Il senatore Giuseppe Vacciano (Gruppo Misto) ha presentato una nuova interrogazione sulla questione delle partecipazioni al capitale della Banca d’Italia.
“Il 31 dicembre scorso – spiega – sono scaduti i termini entro i quali nessun socio di Bankitalia avrebbe dovuto possedere piu’ del 3% del capitale dell’Istituto, ossia non piu’ di 9.000 quote. Tuttavia sei soci, tra banche e gruppi bancari, ancora detengono in maniera congiunta un monte azioni superiore a un terzo del totale”.
Si tratta di Intesa Sanpaolo (67.071 con esubero di 58.071), UniCredit (49.630 con esubero di 40.630), Cassa di risparmio di Bologna (18.602 con esubero di 9.602), Generali Italia (14.713 con esubero di 5.713), Banca Carige – Cassa di Risparmio di Genova e Imperia (esubero di 3.093), Gruppo Cassa di Risparmio di Asti (9.100 con esubero di 100).
“Questi sei istituti, invece – precisa Vacciano – con un tetto del 3%, avrebbero dovuto arrivare a coprire solamente un sesto del complesso delle partecipazioni al capitale. Le quote eccedenti il 3% – e si parla di 117.209 azioni – comunque, vedranno sterilizzati i diritti economici derivanti dal possedimento di questi titoli in surplus”.
“La scelta di depositare un nuovo atto che sostanzialmente sottopone la medesima domanda al Ministero dell’Economia e delle finanze nasce dalla insoddisfacente risposta dello stesso dicastero alla scorsa interrogazione: il viceministro si limito’ a ripetere i dati gia’ esposti nel contenuto dello scorso atto di sindacato ispettivo.
Nessuna valutazione critica da parte di chi ha dato modo di creare questa anomala situazione, ne’, tanto meno, indicazioni su come sanare l’oggettiva violazione dei termini di legge. Ho aspettato, quindi, lo scadere del termine del 31 dicembre previsto nel famoso decreto Imu-Banca d’Italia risalente alla fine del 2013 per capire come il Mef ha intenzione di risolvere questa impasse”, conclude il senatore. (MF-DJ NEWS)