Sono gli Etf la nuova “bomba a orologeria” per i mercati?

In un periodo di calma (apparente) la volatilità di questo "strumento" da 4 miliardi di dollari è un rischio silenzioso.

C’è una bomba a orologeria silenziosa, ma in bella mostra, che minaccia la pax attuale dei mercati. A descrivere lo scenario è l’analista Gillian Tett sul Financial Times.

“A volte, gli shock del mercato si verificano perché gli investitori hanno perso scommesse rischiose, basta guardare la bolla tecnologica nel 2001. Ma altre crisi non coinvolgno necessariamente gli hedge funds nella scelta di rischi o i prodotti che sono evidentemente pericolosi. Al contrario, c’è una bomba a orologeria tangibile, nascosta in bella mostra negli angoli del sistema finanziario e all’apparenza così senza sensa, sicura o tecnicamente complessa da non indurci a concentrare l’attenzione”.

In questo scenario emergono due notizie: una buona e una cattiva, ma la cosa che dovrebbe preoccupare gli investitori è il loro strettissimo legame. “La buona notizia è che il sistema finanziario non sembra costretto ad affrontare un’imminente minaccia”, scrive Tett, perché “le banche occidentali sono ben capitalizzate, i regolatori sono attivati, l’economia globale sta crescendo e le banche centrali stanno fornendo sostegno monetario”.

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Proprio qui, però, casca l’asino. “La cattiva notizia è che proprio perché il sistema è diventato così in lotta con il denaro – apparentemente calma – c’è troppa rilassatezza. E non solo per i pericoli derivati da scommesse chiaramente rischiose (vedi alla voce Argentina), ma anche per quelli legati ad attività cosiddette ‘sicure’”.

L’esempio è il mercato degli Exchange traded funds. “Questo settore è recentemente esploso: con più di 4 milioni di dollari in attività gestite a livello globale e circa 3 milioni di dollari negli Stati Uniti, eclissando gli hedge funds. Gli Etf solitamente non attirano molta attenzione, dal momento che il settore, ancora una volta, sembra geloso e noioso”. Eppure gli investitori rappresentano oggi circa il 60% dell’industria americana della gestione patrimoniale, un balzo se si pensa che circa dieci anni fa erano meno del 30%.

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“Questo sta cambiando i flussi di mercato in modo potenzialmente imprevedibile”, ma gli investitori e le Authority non riescono pienamente a capire la portata del fenomeno. “Quest’anno, per esempio, gli investitori si sono precipitati in un oscuro Etf ‘Inverse Vix’ che beneficia di una bassa volatilità”, prosegue l’analista. “Gli Etf ora sono il 34esimo strumento più quotato nel mondo per sicurezza azionaria negoziata, dove si scambiano più spesso azioni di Chevron o Pfizer, restituitendo quasi il 100% di profitto. Sembra che questo anno abbia distorto le misure di volatilità, creando un clima di calma. Ma, come osserva il mio collega Robin Wigglesworth, quegli scambi di Vix potrebbero essere la scintilla per un nuovo colpo di frusta”.

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Un altro esempio è quello delle obbligazioni del Tesoro. “La maggior parte degli investitori dà per scontato che il Tesoro sua un pilastro senza rischio della finanza moderna e che i rendimenti obbligazionari del governo rimarranno bassi per lungo tempo. Ma solo pochi giorni fa Alan Greenspan, ex presidente della Federal Reserve, ha avvertito che i prezzi delle obbligazioni ‘sono in una bolla’ e ‘quando aumenteranno, probabilmente si muoveranno abbastanza velocemente”.

Dunque, se questa eventualità si verificasse “potrebbe generare reazioni a catena inaspettate nei portafogli obbligazionari e derivati degli investitori e delle banche”. Con conseguenze già tristemente note.

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