di Massimo Defidio*
(WSC) ROMA – È ormai del tutto evidente che l’atteggiamento americano di appoggio incondizionato all’Ucraina con tanto di armamenti, aiuti economici, di intelligence e addestramento militare risponde all’interesse Usa di non cedere il passo e di difendere con qualsiasi mezzo il ruolo di potenza strategica egemone che si sono conquistati nel corso dell’ultimo secolo.
Nel caso dell’Ucraina il loro atteggiamento di sfida è rivolto naturalmente alla Russia ma si tratta se non di un falso obiettivo certamente di un obiettivo secondario. Con la Russia gli americani sono convinti di aver liquidato i conti da tempo, almeno dalla seconda metà degli anni ‘90 del secolo scorso culminati con la massiccia espansione della Nato nell’est Europa.
La Russia, secondo il punto di vista americano, è e deve restare al suo posto e quelle di oggi sono solo scaramucce con una ex potenza che non si rassegna di essere ormai ai margini della storia, buone ad indebolire ulteriormente l’apparato militare e logistico russo in attesa che qualcosa cambi a Mosca.
La vera minaccia globale per gli americani resta la Cina e lo è nonostante la fortissima interdipendenza economico-commerciale che ha regolato i rapporti tra le due superpotenze nell’ultimo ventennio.
Basti ricordare come da un lato la crescita dei consumi cinesi abbia creato enormi opportunità di profitto per le multinazionali americane mentre dall’altro gli investimenti Usa in molti settori (anche militari) sono stati finanziati dai massicci acquisti di titoli del Tesoro da parte di Bank of China che detiene a sua volta una quota assai consistente del debito pubblico americano.
A dispetto di questa vantaggiosa interdipendenza commerciale che ha contribuito a far crescere le rispettive economie, recentemente sono riapparsi i distinguo e i timori che hanno fatto scattare quella che Ian Bremmer nel suo “Il potere della crisi” (Egea, 2022) chiama la trappola di Tucidide ovvero il teorema, solo in apparenza lapalissiano, che quando la potenza emergente spaventa la potenza egemone, la guerra prima o poi è inevitabile.
Parliamo della guerra del Peloponneso del V^ sec. a.C. tra Sparta ed Atene ed in quel caso la potenza egemone era Sparta come oggi lo sono gli Usa.
Sinora ci si è limitati alla guerra commerciale ma le guerre si sa si combattono in molti modi e l’atteggiamento cinese di rifiuto di indurre a più miti consigli il vicino russo nella crisi ucraina si aggiunge all’irritazione di Washington riguardo ad esempio alle sovvenzioni concesse alle imprese cinesi a danno della concorrenza straniera e la pratica in uso a Pechino di concedere l’accesso ai consumatori cinesi in cambio della condivisione della proprietà intellettuale dei marchi americani.
Quello che si sta verificando è che le buone relazioni commerciali intrattenute sino a poco tempo fa tra i due colossi – e che tuttora restano alte perché nessuno dei due può farne a meno – hanno consentito a ciascuno di essi di acquisire un non trascurabile vantaggio strategico: testare le reciproche vulnerabilità da tenere a mente e sfruttare in caso di un eventuale conflitto.
Da qui a dieci o quindici anni, quando la Cina secondo ogni previsione supererà gli USA come prima economia mondiale, scatterà per gli Usa la sindrome di Sparta?
Per inciso, poi Atene prese il sopravvento e restò a lungo il faro della civiltà ellenistica.
Massimo Defidio* comincia da oggi a collaborare a WSC, è un analista indipendente di geopolitica. È stato dirigente di importanti aziende italiane ed estere.