Donald Trump non ha perso un secondo (un cambio radicale di idee in merito) iniziando un’azione militare contro la Siria, a 40 chilometri a sud della citta’ di Homs, bombardando la base aerea di Al-Shayrat tramite il lancio di 60 missili Tomahawk da due cacciatorpedinieri stanziati nel Mediterraneo, in risposta all’attacco chimico di due giorni fa a Idlib che ha fatto strage di civili, tra cui molti bambini. Il blitz missilistico Usa e’ partito alle 8:45 pm ora di Washington, le 2:45 del mattino di venerdi’ in Italia.
Giravolta improvvisa a 180 gradi di politica e di strategia, dunque, per questa Casa Bianca, il Commander in Chief impara da zero e non attende un attiamo alla prima occasione per usare la potenza militare americana gestita dal Pentagono. Si e’ trattato di un attacco “prudente” secondo i primi commenti a caldo – “necessario e proporzionato” dicono fonti della Casa Bianca – senza rischi in quanto eseguito con missili radiocomandati, volto a colpire un target specifico, un aeroporto siriano con diversi caccia da guerra di Assad sul terreno. Per l’ intelligence del Pentagono dalla base di Shayrat sarebbero partiti gli aerei che hanno colpito con il gas tossico Idlib.
Le conseguenze di un intervento militare degli Stati Uniti contro Bashar Al-Assad sono tutte da valutare. I rischi di un’escalation e che qualcosa vada assai male superano nettamente i benefici apparenti di un rapido blitz militare Usa che suona come uno show di potenza, un ‘messaggio’ privo di alcuna strategia militare (ad esempio: Assad resta al potere? Come, e appoggiato da chi?). I rischi maggiori possono nascere da una reazione ovviamente negativa della Russia alla mossa di Trump. Putin e l’Iran negli ultimi 6 anni di guerra civile in Siria (400.000 morti) sono stati i maggiori sponsor di Assad.
Nelle ore precedenti, l’azione militare era stata largamente anticipata, come avevano riferito quasi tutti i media americani, Trump aveva confidato le sue intenzioni ad alcuni membri del Congresso statunitense. Il presidente ha poi in effetti deciso di procedere con il bombardamento su Al-Shayrat, dopo averne discusso con il segretario alla Difesa, James Mattis.
“Qualcosa dovrebbe accadere con Assad”, aveva detto conversando con i giornalisti il capo della Casa Bianca, spiegando che potrebbe presto parlarne col presidente russo Vladimir Putin.
Israele: “Attacco col gas tossico ordinato da Assad”
“Pronto ad agire da solo in Corea del Nord”
“Sono pronto ad agire da solo sulla Corea del Nord”, ha poi detto Trump parlando con i giornalisti a bordo dell’Air Force One che lo portava in Florida per il suo primo incontro con il presidente cinese Xi Jinping. La questione Corea del Nord e i rapporti commerciali con la Cina sono in testa all’agenda del colloquio.
Trump: a Idlib attacco inaccettabile
Ieri Donald Trump, in conferenza stampa con il re di Giordania Abdullah II, aveva definito inaccettabile l’attacco con armi chimiche in Siria, spiegando di aver cambiato idea su Assad e di prendersi la responsabilità delle prossime mosse nei confronti del regime siriano. Finora la rimozione del leader di Damasco non era considerata una prioprità dall’amministrazione Trump.
Il Pentagono presenta le opzioni militari a Trump
Il ministero della Difesa americano ha intanto presentato alla Casa Bianca le opzioni militari contro il regime di Assad in Siria, fa sapere un esponente dell’amministrazione Usa. A presentare le diverse opzioni di attacco a Trump e al suo staff è stato direttamente il ministro della Difesa, il generale in congedo James Mattis. Le opzioni contemplerebbero anche quella di far restare a terra l’aviazione del regime, principale indiziato per l’attacco chimico. Nessuna decisione è stata ancora presa. Si tratterebbe di atacchi mirati, effettuati con caccia o con missili Tomahawck lanciati dalle portaerei Usa di stazza nel Mediterraneo.
Il rischio di un confronto armato con la Russia
Ma un eventuale attacco contro le forze di Assad potrebbe innescare un confronto militare anche con i russi, che dal 30 settembre 2015 combattono al fianco delle forze di Damasco. Finora americani e russi in Siria hanno faticosamente convissuto perché il nemico comune – ufficialmente – era l’Isis. Dal 23 settembre 2015 una coalizione internazionale a guida Usa effettua raid in Siria contro il sedicente Stato islamico. Se ora il nemico dovesse non essere più condiviso, i rischi di un confronto tra Usa e Russia aumentano.
Tillerson: l’attacco richiede una risposta seria
“Non ci sono dubbi” sul fatto che il regime di Assad è responsabile per l’attacco chimico di Idlib, afferma il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, sottolineando come l’attacco richieda una “risposta seria”.
Siria, Stati Uniti cambiano linea su Assad. Tillerson: ‘suo destino sarà deciso dal popolo siriano’
Poi auspica che Bashar Al Assad lasci il potere perché per lui non c’è alcun futuro in Siria, confermando così un radicale cambio di posizione dell’amministrazione Trump.
Pence: tutte le opzioni sono sul tavolo
Tutte le opzioni sono sul tavolo, dice il vice presidente Mike Pence, riferendosi alla risposta che Washington intende dare all’attacco chimico in Siria del quattro aprile, un attacco che ha cambiato l’approccio dell’amministrazione Trump nei confronti del regime di Assad.
Merkel: vergognoso che non ci sia una risoluzione Onu
“E’ una vergogna che non ci sia stata una risoluzione del consiglio di sicurezza dell’Onu”, ha detto Angela Merkel, commentando oggi gli sviluppi sull’attacco chimico in Siria. “Su questo proprio coloro che si rifiutano, devono riflettere su che responsabilità si assumono”, ha aggiunto. Alcuni elementi fanno pensare che l’attacco sia provenuto dal regime di Assad, ha anche detto la cancelliera tedesca.
Erdogan avverte Assad: “Renderai conto ad Allah”
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha attaccato duramente il siriano Assad dopo che le autopsie su tre civili siriani deceduti in Turchia hanno confermato l’utilizzo di gas Sarin da parte degli aerei del regime siriano nella provincia di Idlib. “Allah ti chiederà il conto per i 150 civili che hai ucciso, la pagherai per il male che hai fatto al tuo popolo”, ha detto Erdogan rivolgendosi ad Assad durante un comizio a Balikesir, nel nord-ovest del Paese.
Mosca: il sostegno ad Assad non è incondizionato
Dopo aver difeso il regime di Damasco, Mosca avverte: il supporto della Russia ad Assad non è incondizionato. A dirlo è stato il portavoce del Cremlino. Dmitry Peskov ha aggiunto che Mosca chiede una esauriente indagine sull’attacco chimico costato la vita a più di 80 ciivili.
Putin appoggia ancora Assad?
Il presidente russo Vladimir Putin prosegue nella sua difesa del presidente siriano Assad. In una conversazione telefonica con il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha detto che “è inaccettabile accusare qualcuno per il presunto attacco chimico nella regione siriana di Idlib finché non viene condotta una indagine internazionale completa e imparziale”.
neeext
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e se Trump e Putin con questa farsa bombadramento (fonti dicono che l’aeroporto è stato evacuato poco prima del lancio missili e che gli aerei abbattuti fossero dei mig in disuso, oltre al fatto che altra zona dell’aeroporto è ancora operativa!! non voglio commentare cosa sta usendo fuori sui video dei poveri bambini perchè rabbrividisco al solo pensiero) avessero testato erdogan in primis e alleati europeoi a seguire?!?!?
neeeXt!
neeext
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hedge
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Elmoamf
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Da Peacelink colgo e propongo la sottostante come utile lettura.
Saluti.
Elmoamf
L’esercito USA e l’uso di armi chimiche a Falluja.
Fonte: Islamonline.net & News Agencies
FALLUJA, 10 novembre 2004
Viene riferito da più fonti che l’esercito USA stia usando armi chimiche e gas velenosi nella sua offensiva su larga scala contro Falluja, baluardo della resistenza irachena. Un triste ricordo delle gassazioni dei Curdi avvenute nel 1988, per mano, presumibilmente, di Saddam Hussein.
“Le truppe di occupazione statunitensi stanno usando gas e armi chimiche bandite a livello internazionale sui combattenti della resistenza” hanno dichiarato alcune fonti della resistenza all’agenzia Al-Quds Press, mercoledì 10 novembre.
“L’impiego di queste armi letali ha provocato la morte di decine di civili, i cui corpi giacciono disseminati per strade e marciapiedi”, hanno aggiunto.
“Usano armi chimiche, spinti dalla disperazione e dal senso di impotenza davanti alla continua, tenace resistenza della gente di Falluja, che è riuscita a cacciare l’esercito statunitense da diversi distretti ed a farvi di nuovo sventolare orgogliosamente la bandiera irachena. La resistenza è anche riuscita a distruggere ed incendiare notevoli quantità di carri armati e veicoli statunitensi”.
“L’esercito USA ha inondato di gas chimici e nervini i guerriglieri, provocando reazioni incontrollate e scene strazianti” ha dichiarato all’agenzia Al-Quds un medico iracheno, che ha richiesto l’anonimato.
“Alcuni tra i residenti di Falluja hanno riportato gravissime ustioni, incurabili, causate dai gas velenosi”, hanno aggiunto i guerriglieri della resistenza che hanno preso parte ai combattimenti di Golan, a nord ovest di Falluja.
Lo scorso agosto, gli Stati Uniti ammisero l’uso di armi incendiarie al napalm, bandite dalla normativa internazionale, in Iraq, nonostante il Pentagono avesse precedentemente negato l’uso di quell’arma “orribile” durante le tre settimane utilizzate per portare a compimento l’invasione.
Al termine dell’offensiva, il 9 aprile scorso, gli Iracheni cominciarono a lamentarsi del fatto che le loro città fossero disseminate di bombe a grappolo inesplose.
Il Black Out dei mezzi di informazione
Le stesse fonti ci hanno dichiarato che il black out dei mezzi di informazione, l’esclusione di Al Jazeera dal canale satellitare ed alcuni giornalisti cosiddetti “embedded” , hanno reso un bel servizio all’esercito USA.
“Perciò, le truppe statunitensi hanno preferito usare armi proibite dal diritto internazionale: per piegare l’ammirevole resistenza della gente di Falluja.
Il comando militare statunitense esercita una censura sempre più capillare sugli articoli inviati dai giornalisti “embedded” ai loro rispettivi giornali ed agenzie di stampa” hanno aggiunto le nostre fonti.
Il Ministro iracheno della Difesa, Hazem Al-Shaalan, ha detto martedì 9 novembre che avrebbe preso una posizione decisa al riguardo.
“La dichiarazione di Al-Shaalan non è servita a niente e si è continuato a far uso di armi chimiche e di gas velenosi a Falluja.” hanno dichiarato alcuni osservatori all’agenzia Al-Quds.
Le denunce di uso di gas velenosi ci riportano dolorosamente alla gassazione della comunità curda da parte, presumibilmente, di Saddam Hussein, avvenuta nella città settentrionale di Halbja nel 1988.
Mentre l’Occidente insiste nell’affermare che Saddam fosse il responsabile dietro le quinte di quel crimine odioso, l’ex presidente punta il dito verso il regime iraniano.
nerio
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