Negli ultimi tre anni i governi degli Stati Uniti e del Regno Unito hanno quasi raddoppiato le loro richieste di accesso ai dati personali dei clienti di aziende tech, media, social network e società di telecomunicazioni, incrementando notevolmente il numero di norme da rispettare per le imprese, che a loro volta si stanno preparando a vedere ancora moltiplicare certi tipi di richieste, soprattutto in base alle nuove norme sulla privacy dell’Unione europea.
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A 26 aziende, tra cui Aol, Facebook, Google e LinkedIn, è stato chiesto di assistere i governi di Regno Unito e Stati Uniti nelle indagini, toccando nel 2016 la cifra record di 704.678, mentre fino a pochi anni fa erano in media 354.970. A fornire i dati è un’analisi della società di consulenza Deloitte, riportata dal Financial Times.
Stando allo studio, nel 2016 la media è stata di 27.103 richieste per azienda, circa 74 al giorno per ognuna di loro. Ma il dato aumenta per alcuni gruppi, ad esempio Facebook, che ha ricevuto 61.703 richieste di dati da parte di Usa e Uk dovute soprattutto alle policy di trasparenza e privacy dell’azienda.
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E se da un lato l’assistenza delle imprese è diventata parte integrante del lavoro investigativo delle forze dell’ordine, visto che i progressi tecnologici forniscono alle aziende dati per una maggiore comprensione della qualità di vita delle persone, la preoccupazione delle imprese è quella che i costi per adeguare i propri sistemi alle conformità di legge potrebbero aumentare a livelli ingestibili, soprattutto se il Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) porterà all’aumento delle richieste da parte dei cittadini dell’Unione europea.