Ormai sono sempre più numerose le banche centrali che hanno deciso di utilizzare i tassi di interesse negativi per stimolare la circolazione del credito e di conseguenza dell’economia di riferimento. È il caso ad esempio di Giappone ed Eurozona così come la Svezia. Sempre più spesso si fa uso di questo strumento di politica monetaria che a breve potrebbe essere adottato da un’altra banca centrale (nella foto la sede della BRI, Banca dei Regolamenti Internazionali a Ginevra, la banca centrale delle banche centrali).
È il caso della Reserve Bank of Australia (RBA), la banca centrale australiana starebbe pensando di utilizzare i tassi di interesse negativi per stimolare la debole inflazione ed i consumi. Ad ipotizzare tale scenario è BT Investment Management, casa d’affari con sede a Sydney che spiega le motivazioni di tale scelta.
Australia: banca centrale potrebbe adottare tassi negativi
Presto la Reserve Bank of Australia potrebbe unirsi al nutrito gruppo di banche centrali che hanno adottato i tassi di interesse negativi per stimolare la debole crescita economica. Stando alle stime degli analisti di BT Investment Management, la banca centrale australiana sembra in procinto di far uso di questa manovra di politica monetaria per stimolare la debole inflazione ed i bassi consumi.
Gli esperti di BT reputano che la RBA, per raggiungere lo scopo di aiutare il recupero dell’inflazione, sarà costretta a tagliare di 1 punto percentuale gli attuali tassi di interesse portandoli così a zero o addirittura in territorio negativo.
Australia: serve stimolo alle previsioni di inflazione
Nel trimestre tra gennaio e marzo, l’indice dei prezzi al consumo ha registrato la peggiore performance trimestrale dal 2008. La scorsa settimana, la Reserve Bank of Australia ha ridotto il tasso di riferimento “cash” dal 2% all’1,75%, con l’obiettivo di combattere la deflazione e spingere le previsioni future sull’inflazione.
Attualmente, le stime di inflazione parlano di un indice intorno all’1-2% per il 2016, contro una precedente stima del 2-3%.
Gli esperti di BT fanno notare come il Dollaro australiano sia salito parecchio dopo il rimbalzo delle materie prime ferrose. La valuta locale si è apprezzata di quasi il 4% rispetto al Dollaro americano negli ultimi 3 mesi, il che pone ulteriori scenari deflazionistici sui prezzi delle materie prime.
Australia: crescita del PIL del 2015 non è sostenibile
Dando un’occhiata alla crescita de PIL australiano, gli esperti di BT fanno notare come ci sia una mancanza di sostenibilità della stessa. Nel 2015 l’espansione del PIL si è rivelata oltre le attese degli esperti di BT, con un aumento del 3%. Tuttavia, tale trend non continuerà per molto tempo a causa del pericolo di un maggiore calo delle esportazioni di minerali ferrosi in futuro.
Ora, gli analisti della casa d’affari australiana si pongono la domanda se un taglio dei tassi sia una misura di successo visto che in Europa, Giappone e Svezia non sembra che stia dando i frutti sperati.
Australia: con tassi negativi la banca centrale sarà capace di raggiungere i target?
Gli strategist di BT fanno notare come le recenti reazioni del mercato ai meeting della BoJ siano una prova indubbia del mancato funzionamento dei tassi negativi.
A gennaio la banca centrale nipponica ha tagliato nuovamente i tassi, portandoli ancor più in negativo, nella speranza di deprezzare lo Yen. Invece, la valuta giapponese ha iniziato un rally nei mesi successivi alla decisione, portandosi a livelli pericolosi nel cambio con il Dollaro USA.
In conlusione, gli analisti di BT rimangono perplessi sulla capacità della Reserve Bank of Australia di influenzare i prezzi delle commodity tramite le misure di politica monetaria. Questo rende la RBA a forte rischio di credibilità riguardo alla capacità di riuscire a raggiungere gli obiettivi della banca centrale.
Fonte: Cnbc.com