Scade oggi il termine ultimo per la presentazione delle candidature per le elezioni presidenziali, fissate ufficialmente per il 18 aprile, in Algeria.
Sembra ormai certa la ricandidatura per un quinto – e storico – mandato da parte dell’attuale presidente Abdelaziz Bouteflika, in carica dal 1999, malgrado le numerose proteste tra i giovani.
Decine di migliaia di persone sono scese in piazza, nelle ultime ore ad Algeri, per chiedere le dimissioni dell’uomo che governa il Paese da vent’anni.
L’anziano capo dello Stato (ha appena compiuto 82 anni), in una lettera agli algerini depositata alla Corte costituzionale, oltre a confermare la sua candidatura alle elezioni presidenziali del 18 aprile promette, in caso vittoria, di «organizzare entro un anno elezioni anticipate» nelle quali non si presenterà, e una riforma della Costituzione da approvare con un referendum popolare.
Tra l’altro, Bouteflika al momento non sarebbe in Algeria, ma secondo la tv svizzera si trova in una clinica di Ginevra. Nel 2013 è stato colpito da un infarto e da allora le sue apparizioni pubbliche si sono fatte sempre più rare.
Tuttavia, sebbene gran parte degli analisti internazionali rimanga fortemente scettica riguardo alle reali capacità di Bouteflika di governare e sostenere un quinto mandato, nessun candidato, tra gli oltre cento che si sono registrati fino a ora, appare in grado di conquistare la maggioranza e aggiudicarsi la più importante carica istituzionale algerina.
In linea con le aspettative, le due principali forze politiche, il Fronte di Liberazione Nazionale (Fln) e il partner di coalizione Raggruppamento Nazionale Democratico (Rnd), tramite le parole del suo leader e attuale primo ministro Ahmed Ouyahia, hanno espresso il proprio supporto alla decisione del presidente. Da un lato, il più alto numero di candidature nella storia elettorale del paese rivela un panorama politico frammentato da cui emerge inevitabilmente rafforzata la figura dell’attuale presidente, già ampiamente rispettata in virtù del suo ruolo di cruciale mediatore durante la crisi degli anni Novanta, quando si fece principale fautore del processo di riconciliazione nazionale che portò il paese fuori dalla cosiddetta “decade nera” e da una sanguinosa guerra civile. Dall’altro, sembra invece indicare i sintomi di una crescente insofferenza all’interno dell’élite politica, conscia delle precarie condizioni di salute di Bouteflika e impaziente di sfruttare i vantaggi derivanti dall’eventuale transizione di potere.
Tra i più importanti aspiranti alla poltrona presidenziale spiccano Abderrazak Makri, nominato dal Movimento della Società per la Pace, principale partito conservatore algerino, e Ali Ghediri, ex generale delle Forze Armate, il quale, ambiziosamente, si è detto pronto a “conquistare la presidenza e a rimettere l’Algeria sulla retta via”. Proprio Ghediri, considerato vicino all’ex capo dell’intelligence algerina Mohamed Mediène, ha avuto un incontro con alcuni ufficiali americani presso l’ambasciata Usa a Parigi, a dimostrazione di come uno dei principali sfidanti di Bouteflika si sia mosso preventivamente per guadagnare l’appoggio di un influente attore esterno in vista di un possibile processo di transizione nell’assetto politico interno. Nel complesso, comunque, il fronte dell’opposizione appare debole, a riprova dell’incapacità di molti partiti nel creare un fronte comune e convogliare in maniera costruttiva il crescente malcontento sociale causato dalla situazione economica interna.
La crescita economica interna, infatti, permane in una condizione di ristagno nonostante la progressiva risalita del prezzo degli idrocarburi, che ha in parte alleviato la sofferenza fiscale dello stato. Gli idrocarburi, si sa, rappresentano la principale risorsa del paese. Questi fattori, uniti all’immobilità del sistema politico-istituzionale, contribuiscono a spiegare una situazione interna contraddistinta da tensioni sociali latenti, in particolare tra le fasce più giovani della popolazione. Sul piano internazionale, vanno segnalate sia le recenti difficoltà emerse nel processo di riavvicinamento politico-diplomatico che l’Algeria ha avviato con il Marocco, storico rivale regionale, sia il raggiungimento di importanti accordi economici e di cooperazione energetica, quali, ad esempio, quelli con Arabia Saudita ed Eni.
Fonte: ISPI