Neuberger Berman: Brexit, no problem. Investire in Argentina, Indonesia, Ungheria e Brasile

A seguito del voto a favore della Brexit, gli spread sui titoli di Stato dei mercati emergenti si sono divaricati di circa 30 punti base, con l’effetto maggiore …

A seguito del voto a favore della Brexit, gli spread sui titoli di Stato dei mercati emergenti si sono divaricati di circa 30 punti base, con l’effetto maggiore che si e’ sentito sui mercati dell’Europa centrale e dell’est. In mercati relativamente sicuri come la Corea del Sud, la Tailandia e la Repubblica Ceca, i rendimenti dei tassi sono inizialmente scesi mentre erano in positivo fino a 25 punti base in Paesi piu’ rischiosi ed esposti come il Sud Africa, la Polonia, l’Ungheria e la Turchia. Le valute sono scivolate in modo piu’ significativo, con quelle dell’est Europa che hanno perso tra il 2 ed il 4% poco dopo il risultato del referendum.

Tuttavia, nel frattempo, molta dell’iniziale avversione al rischio e’ stata eliminata dal mercato; l’impatto piu’ duraturo e’ stato nei rendimenti obbligazionari dei mercati sviluppati core e nelle previsioni dei tassi d’interesse dato che le attese riguardo alla crescita mondiale sono calate. I futures dei Fed fund stanno spostando le attese di un rialzo dei tassi direttamente al 2017 e, grazie alla politica monetaria della Bce e della BoJ che restano accomodanti, si e’ creato terreno fertile per una ricerca continua di rendimento che potrebbe favorire ulteriormente gli asset emergenti.

Nel corso dell’anno sosterremo che l’impatto economico dei legami con il commercio britannico e’ relativamente limitato e nel giro di due anni sarebbe realistico presumere che almeno parte se non la gran parte dei legami commerciali del Regno Unito con i mercati emergenti sara’ ristabilita e la razionalita’ avra’ la meglio. Il rischio piu’ grande, quindi, e’ dovuto al potenziale contagio finanziario, all’avversione al rischio e, conseguentemente, a premi di rischio piu’ elevati anche nei mercati emergenti. Con i grandi cambiamenti gia’ occorsi in un gran numero di Paesi emergenti a seguito degli scarsi sviluppi commerciali, cosi’ come premi di rischio relativamente generosi incorporati nell’asset class, riteniamo che le ripercussioni sui mercati emergenti a livello economico possano restare piuttosto limitate.

In termini del nostro posizionamento, sul fronte delle valute forti le nostre esposizioni ai Paesi dell’Europa centrale sono limitate mentre nel complesso il portafoglio ha un sovrappeso in termini di rischio globale a causa di posizioni favorevoli che esprimiamo a livello di Paesi, come l’Argentina, l’Indonesia e l’Ungheria. Nel periodo precedente al voto non abbiamo apportato alcun cambiamento sostanziale perche’ i crediti si sono dimostrati piu’ elastici ed a correlazione inferiore ai potenziali effetti rispetto ai mercati locali.

Sulla strategia in valuta locale, avvicinandoci al voto in UK abbiamo tenuto una posizione piu’ o meno neutra nei confronti del rischio ma abbiamo aumentato l’esposizione al rischio nelle valute emergenti, in particolare in termini di duration attraverso i mercati obbligazionari locali. Dopo la vistosa correzione in maggio, prodotta da un tono divenuto d’emble’e piu’ aggressivo da parte della Fed, il lungo ritardo al rialzo dei tassi ora inglobato nei prezzi dei futures dei Fed fund potrebbe mostrarsi un valido sostegno per i titoli obbligazionari emergenti. Ulteriore supporto dovrebbe provenire dai miglioramenti nei bilanci delle partite correnti di molti Paesi, da un’inflazione modesta o addirittura in calo e da alti rendimenti. In questo contesto vediamo positivamente i tassi locali che favoriscono in particolare Paesi come il Brasile, la Cina e l’Indonesia che mostrano un mix di inflazione in rallentamento, rendimenti reali elevati ed attese di allentamento monetario.

*di Rob Drijkoningen  – Co-Head of EMD di Neuberger Berman

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