Family office e consulenti finanziari stanno puntando sempre di più su fondi comuni e ETF, una strategia che viene preferita al più tradizionale ‘stock picking’. Ma c’è chi va controcorrente e non condivide la stessa opinione circa il migliore metodo per garantire ritorni da investimento costanti ai clienti.
In vista di un calo dei mercati azionari e di una possibile recessione – un cattivo presagio è rappresentato dall’inversione della curva dei rendimenti obbligazionari Usa – i family office e i gruppi di private banking si stanno riposizionando.
Parlando con Barron’s Advisor, Chris Errico di UBS, il cui team di consulenti ha in gestione 3,3 miliardi di dollari, ha svelato la sua strategia. Che ricorda molto da vicino quella della leggenda degli investimenti Warren Buffett. L’universo di azioni va ristretto a una decina di nomi, secondo lui.
Secondo Errico è più facile che l’indice S&P 500 perda terreno piuttosto che il contrario a breve termine. Pertanto, se da un lato l’oro per alcuni è un punto di partenza, dall’altro per lui ci sono anche diversi nomi validi su cui puntare nell’universo azionario. Il suo metodo – sostiene – gli consente di trovare fonti di rendimento nell’era dei tassi zero o negativi.
Il mercato continua a valutare male le aziende, secondo il consulente di alcuni degli americani più benestanti. “Non posso fare nomi, ma posso dire che a Wall Street investiamo in gruppi che hanno brand insostituibili, alte barriere di ingresso, ampi margini, che possono permettersi di alzare i prezzi e che non sono quasi per niente indebitate”.
Esposizione ai gruppi internazionali ridotta dal 25% al 10%
Ovviamente si tratta di imprese a grande capitalizzazione. Per esempio nel recente passato UBS ha investito in titoli dei big di Wall Street come McDonald’s , Nike, Honeywell e Boeing. L’esposizione all’azionario americano però non va oltre una decina di titoli, perché – spiega Errico – bisogna conoscere bene le società in cui si puntano i propri risparmi. “Detenere centinaio di titoli non serve a nulla”.
Quando si tratta di stabilire cosa fare degli ingenti patrimoni in gestione, secondo il financial advisor per i family office diventa fondamentale “sapere esattamente quello che detiene e cosa invece non vuoi avere in portafoglio”. Errico, che Barron’s classifica al 50esimo posto tra i consulenti finanziari degli Stati Uniti, non ritiene utile essere troppo esposti ai titoli extra Usa.
La ragione principale è che gran parte delle grosse società americane è già internazionale e fa affari all’estero. Con gli interessi troppo bassi che ci sono in Europa e in Giappone, poi, le economie non sono in grado di crescere in questo momento. Motivo per il quale l’esposizione ai gruppi internazionali del suo team presso UBS è stata ridotta dal 25% circa al 10%.
“Voglio avere in portafoglio titoli che operano in economie forti e con potenziale di crescita“, dice Errico. Per i clienti che vogliono un dividendo costante, spiega, è difficile trovare soluzioni nel contesto attuale di rendimenti bassi sia nell’azionario sia nell’obbligazionario.
Oro non serve per proteggersi
“È un problema, specie per le persone più anziane che vogliono rendimenti subito. Non farò nomi, ma ci sono alcuni titoli bancari a grande capitalizzazione che offrono il 3,5% o 4% che sembrano validi”.
Per concludere l’intervista, Errico parla dell’oro esperimento un’opinione contrarian. Il bene rifugio per eccellenza viene da un’annata fantastica e molti si chiedono se non possa un giorno raggiungere i 2.000 dollari l’oncia. Ma secondo il guru dei family office, è un utile strumento per diversificare, ma nulla di più. Non aiuta a proteggersi da eventuali crisi di mercato.
“Quello che ho imparato sull’oro nel 2008, durante il crac di Borsa, è che non funziona come protezione“. Anche il metallo, difatti, in quelle circostanze difficili ha perso valore. “Se pensi di proteggerti comprando oro, è una strategia funziona raramente funziona“.
“L’oro non offre rendimenti costanti e sicuri, perché non offre dividendi, ed è solo una funzione di quello che la gente è disposta a pagare”. Inoltre “non si può veramente misurarne il valore reale, pertanto “non ho mai posseduto oro e non lo farò mai“.
“Forse è meglio avere messo oro al sicuro da qualche parte nel caso salti tutto per aria, ma come investimento non ci penso proprio”.