Certi strategist consigliano la parte ‘core’ corta di governativi tedeschi a breve e quella ‘satellite’ corta di petrolio e lunga di bond argentini. Uno scenario assurdo: i sani perdono soldi e i matti guadagnano.
(…) Economia e finanza non si sottraggono all’andamento generale. I sani sono messi nell’angolo e i matti impazzano. La legge della domanda e dell’offerta, come i paradigmi tolemaici e newtoniani, viene confinata in ambiti sempre più ristretti. I matti hanno infatti preso il controllo di molti settori e la fanno da padroni nel minerario e nel petrolifero, dove aumentano la produzione ogni volta che il prezzo scende. In questo modo fanno scendere ancora il prezzo e possono così produrre ancora di più. Si sa che i matti hanno un modo di divertirsi tutto loro.
I sani, per contro, studiano ancora nelle loro università che un prezzo che scende riduce l’offerta. Così stanno lunghi di petrolio e perdono soldi. Mentre i sani investono su beni reali, vanno solo lunghi e non usano la leva, i matti, che godendo di extraterritorialità non sono soggetti alla Mifid, ne combinano di tutti i colori. Va di moda, tra i loro strategist, proporre portafogli bilanciati (in realtà scombiccherati) in cui la parte core è corta di governativi tedeschi a due-tre anni e quella satellite è corta di petrolio e lunga di bond argentini. Gli Schatz a due anni, spiegano, hanno un rendimento negativo dello 0.40 che diventa positivo se ci si mette a testa in giù e, invece di comprarli, li si vende.
Come si fa, però a vendere una cosa che non si possiede? La si prende in prestito. Già, ma da chi? Non dalla Bce, che se li tiene stretti e li compra tutti i giorni, ma da qualche altro matto che, ad esempio, se li tiene in portafoglio (insieme ai franchi svizzeri) come protezione rispetto al rischio di ridenominazione. I sani del resto si assomigliano, ma i matti sono tutti diversi tra loro e ci sono quelli che sono disposti a pagare lo 0.40 di tasso negativo pur di essere sicuri di stare dalla parte giusta (e avere indietro marchi) il giorno in cui l’euro si dovesse dissolvere. Il matto euroscettico, tuttavia, vorrà qualcosa per prestare i suoi titoli al matto che vuole andare corto. Se dovessero fare metà per uno, al matto corto resterebbe uno 0.20 che è comunque il quadruplo di quello che prendono i sani che vanno lunghi di Btp a tre anni.
Il corto di petrolio, dal canto suo, non è un corto tout court, ma un corto di curva che sfrutta il contango. Succede infatti che i matti che producono troppo stanno arrivando al punto in cui non sanno più dove mettere il loro greggio e lo devono quindi svendere all’ultimo momento facendo uno sconto generoso. Il fisico tratta quindi a uno sconto (che viene chiamato contango) che ha raggiunto il 3 per cento rispetto alla consegna a 30 giorni. In pratica, quindi, i matti che stanno al ribasso sul petrolio stanno guadagnando il 3 per cento al mese anche se il prezzo sta fermo. Se poi il prezzo scende, guadagnano due volte. E non andranno nemmeno all’inferno per questo, perché i matti sono posseduti da un dèmone e non hanno libero arbitrio.
Quanto all’Argentina, che nelle case delle persone per bene non può nemmeno essere nominata, i matti ci stanno sguazzando da mesi, da quando cioè si è andata profilando una sconfitta storica del peronismo. Il fatto che le cedole dei bond siano ancora congelate e che il nuovo governo debba trovare una soluzione al problema degli holdout prima di liberarle (è la prima cosa che farò, ha detto Macri) non ha fermato la borsa di Buenos Aires, in rialzo del 50 per cento (in euro) dall’inizio dell’anno. Le agenzie di rating, che le p e r s o n e t i m o r a t e attendono prima di comprare, aspetteranno ulteriori rialzi prima di dare luce verde?
Se fin qui abbiamo dato spazio agli antiportafogli dei matti è perché si avvicina quella stagione in cui agli strategist dei sani spetta il compito di p r e p a r a r e i m e n u d’investimento per l’anno successivo. Il compito è un po’ ingrato perché si hanno a disposizione sempre gli stessi ingredienti, cash, bond e azioni, e perché i bond, almeno in alcune varietà, cominciano ad appassire mentre i margini di profitto, almeno per le società americane, iniziano ad essere sotto pressione. Per fortuna nel 2016 ci sarà ancora modo di guadagnare qualcosa anche con gli ingredienti della nonna. La Bce sta studiando una ventina di misure per rilanciare l’inflazione e l’economia. Le attese sono altissime, le voci si rincorrono e l’unica che non abbiamo ancora sentito è l’adozione di pene detentive per i dirigenti delle banche che non aumenteranno gli impieghi. Male che vada, chi non troverà nessuno a cui prestare soldi sarà costretto a tenere la liquidità in dollari, facendo scendere l’euro e dando così il suo contributo alla rinascita dell’Europa.
Con l’euro che scende a braccetto con i tassi e con il petrolio, le borse europee avranno per qualche tempo un’intonazione positiva alla sola condizione che Wall Street riesca ad assorbire senza scendere il doppio colpo dei tassi in salita e del dollaro forte. Ricordiamo poi che se le borse saliranno non sarà solo perché sospinte dalla liquidità ma anche e soprattutto per il fatto che l’economia europea, l’anno prossimo, migliorerà ancora. Chi non ama la borsa potrà ancora rosicchiare qualcosa sullo spread dei governativi della periferia e sui corporate bond in euro. Anche sul dollaro sarà possibile portare a casa ancora qualcosa, ma con obiettivi modesti. Un dollaro troppo forte rischia di compromettere la crescita americana, di spaventare Wall Street e di trascinare in una correzione tutti gli asset del mondo.
di Alessandro Fugnoli
Fonte: Il Rosso e il Nero. Settimanale di strategia. Copyright Gruppo Kairos. Via San Prospero 2, 20121 Milano.
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