Per il futuro di Unicredit spunta una possibile fusione con la francese Société Générale. Anzi torna in auge, perché non è la prima volta che il mercato scommette su un possibile matrimonio fra le due. Dieci anni fa, nel luglio del 2006, lo stesso rumor.
Tempi diversi – allora non c’ era la Vigilanza unica europea – e soprattutto banche diverse, con l’ istituto milanese allora presieduto da Alessandro Profumo che aveva manifestato la disponibilità del gruppo a valutare eventuali opportunità di crescita per linee esterne in Europa Occidentale dopo l’ acquisizione della tedesca Hvb. A supporto della validità dell’ operazione c’ erano anche altri indizi: Unicredit aveva da poco annunciato la cessione di Banca 2S e di Splitska Banca, acquisite proprio dal colosso transalpino guidato in quel momento da Daniel Bouton.
Le voci riecheggiarono nuovamente un anno dopo, scatenando una raffica di acquisti sul titolo. Copione andato in scena a Piazza Affari anche ieri quando sono cominciate a circolare le indiscrezioni: a pochi minuti dall’ apertura le azioni hanno piazzato un progresso di oltre quattro punti percentuali (con un massimo a quota 2,42 euro), per poi raffreddarsi e tornare sui valori della vigilia a metà giornata dopo che entrambi gli interessati hanno liquidato i rumors come «speculazioni di mercato». La seduta è stata infine archiviata con il titolo invariato a 2,28 euro.
Questa volta ad alimentare le voci sono alcuni intrecci fra le due banche: il neo ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, ha trascorso buona parte della sua carriera in SocGen, dove è stato responsabile della divisione Corporate & Investment Banking e membro del comitato esecutivo della banca e quindi conosce bene punti di forza e debolezza ed eventuali affinità delle due realtà. Senza dimenticare che oggi SocGen è presieduta dall’ italiano Lorenzo Bini Smaghi.
Non solo. Ricordando che Société Générale è il secondo maggiore azionista di Generali con il suo 4,2% dopo Mediobanca che detiene il 13,2%, qualcuno azzarda scenari ancor più suggestivi: qualora riuscisse ad assumere un ruolo rilevante in Unicredit, SocGen sarebbe a un passo dal controllo di Trieste, mettendo insieme il pacchetto dell’ istituto di Piazzetta Cuccia con l’ 8% detenuto da Vincent Bolloré, il primo azionista di Vivendi, che a sua volta controlla Telecom Italia con il 25%.
Alcuni analisti fanno però notare che un’ operazione di questo tipo potrebbe aver luogo soltanto dopo 12-18 mesi dall’ aumento di capitale a cui Mustier sta lavorando e che dovrebbe essere finalizzato nel primo trimestre del 2017 (l’ importo verrà annunciato insieme alla presentazione del piano il prossimo 13 dicembre ma le ultime stime oscillano fra i 10 e i 13 miliardi di euro). Altri definiscono l’ integrazione improbabile a causa dei paletti regolamentari ma anche degli ostacoli politici di un’ operazione di questo tipo: l’ Italia non è così disponibile a perdere la seconda banca del paese e la Francia lo stesso senza dimenticare che SocGen è già molto esposta con i Btp nostrani e un’ eventuale merger diventerebbe complicato da gestire.
Intanto le prossime quattro settimane per Unicredit dovrebbero essere decisive per le cessioni di Pioneer e di Pekao: già nelle prossime ore potrebbe essere definita la short list con i pretendenti ammessi alla fase finale per la società di asset management. In prima fila ci sono la cordata Poste-Cdp-Anima e la francese Amundi nata sei anni fa mettendo insieme le divisioni di asset management di Credit Agricole e un altro colosso transalpino: Société Générale.
di Camilla Conti
Fonte: il Giornale
Cesare58
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