Chi si aspetta sorprese dalle urne in Germania per il prossimo 24 settembre, è meglio che non si illuda: Angela Merkel resterà cancelliera per un’altra legislatura.
Le elezioni politiche tedesche, stando ai sondaggi, sono praticamente già segnate: la Cdu di Fraü Angela veleggia oltre la soglia di sicurezza (36%), mentre il tendenziale dello sfidante Martin Schulz, leader dei socialdemocratici, resta costantemente in calo. L’ex presidente del Parlamento europeo, infatti, si attesta al 21,5%, in diminuzione di un punto e mezzo percentuale rispetto alla settimana scorsa.
In crescita, invece, i nazionalisti di estrema destra dell’Afd (Alternativa per la Germania), che secondo le proiezioni, arriverà all’11%, un punto in più rispetto ai sondaggi precedenti, mantenendo il titolo di terza forza al Bundestag. I liberaldemocratici (Fdp) si confermano al 10%, seguiti da Die Linke, la sinistra radicale, in discesa dello 0,5 punti percentuali e ferma ora all’8,5%. Il partito ecologista dei Verdi, infine, dovrebbe assicurarsi alcuni seggi al Parlamento, raggiungendo quota 8%.
Germania, Merkel è in vantaggio e fugge dai confronti televisivi
Numeri e percentuali a parte, il dato significativo è che in Germania non potrà mai esserci un governo monocolore, dunque la Merkel dovrà provare a formare maggioranze larghe, e più di un esperto risponde che la cancelliera vorrebbe i Verdi. Sarebbero dunque loro i “preferiti”. Eppure si tratta del partito che la leader tedesca, con le sue svolte ambientaliste, ha contribuito a disorientare nel tempo, indebolendone la presa sugli elettori. I danni dello stile “piratesco” della cristiano-democratica Merkel, che ha ordinato di spegnere i reattori nucleari in Germania entro il 2022 dopo il disastro di Fukushima, sono evidenti sui sondaggi ancora oggi: gli ecologisti tedeschi non riescono a superare l’8%, e invece di rinnovarsi, “invecchiano”. Tuttavia questo stallo non impedisce che un ingresso nel prossimo governo si faccia strada in modo sempre più concreto.
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L’unica certezza è che Merkel dovrà partire molto velocemente col suo nuovo Esecutivo, perché i dati macroeconomici non sono poi così male, visto che proprio poche ore fa l’Ocse nell’Interim Outlook, l’aggiornamento intermedio tra i due rapporti semestrali, ha alzato di 0,4 punti percentuali le stime di crescita del Pil della Penisola, portandole a +1,4% per il 2017 e a +1,2% per il 2018, dall’1% e dallo 0,8% rispettivamente dello scorso giugno, con la Germania in accelerazione a +2,2% (+0,2) quest’anno e a +2,1 (+0,1) il prossimo; ma ha anche certificato un rallentamento della Germania (0,6%, in precedenza era allo 0,7%) nei dati di crescita del Pil dei Paesi del G20 del secondo trimestre del 2017.
Di contro, a favore della Cancelliera ci sono i dati sulla fiducia delle imprese in risalita: a settembre, infatti, l’indice Zew ‘economic sentiment’, che misure le aspettative di 350 esperti del settore imprenditoriale, è rimbalzato a 17 punti dai 10 di agosto, ritornando sui livelli di luglio (17,5). Il risultato è stato migliore delle attese, che indicavano sì un rialzo, ma più contenuto, nell’ordine dei 12,5 punti. Sale, pur se più lentamente, anche l’indice sulle condizioni attuali, che si attesta a 87,9 punti dagli 86,7 di agosto.
E soprattutto si è verificato un boom del manifatturiero in Germania, a settembre, che spinge l’indice dell’attività privata ai massimi da sei anni e mezzo. I dati sulle stima flash diffusi da Markit Economics mostrano, infatti, il Pmi manifatturiero a 60,6 a settembre da 59,3 di agosto ai massimi da 77 mesi, l’indice dei Servizi a 5,6 (da 53,5) e quello composito a 57,8 (da 55,8 ad agosto, ai massimi da 77 mesi.
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L’unico dato (importante) negativo è quello dell’inflazione, che ad agosto è aumentata dell’1,8%, con relativo aumento su base mensile dei prezzi allo 0,1% rispetto al mese di luglio. Troppo poco per insidiare la leadership di Fraü Merkel.
Questo segno di continuità potrebbe essere positivo anche per l’Italia. O meglio, per l’attuale presidente del Consiglio italiano, perché Paolo Gentiloni ha riscosso il gradimento di tutti i maggiori paesi europei, e non solo, e tra questi di sicuro la Germania della cancelliera, la quale ha espresso più volte la sua preferenza per personalità più miti e concilianti, come quella di Gentiloni, assecondata da diversi esponenti del board Ue. Certo, non ha nemmeno smentito le voci che la volevano in riavvicinamento con Silvio Berlusconi dopo anni di frizioni e punture di spillo a distanza.
Ma, si sa, quando sei a certi livelli e i partner non sono mai certi, meglio tutelarsi. In fin dei conti un complimento, in politica, non si nega a nessuno. E l’importante è sbarrare la strada ai populismi. Ovvero l’opposto di Angela Merkel, l’attuale, prossima e passata cancelliera della Germania.
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Mercati all-in sul possibile poker della Merkel
La conferma di Angela Merkel a Cancelliere per la quarta volta sarebbe ampiamente accolta dai mercati come il proseguo del percorso solido e imperturbabile della Germania, specialmente se l’attuale coalizione fosse confermata.
La coalizione di centro-destra tra la CDU (L’unione Cristiana Democratica) e la CSU (L’Unione Sociale Cristiana) resta avanti nei sondaggi con un vantaggio in doppia cifra sui rivali principali – e attuale alleato di governo – il partito social-democratico (SPD). Tuttavia, la nascita del partito anti-euro AfD (Alternativa per la Germania) significa che la Germania potrebbe essere in procinto di assistere all’ingresso del primo partito di estrema destra nel parlamento nazionale dalla seconda guerra mondiale. I partiti di minoranza devono prendere almeno il 5% dei voti per conquistare seggi, e il partito anti-immigrazione AfD è già al di sopra del 10% nei sondaggi sulle previsione di voti.
I partiti principali hanno già escluso la possibilità di una coalizione con loro. Al contempo, l’outsider potrebbe essere il partito liberale e in qualche misura euroscettico FDP (Free Democrats). Il partito al momento non ha alcun seggio tra i 598 disponibili al Bundestag ma ha circa il 10% di voti secondo i sondaggi, il che significa che potrebbe tenere in mano le chiavi del potere. Altri partiti che si contendono le elezioni sono i Verdi, che al momento rappresentano 63 seggi, e il partito di estrema sinistra Linke, con 64. Due possibili coalizioni I sondaggi sono stati piuttosto coerenti nel predire una vittoria della coalizione CDU/CSU, che per Merkel significherebbe il quarto e, probabilmente, ultimo mandato. Al momento sembra che ci siano solo due possibili coalizioni con una maggioranza – una tra CDU/CSU e l’SPD come prima, oppure la coalizione cosiddetta ‘Jamaica’ con la CDU/CSU che si appoggerebbe all’FDP e ai Verdi, qualora l’SPD dovesse emergere troppo debole.
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Il nome della coalizione è stato coniato per via dei colori dei tre partiti, che messi insieme assomigliano alla bandiera Jamaicana. Tuttavia, ciò non è molto probabile per via delle ampie differenze politiche dell’FDP e dei Verdi. Una coalizione di questo tipo non è mai stata provata a livello centrale, ma non può essere esclusa. La vera preoccupazione è AfD, in quanto sarebbe la prima volta dalla Guerra che sentiamo un partito di estrema destra guadagnare accesso al Parlamento Tedesco a livello federale. La Merkel rappresenta il centro nella politica tedesca, ma ora deve fronteggiare una estrema destra in rafforzamento.
La CSU ha sempre detto che non avrebbe accettato alcun partito alla propria destra, ma questa sembra in via di cambiamento. Non c’è mai stato alcun partito euroscettico di successo in Germania, ma ci sono dei limiti entro cui quell’estrema destra può spingersi. Gli occhi sono puntati su quanti seggi conquisterà l’FDP, e l’effetto risultante in termini di future relazioni con il presidente francese Emmanuel Macron. Il partito si oppone alle ambizioni di Macron di rimpiazzare l’Fmi con un omologo europeo e, al contempo, costituire un budget dell’Eurozona. Il partito supporta anche l’uscita della Grecia dall’Europa e la chiusura del meccanismo di stabilità europeo, che ha aiutato l’Europa con i bailout.
L’FDP è un naturale partito di coalizione per la CDU in quanto hanno lavorato insieme con successo in passato ed entrambe credono in una minore pressione fiscale. Un tale accordo sarebbe considerato molto pro-business a una bonanza per il mercato azionario. L’FDP ha però un’agenda più ampia e più euroscettica, fattore che renderebbe difficile un potenziale futuro accordo con Macron. Può essere considerata un barometro della forza del populismo in Germania. Una performance particolarmente forte dell’FDP scuoterebbe i mercati per un po’, così come imporrebbe ad Angela Merkel di non essere troppo generosa con la Francia. Tuttavia, il vero partito euroscettico è l’AfD, in quanto chiedono un referendum per l’uscita dall’Unione Europea e la reintroduzione del marco tedesco.
Sono loro il vero pericolo. Tali preoccupazioni euroscettiche significano che lo status quo potrebbe prevalere, benché l’SPD abbia perso voti in seguito alla debole campagna elettorale condotta dal leader Martin Schulz. Il quale ha promesso di andare dai membri del partito per raggiungere un accordo per continuare l’attuale grande coalizione, e questo potrebbe essere particolarmente difficile perché il suo supporto è crollato nei sondaggi. Potremmo quindi anche finire con un governo di minoranza CDU/CSU, sebbene necessitassero lo stesso del supporto dell’SPD al senato, e dovrebbero trattare con loro in un qualche modo.
Perciò cosa c’è nel futuro dell’economia tedesca, ancora la più forte in Europa? In termini economici ci si può aspettare una spesa ulteriore per le infrastrutture e una diminuzione delle tasse sulle famiglie, che potrebbero essere positive per la crescita. L’economia tedesca potrebbe sperimentare qualche difficoltà il prossimo anno per via della forza dell’euro che danneggia l’export, e la Germania è vulnerabile agli effetti della debolezza economica in Cina, dove i rischi sono in aumento per via della crescita insostenibile della Cina. Tutto sommato, crediamo che la crescita in Germania sarà in linea con le aspettative di quest’anno.
di Lèon Cornelissen (capo economista Robeco)
Fonte: Il Sole 24 Ore – Radiocor
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Elezioni tedesche: tutto già scritto?
Michele Valensise
La politica è a volte l’arte di gestire gli imprevisti. Da domenica prossima Angela Merkel dovrà far ricorso alla sua arte per venire a capo del rebus da sciogliere dopo le elezioni del Bundestag. Anche gli ultimi sondaggi continuano a indicare un netto vantaggio del partito della Cancelliera, la Cdu-Csu, sulla Spd dello sfidante Martin Schulz. Non c’è voglia di cambiamento e la Germania apprezza l’esperienza e la competenza di Angela Merkel, che si accinge così a eguagliare il primato di Helmut Kohl di longevità alla guida del Paese (sedici anni). Questo spiega anche le modalità di una campagna elettorale dall’esito per molti scontato e in effetti alquanto noiosa, come è apparso dall’unico confronto televisivo tra Merkel e Schulz: più che un scontro per sopraffare l’avversario, una prova generale per una nuova Grosse Koalition.
Tutto già scritto, dunque? Non proprio, perché al di là dell’affermazione della Bundeskanzlerin (e dovremo comunque verificarne la misura), il resto è avvolto da un velo di incertezza e di imprevedibilità. In particolare la composizione del nuovo governo. Sarà necessaria una coalizione, ma non è affatto chiaro chi ne farà parte. Ci sarà del resto una rilevante modifica della composizione del Bundestag, che vedrà aumentare gli attuali quattro gruppi parlamentari (Cdu-Csu, Spd, Verdi e Linke) di altre due formazioni (Liberali e AfD). L’asse portante del nuovo governo sarà la Cdu-Csu e al momento sono soprattutto due le opzioni per la coalizione da formare, entrambe irte di difficoltà: una riedizione della grande coalizione tra democristiani e socialdemocratici oppure un’inedita (a livello nazionale) intesa a tre tra Cdu-Csu, Verdi e Liberali. Un’alleanza della Cdu-Csu con i soli Liberali o con i soli Verdi non dovrebbe invece raggiungere la maggioranza necessaria e sembra quindi da escludere.
Inizierà qui l’opera artistica di Angela Merkel. Una nuova Grosse Koalition con la Spd poco gradita ai socialdemocratici, soprattutto alla base del partito, che temono l’abbraccio mortale del partner principale e cioè di perdere profilo e visibilità, come verificatosi negli ultimi anni, accanto a una Cancelliera che si appropria con disinvoltura e con successo di temi qualificanti dell’agenda socialdemocratica (politiche sociali, ambiente, diritti civili). La stessa Spd potrebbe quindi preferire una fase di rigenerazione all’opposizione, per riprendere nuovo vigore. Ma anche la seconda opzione, Cdu-Csu, Verdi e Liberali, la cosiddetta Giamaica (dai colori dei tre partiti nero-verde e giallo, gli stessi della bandiera del Paese caraibico), non si presenta affatto semplice. Tra Liberali e Verdi, alla luce di un certo slittamento dei primi su posizioni nazional-conservatrici, l’intesa su un programma di governo comune sarebbe molto laboriosa e tutt’altro che solida.
C’è un’altra incognita da tenere d’occhio, l’ingresso al Bundestag, per la prima volta nella storia della Repubblica federale, di una formazione con le caratteristiche della AfD, coagulo di insoddisfazione e protesta di estrema destra, forte soprattutto nei neue Bundesländer dell’Est, con alcune inquietanti venature di radicalismo revisionista. Si infrange così la regola teorizzata a suo tempo da Franz Josef Strauss per cui la Democrazia Cristiana tedesca non doveva avere rivali sulla sua destra, per coprire e garantire democraticamente quell’area. Qualora dal voto di domenica l’AfD risultasse il terzo partito, alle spalle di Cdu-Csu e Spd e davanti a tutti gli altri, le conseguenze potrebbero andare al di là dell’immaginazione. L’estrema destra rivendicherebbe un ruolo di primazia in seno all’opposizione, potendo puntare anche ad alcuni incarichi istituzionali “di garanzia”, come ad esempio la guida della Commissione Bilancio del Bundestag riservata per prassi al maggior gruppo parlamentare d’opposizione.
Sicché occorre confidare nell’equilibrio e nella capacità di mediazione di Angela Merkel. L’avvio del suo quarto mandato consecutivo di governo, pur incerto e non privo di insidie, dovrebbe essere contrassegnato dalla libertà che le deriva dalla lunga esperienza e da minori condizionamenti nel dettare l’agenda nazionale ed europea. È a quest’ultima che dovremo prestare speciale attenzione. Un rilancio del progetto europeo, d’intesa con la Francia di Macron, è già scritto nella storia dei prossimi mesi. Anche se fedele ai suoi principi, la Germania sa che per rivitalizzare il processo di integrazione sarà necessaria qualche concessione. Occorrerà un confronto aperto, per il quale è bene che l’Italia sia preparata e si presenti con le carte in regola. In Europa la partita, ci piaccia o no, è nelle mani della Cancelliera che vuole risposte coordinate sulle grandi questioni globali e non crede in chiusure isolazioniste o arroccamenti nazionali. La stessa Cancelliera che ha ricordato con chiarezza al Presidente Donald Trump l’importanza dei vincoli transatlantici ma anche dei principi europei e che ha poi ammonito che “i tempi nei quali potevamo fare totale affidamento sugli altri appartengono al passato, e noi europei dobbiamo prendere in mano il nostro destino”.
Fonte: ISPIONLINE
Michele Valensise, già Ambasciatore d’Italia a Berlino e Segretario Generale della Farnesina, Presidente del Centro Italo-Tedesco Villa Vigoni
normal
157 commenti
popolarità 145
La Merkel io l’ho sempre attaccata. Criticata, a volte perfino offesa.
Ma…
Questo perchè sono Italiano… sono invidioso, dominato da istinti molto bassi spesso.
Ma perchè mai la ” culona ” è andata a nascere proprio in Germania ?
L’unico esemplare vivente che unisce una notevole intelligenza politica unita ad una notevolissima intuizione economica … un esemplare concretamente logico, semplice nel suo agire fino ad apparire scontato e capitato casualmente al posto giusto nel momento giusto.
E’ mica così… in verità non son mai esistiti tempi peggiori per assumersi responsabilità di comando come in quest’epoca fasulla e ingannatrice.
Non è solo brava la Merkel… è davvero un’eccellenza molto rara.
Da Italiota la mando a cagare quotidianamente, confuso dalla mediocrità che mi circonda,
nel mio profondo dei miei pensieri però…
io un po’ di bene glielo comincio a volere a quella donna li…
Fossi un Tedesco … per’altro in questi tempi in cui nessuno capisce più nulla di alcunchè ci si presenti inanzi…
mi sentirei a ragione un criminale a non votare questa eccellenza.
Una delle poche, forse l’ultima rimasta nel mondo.