito duramente l’Italia e molti altri Paesi nel mondo; un dramma che in pochissimo tempo è diventato la più grave crisi socio-economica dal dopoguerra e che ripropone con forza la complessa questione ambientale, accendendo un faro sullo stato di salute del nostro pianeta nel momento della ripresa delle attività produttive.
Le priorità restano salvare più vite possibile e contenere il contagio, in quanto ad oggi non esistono vaccini né farmaci specifici per sconfiggere la malattia. Ma dobbiamo anche interrogarci su come vogliamo uscire dall’emergenza, su come vogliamo riprogettare il futuro per rendere l’economia e la società più sostenibili. Sarebbe un grave errore continuare a credere di poter rilanciare lo sviluppo a spese dell’ambiente.
Come ripartire dopo la pandemia è la domanda che rimbalza dalla Cina all’America passando per l’Europa e dalla quale dipende il nostro futuro, almeno di quello più prossimo, non solo in termini economici. Molti studi affermano infatti che questa crisi è strettamente connessa all’emergenza ecologica.
La Cina, per sostenere i propri vertiginosi tassi di sviluppo economico degli ultimi 30 anni (in media il 10% l’anno), ha pagato un prezzo molto alto in termini di sostenibilità ambientale. Gli Usa, soprattutto con la presidenza Trump, non hanno mai posto la tutela dell’ambiente tra le priorità da affrontare. In Europa, nelle macro-aree più industrializzate si respirava un’aria tra le più inquinate del continente.
Sono bastati pochi mesi di pandemia, che ha costretto al lockdown larga parte del nostro sistema produttivo, per farci scoprire che ovunque ed in tempi rapidissimi la natura stava riconquistando i propri spazi e il proprio equilibrio, compromessi da decenni di sfruttamento irresponsabile del territorio e delle risorse naturali.
Le foto satellitari ci hanno mostrato la drastica riduzione dello smog nelle aree più industrializzate del pianeta; nelle città si è respirata un’insolita aria pulita; l’acqua di mari e fiumi è molto più limpida; i pesci sono tornati a nuotare nei trafficatissimi canali di Venezia. In India, uno dei Paesi più inquinati al mondo, per la prima volta dopo trent’anni le vette dell’Himalaya sono visibili da 200 km. di distanza.
Come possiamo pensare di proteggere noi stessi senza rispettare e curare l’ambiente che ci ospita, ritenendo che tutto possa, prima o poi, e magari grazie ad un vaccino, tornare come prima?
Nel 1224, San Francesco d’Assisi compose il “Cantico delle creature”, la più intensa testimonianza d’amore per la creazione che l’umanità abbia mai prodotto; un inno alla vita permeato da una visione positiva della natura e da un sentimento di fratellanza tra l’uomo e tutto il creato.
Quasi ottocento anni dopo, Papa Francesco con l’enciclica Laudato si’ ha lanciato un accorato appello per rafforzare <<l’impegno di tutti, istituzioni, associazioni e cittadini, affinché sia salvaguardata la vita e la salute delle persone anche rispettando l’ambiente e la natura>>, invitandoci a cercare stili di vita con minor spreco e maggiore sobrietà e a ricordare che Dio pose l’uomo e la donna sulla terra perché la coltivassero e custodissero.
E’ giunto il momento di riflettere su quanto l’alterazione degli ecosistemi può favorire l’esplosione di pandemie e di avviare una rivoluzione etica e culturale tesa a migliorare la nostra sensibilità verso la tutela e la rigenerazione dell’ambiente, spingendoci individualmente a comportamenti più virtuosi e a pretendere dai nostri governanti scelte coraggiose e responsabili. L’uscita dall’emergenza Covid-19 dovrà essere il punto di svolta per ripartire e la transizione ecologica sarà il cuore e il cervello della rinascita.
Come sostiene Mario Draghi, invocando adeguate e rapide misure a sostegno di industrie e commercio, è indispensabile riavviare in sicurezza le attività produttive per evitare che la recessione economica si trasformi in una nuova grande depressione.
Ma è altrettanto necessario ripartire nella consapevolezza di dover compiere un grande sforzo collettivo per riconvertire il nostro apparato produttivo verso una reale ecosostenibilità riducendo i consumi inutili, favorendo l’economia circolare, limitando gli agenti inquinanti, valorizzando lo smart working, ripensando la mobilità generale con progetti innovativi e l’utilizzo di mezzi pubblici ecologici e di energie rinnovabili, per evitare che a una pandemia sanitaria ne segua una ambientale.
L’Italia deve ripartire nel modo giusto; le nostre aziende green sono pronte a dare il loro contributo. Il gruppo Terravision – leader nel settore del trasporto turistico con pullman e dei transfer dagli aeroporti delle maggiori città europee ai rispettivi centri urbani e viceversa – entro il 2021 acquisterà solo bus elettrici e dal 2025 effettuerà in tutta Europa transfert aeroportuali solo con tali mezzi. Il nostro modello aziendale poggia infatti sull’intreccio e sullo stretto rapporto tra città e territori circostanti, intesi entrambi come costruzioni sociali e motori di un nuovo ciclo di sviluppo sostenibile.
In questa drammatica fase storica di grandi mutamenti, saremo chiamati a confrontarci sulla capacità e la velocità di proporre e attuare nuovi modelli di sviluppo più compatibili con il rispetto dell’ambiente e la rigenerazione delle risorse naturali.
È per questo che dovremo iniziare a realizzare quelle riforme strutturali essenziali per ricreare una nuova armonia tra l’uomo e la natura. Questa è la strada da percorrere, questo è ciò che dobbiamo alle future generazioni: costruire una crescita sostenibile per avere un modo diverso di lavorare, nutrirsi, abitare e viaggiare.
Nell’omelia pronunciata il 19 aprile, riferendosi alla pandemia, Papa Francesco ha detto: “Cogliamo questa prova come un’opportunità per preparare il domani di tutti. Non pensiamo solo ai nostri interessi, agli interessi di parte. Perché senza una visione d’insieme non ci sarà futuro per nessuno”.
Questo è il momento di essere ambiziosi, non di tornare indietro. Ripartiamo dall’ambiente, da un’economia rispettosa degli ecosistemi e della salute delle persone. Perché proprio un sistema economico attento alla sostenibilità ambientale e l’avvio di un Green Deal globale possono darci una prospettiva di prosperità solida, equa e duratura.