In caso di credit crunch, la metà delle principali banche dell’area dell’euro non sopravvivrebbe per più di sei mesi.
È quanto emerso dagli ultimi stress test della Bce, che hanno esaminato la capacità di 103 istituti di credito di resistere in condizioni di perturbazione negativa della liquidità nella regione.
Dall’analisi si scopre allo stesso tempo che solamente un quarto delle banche esaminate dalla Banca centrale riuscirebbe a sopravvivere a questo periodo difficile anche nello scenario peggiore.
I risultati degli stress test del 2019 rivelano che la grande maggioranza degli istituti di credito direttamente controllati dalla Bce ha una situazione di liquidità generalmente buona, ma che “alcune vulnerabilità richiedono maggiore attenzione“. Lo dichiara la stessa banca centrale, che ha osato definire “positivi” i risultati del test.
In particolare, delle 103 banche esaminate dalla Bce, un totale di 52 istituti non sarebbe in grado di superare la soglia di sopravvivenza in uno scenario di shock di liquidità, mentre nel caso di shock ancora più estremi, con un deflusso di fondi pari al 9,5% delle attività su un orizzonte temporale di 30 giorni e al 27% in un semestre, il numero di banche che non supererebbe questo periodo di sopravvivenza sarebbe pari a 77.
Allo stesso tempo. l’istituto di Francoforte ha sottolineato che il 90% delle 103 istituzioni esaminate sarebbe in grado di raggiungere un periodo di sopravvivenza superiore ai due mesi, anche nello scenario più estremo.
Detto questo, dagli esami della Bce si evince che quattro banche di paesi e modelli operativi diversi hanno registrato nei test un periodo di sopravvivenza più breve rispetto ai sei mesi dell’orizzonte temporale di sopravvivenza di riferimento dell’esercizio che prendeva in considerazione lo scenario di base.