In Italia è difficile tirar fuori il denaro dai materassi o dalle mattonelle, o quantomeno ci vogliono anni prima di convincere un popolo decisamente conservatore, quando si tratta di soldi, a sperimentare nuove frontiere. Non è così per Usa, Cina o India, ma anche per altre nazioni Ue, che hanno scoperto e fatto progredire il sistema dei prestiti diretti e online.
A parlarne è La Stampa: “Esplode il fenomeno del prestito diretto tra privati su internet negli Stati uniti. Il più grande operatore del settore, Lending Club, nel solo secondo trimestre, ha visto passare dal suo sito 2 miliardi e 147 milioni di dollari (+10% rispetto al primo). Il secondo operatore Usa, Prosper, nello stesso periodo ha permesso prestiti per 775 milioni di dollari (+32%)”.
Il quotidiano torinese spiega anche come funziona questo sistema. “Si tratta di piattaforme online che consentono di evitare l’intermediazione delle banche. Il meccanismo è semplice: chi ha diecimila euro in tasca e non vuole depositarli su un conto corrente, li carica su una di queste piattaforme che offre il credito a chi ne sta cercando uno. Il cuore del sistema è un sofisticato algoritmo, che gestisce un sistema di aste e determina i tassi di interesse. Il programma, che gira simultaneamente su un complesso di server, e mette in relazione le caratteristiche di migliaia di profili – quelli di chi vuole prestare e quelli di chi cerca il prestito – individua la combinazione perfetta”.
Facendo un rapido excursus, il “fenomeno, che negli Usa esiste da una quindicina di anni, è cresciuto potentemente negli ultimi anni prima in Cina e poi, più recentemente, anche in India. Nel Paese della grande muraglia ci sono oltre 2500 piattaforme, dalle quali nel 2016 sono passati prestiti per 121 miliardi di dollari. In India la faccenda è limitata a una quarantina di piattaforme per ora, e solo una decina sono quelle che hanno raggiunto dimensioni importanti. La cosa ha attirato l’attenzione, tanto che sia Pechino che Nuova Delhi hanno deciso di intervenire con una stretta sulle regole”.
Ma occhio, perché “anche negli Usa i problemi non sono mancati. Lending Club, che conta di chiudere il 2017 con ricavi per 600 milioni di dollari, l’anno scorso è stata travolta da uno scandalo legato ad accuse di aver pilotato i tassi di interesse su alcuni clienti, scandalo che ha portato alle dimissioni dell’amministratore delegato Renaud Laplanche e al tracollo delle attività: i 2,7 miliardi di dollari di prestiti del primo trimestre 2016 sono diventati 1,9 nel secondo. La società ha chiuso con una perdita di 146 milioni il 2016 ma sta recuperando: l’erogato è tornato sopra i 2,1 miliardi e quest’anno prevede di limitare la perdita a 60 milioni”.
Arrivando più vicini ai fatti di casa nostra, in “Europa la patria di questo fenomeno è il Regno unito. Zopa, la piattaforma che ha più anni alle spalle, nel primo trimestre di quest’anno – secondo i dati di P2pfa, l’associazione di settore – ha fatto circolare prestiti per 246 milioni di sterline. Funding Circle l’ha superata, con 328 milioni, mentre Ratesetter ha distribuito 210 milioni”.
La Stampa riporta, infine, che “quasi tutti gli operatori hanno tassi di crescita compresi tra il 10% e il 15% al trimestre.Nell’Europa continentale sono i Paesi baltici a guidare la classifica degli operatori più grandi, insieme a Germania, Francia e Finlandia”.
L’Italia, invece, “per ora è a fondo classifica, ma il settore sta crescendo molto”.