Le idee della Commissione sull’unione economica e monetaria in un testo di 40 pagine che invita ad avere «coraggio». Superministro del Tesoro Ue e Fondo monetario europeo: le proposte di Bruxelles per l’Eurozona.
La parola d’ordine è «coraggio». La Commissione europea presenta le sue idee sul futuro dell’unione economica e monetaria ed esorta gli Stati membri a mostrare «il coraggio necessario» per tradurle in pratica. Condivisione dei rischi e del debito, supeministro del Tesoro per la zona Euro, Fondo monetario europeo: il collegio dei commissari pubblica un testo non vincolante di 40 pagine che ripercorre la storia economica dell’Ue e della zona Euro e che, soprattutto, tenta di tracciarne il futuro. Nelle intenzioni della Commissione c’è un sistema più omogeneo e semplificato, da ottenere attraverso un nuovo assetto istituzionale che ridisegna le proprie funzione e quelle degli Stati membri, crea nuove figure, e istituisce nuovi strumenti per la stabilità. Tra questi gli European Safe Assets, concepiti per mutualizzare il debito, ma comunque non prima del 2025. Sempre che gli Stati seguano la Commissione in questa riflessione. L’esecutivo comunitario sa che «non ci sarà mai una visione unica o un approccio da ‘uno per tutti’ su come andare avanti», e allora prova ad agevolare il compito su questioni ritenuti almeno a Bruxelles non più rinviabili.
Obiettivo semplificazione e convergenza
Fusione di cariche e competenze, completamento di unione bancaria e potenziamento del fondo salva-Stati Esm. Le proposte contenute nel documento hanno valenza tutta politica, ma una portata squisitamente pratica. L’esecutivo comunitario ritiene che la struttura di governance economica, così com’è, sia troppo frammentata e farraginosa. Troppo macchinosa, per poter funzionare a dovere. Si cerca quindi di creare un sistema più semplice e razionale per la definizione e l’attuazione di politiche economiche da una parte, e di funzionamento dell’Eurozona dall’altra.Il rischio di avere una zona Euro a due velocità «è reale», riconosce il commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici. Ma «non si può avere un’Europa a due velocità con un’area Euro a due velocità». E’ quanto si vuole «evitare», e la ragione alla base del documento della Commissione. «Il nostro obiettivo è la convergenza della zona Euro. Senza, la sua percezione diventa negativa».
Scadenze precise, riforme entro il 2025
La Commissione intende fare in fretta. «Adesso che c’è la ripresa dobbiamo consolidare l’area Euro, non possiamo aspettare un’altra crisi», il monito del commissario per l’Euro, Valdis Dombrovskis. Ecco quindi la roadmap: meno di dieci anni per trasformare l’Europa di oggi. Ci sono tre aree dove intervenire: completamento dell’unione finanziaria, raggiungimento di un’Unione economica più integrata, rafforzamento delle istituzioni dell’Eurozona. Completamento dell’unione finanziaria significa terminare il lavoro di realizzazione dell’Unione bancaria. Scadenza: 2019. Si tratta di definire una strategia comune contro i crediti deteriorati (i prestiti che le banche fanno fatica a farsi restituire, problema che riguarda da vicino anche l’Italia), varo dello schema di garanzia sui depositi bancari, misure di riduzione del rischio. Tutto il resto è da fare entro il 2025.
Tesoro europeo, più controllo per la Commissione
Tra le scadenze di più lungo periodo il documento sottolinea l’esigenza di «ripensare» gli equilibri istituzionali, con relativa suddivisione di poteri e competenze tra Commissione e Consiglio. Si considera la possibilità di istituire un presidente permanente dell’Eurogruppo, con poteri decisionali e di rappresentanza esterna. Una sorta di Alto rappresentante come Federica Mogherini, ma per l’area Euro. In prospettiva l’Eurogruppo, attualmente consesso informale, potrebbe diventare una formazione del Consiglio a tutti gli effetti, «data la crescente dimensione relativa dell’area dell’euro all’interno dell’Unione» che si immagina ricoprirà da qui in avanti. Le funzioni di presidente permanente dell’Eurogruppo e di membro della Commissione responsabile dell’Unione economica (attualmente Valdis Dombrovskis) «potrebbero essere fuse», dando quindi al presidente dell’Eurogruppo un seggio in Commissione e la possibilità per l’esecutivo comunitario di avere maggiori poteri di controllo delle attività, che resterebbero comunque ai rappresentanti degli Stati. Il progetto si lega a quello della creazione di un ministero del Tesoro dell’area Euro, ipotesi «da prendere in considerazione più avanti», ma che nelle prime idee messe sul tavolo avrebbe nell’Eurogruppo la struttura decisionale e andrebbe posto sotto la responsabilità di un ministro delle Finanze dell’Ue, che potrebbe essere «anche presidente dell’Ecofin» (l’insieme di tutti i ministri economici dei membri Ue) e non solo dell’Eurogruppo (i ministri economici dei Paesi con l’Euro). Il documento parla di un ministro del Tesoro, ma i servizi della Commissione specificano che il nome della figura suggerita potrebbe anche essere un altro, per evitare di dare l’idea che ci possa essere un sostituto dei ministri degli Stati.
Tornano gli Eurobond, ma con altro nome
La Commissione riflette sulla possibilità, e la propone, di istituire strumenti di stabilità finanziaria comuni. Non si chiamano eurobond, ma «European Safe Assets», vale a dire beni rifugio europei sulla falsa riga degli strumenti del Tesoro federale degli Stati Uniti, richiamati espressamente nel reflection paper. Si tratta di una riforma del mercato dei titoli obbligazionari europeo. L’esecutivo comunitario è dell’idea che l’attuale struttura del mercato delle obbligazioni sovrane e la grande esposizione delle banche al loro sistema nazionale «hanno amplificato la volatilità del mercato, influenzando la stabilità del mercato finanziario». In un simile contesto, quindi, «una risorsa europea sicura, denominata in euro e abbastanza significativa per diventare il punto di riferimento per i mercati finanziari europei, potrebbe creare numerosi vantaggi per i mercati finanziari e l’economia europea».
Un fondo monetario europeo
Anche l’idea di uno Fondo monetario europeo deve essere oggetto del dibattito e considerata quale opzione possibile e fattibile per il rafforzamento dell’Eurozona. Nelle intenzioni della Commissione, il nuovo Fme va costruire a partire dal fondo salva-Stati Esm, divenuto oggi «elemento centrale» nella gestione delle crisi dell’area Euro. Per fare questo, però, l’Esm, che non è attualmente un’istituzione comunitaria prevista dai trattati, dovrà essere integrato nel quadro legislativo europeo. Il reflection paper della Commissione è aperto alla possibilità di modificare i trattati, se e dove necessario, Le funzioni di un Fondo monetario europeo comprenderebbero perciò almeno gli attuali meccanismi di assistenza della liquidità agli Stati membri e, eventualmente, il garante ultimo dell’Unione bancaria.
Fonte: La Stampa