Sanzioni alla Russia, Trump si piega al Congresso e dice sì

Il presidente Usa era contrario, ma Russian Connection e repubblicani gli hanno fatto cambiare idea. Mosca fuori dalla recessione.

La Camera dei rappresentanti Usa dovrebbe votare martedì 25 luglio le nuove sanzioni alla Russia (oltre a quelle verso Iran e Corea del Nord), dopo un’iniziale contrarietà del presidente Donald Trump, che ora sembra orientato, o piegato secondo alcune analisi, invece a condere il disco verde al provvediment.

Se verrà approvato, come ora appare del tutto probabile, fa notare il New York Times, sarà la prima volta che il Congresso, con entrambe le camere dominate dai repubblicani, avrà imposto il proprio volere alla Casa Bianca riguardo una questione politica di assoluto rilievo. Dopo l’esame della Camera, ci sarà il voto del Senato, dopodiché il testo approderà sul tavolo presidenziale.

La marcia indietro di Trump è arrivata mentre l’indagine sui rapporti tra il suo entourage e la Russia, la cosiddetta Russian Connection, entra in una fase cruciale con l’audizione del genero Jared Kushner davanti alla Commissione intelligence del Senato.

Mosca fuori dalla recessione

Per la Russia non sarà una “buona” notizia le nuove sanzioni americane. Soprattutto ora che era in procinto di uscire dalla recessione, secondo le analisi del Fondo monetario internazionale contenute nel suo World Economic Outlook, secondo le quali nel 2017, con il Pil al +1,4% dopo il -0,2% del 2016, avrebbe fatto registrare nuovamente una crescita dell’1,4% nel 2018.

È quanto emerge dall’aggiornamento del, che non ha cambiato le stime. Per quanto riguarda gli altri emergenti, ferme anche le stime sull’India, al +7,2% e al +7,7% nei prossimi due anni, mentre per il Brasile sono attesi un +0,3% e un +1,3%. Fra le economie avanzate, il Giappone dovrebbe crescere dell’1,3% quest’anno e dello 0,6% il prossimo, con un ritocco al rialzo di 0,1 punti per il 2017 rispetto ad aprile.

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