(WSC) MILANO – Martedì i rendimenti del Tesoro USA sono aumentati e le azioni tecnologiche sono state vendute a piene mani, ma ciò che ha catturato i titoli dei giornali è stato il crollo dell’oro. Il ritmo della rapida ascesa del metallo giallo ha significato che i suoi primi veri livelli di supporto chiave – almeno agli occhi degli osservatori tecnici – sono rimasti un po’ lontani, anche dopo il suo calo di quasi il 6%.
Ed ecco, l’oro ha continuato a scendere anche questo mercoledì mattina, tanto da minacciare il suo trend rialzista da marzo. La volatilità renderà sicuramente nervoso chi acquista sul calo, ci si concentrerà sul rimbalzo dei rendimenti reali che ha innescato il più grande crollo del metallo in quasi sette anni.
Se ciò dovesse continuare, il prezzo dell’oro probabilmente si ritirerà verso il suo prossimo supporto: una convergenza tra il livello di Fibonacci attentamente osservato e la sua media mobile a 50 giorni, appena sopra $1.830 l’oncia.
Quest’anno ha visto l’emergere di una serie di temi che danno una spinta fondamentale al bene rifugio per eccellenza: il potenziale di svalutazione della valuta, il rischio di inflazione, l’arrivo della Modern Monetary Theory tra gli altri. Ma i money manager hanno preso il comando a metà luglio, quindi significa che a breve termine si tratterà solo di aspetti tecnici. (Bloomberg)
Il clima di ottimismo di ieri, con conseguente rimbalzo dei tassi di mercato USA (reali e nominali) hanno dato luogo a pesanti vendite sui metalli preziosi con il future sull’argento che ha perso l’11% e quello sull’oro quasi il 5% (calo maggiore da marzo, ma se si guarda la variazione del prezzo spot è la peggiore da sette anni).
Le vendite proseguono anche stamani, con l’oro sceso temporaneamente sotto i $1900 l’oncia. L’ammontare di oro detenuto dagli ETF globali è calato per il terzo giorno consecutivo dopo essere salito in modo continuativo da fine giugno. I preziosi pagano l’eccessivo posizionamento e consenso rialzista materializzatosi nelle ultime settimane. Sull’oro non si può escludere una discesa verso area $1800 nelle prossime settimane. Negli altri comparti, ieri è sceso il petrolio penalizzato da un flusso di vendite nel finale in linea con l’equity USA, anche se stamani recupera il terreno perduto grazie al calo delle scorte private USA.
Tassi e congiuntura
Prosegue il restringimento dello spread ITA-GER. L’importante passo in avanti fatto con la registrazione del primo vaccino non poteva che riflettersi negativamente sui bond governativi, specialmente per quanto riguarda quelli “core”, penalizzati tra l’altro dall’ottimo dato sulla componente aspettative dello ZEW tedesco, salita più delle attese al massimo dal 2003. Il rialzo dei tassi ha interessato soprattutto la parte a lungo e lunghissimo con conseguente steepening delle curve.
Prosegue il restringimento dello spread ItaliaGermania che, sul tratto a dieci anni, ha ormai raggiunto i 140pb, il livello più basso da fine febbraio. Negli USA la FED ha annunciato che potrebbe ridurre di 50pb il costo di finanziamento della Municipal Liquidity Facility, uno strumento lanciato per soccorrere Stati e Governi locali in risposta all’escalation del coronavirus.
Sul fronte credito il clima di generale risk on ha portato ad un restringimento generalizzato degli spread. Sul primario EUR è stata registrata la ventesima seduta con zero collocamenti, il doppio rispetto a quello registrato nell’analogo periodo del 2019.
Valute: Yen in deprezzamento
Ieri l’EurUsd si è portato temporaneamente fino a 1,18 nel momento di maggiore ottimismo sui mercati, per poi tornare a perdere terreno gradualmente nel corso del pomeriggio ritornando ai livelli di inizio sessione europea. Il supporto tecnico da monitorare rimane ad 1,17, il cui cedimento potrebbe portare ad un’ulteriore debolezza del cambio. Debole lo yen, la peggiore valuta tra le major sia ieri che oggi. Secondo il centro di ricerca economica giapponese, la ripresa in Giappone sarà lenta e saranno necessari 4 anni per recuperare il calo del 2020. Tra le valute emergenti bene rublo, real e rand. La peggiore valuta stamani è il dollaro neozelandese dopo che la Banca centrale ha aumentato il QE, aprendo all’ipotesi a tassi negativi.
Fonte: Ufficio Market Strategy – MPS Capital Services