Un quadro misto. Così Ubs dipinge Telecom Italia in un report di oggi in cui ha abbassato il target price dell’azione ordinaria da 1,18 a 0,95 euro e della risparmio da 1,08 a 0,71 euro, confermando su entrambe le categorie di azioni il rating neutral.
Un giudizio cauto che nasce da ben cinque motivi di incertezza: in primis, la bassa visibilità sulla strategia di Vivendi; secondo, la posizione di Telecom Italia nell’accesso al mercato wholesale può indebolirsi con il piano del governo sulla banda larga; terzo, le misure per ovviare alla fusione Wind-3 possono rivelarsi più difficili del previsto; quarto, la ristrutturazione del business fisso nazionale deve affrontare un elevato rischio di esecuzione; ultimo, il de-leverage può richiedere oltre cinque anni ed essere soggetto a una potenziale evoluzione sfavorevole dei mercati dei capitali.
Tuttavia, gli analisti di Ubs ritengono che nuove azioni di efficienza da parte del neo-ad Cattaneo possano offrire un margine di rialzo alle loro stime di breve termine e a quelle del consenso. “Riconosciamo anche che gli scenari di M&A per quanto riguarda l’evoluzione della struttura di controllo di Telecom Italia possano essere di supporto all’azione che ha subito una volatilità consistente da inizio anno in borsa”, aggiungono.
In particolare, gli esperti della banca d’affari vedono due catalizzatori principali nel breve termine per Telecom Italia. Il primo, appunto, lo sforzo supplementare sul taglio dei costi. In linea con le recenti indiscrezioni, si aspettano che il ceo Cattaneo si concentri sull’estrazione di ulteriori efficienze rispetto alla guidance 2016-2018 divulgata lo scorso febbraio (0,4 miliardi di euro di efficienze a livello di opex entro il 2018).
Quando il colosso tlc pubblicherà i prossimi conti potrà fornire una maggiore visibilità su questo tema. Alla luce, comunque, di questo, gli analisti di Ubs hanno già migliorato la loro previsione di ebitda domestico del gruppo dell’1-2% nei per i prossimi tre anni. Ma vista la scarsa visibilità sui potenziali aumenti di efficienza hanno mantenuto le loro stime 2016-2018 di ebitda domestico sotto i target della società per un 2-5%.
Al contempo, hanno stimato un capex cumulato domestico per il periodo a 11,6 miliardi di euro rispetto al target di circa 12 miliardi di Telecom Italia. Escluso un taglio degli investimenti per la fibra ottica, gli esperti di Ubs vedono un certo spazio per efficienze sugli investimenti in rame.
Il secondo catalizzatore è proprio il piano di Enel e del governo per la fibra ottica: a un significativo rischio di esecuzione, tuttavia per gli analisti di Ubs rappresenta una seria minaccia per la posizione di Telecom Italia sia nel mercato wholesale sia in quello retail. “La visibilità sui prossimi sviluppi è ancora molto bassa. Comunque nelle prossime settimane pensiamo che l’esito dei negoziati in corso per l’acquisizione di Metroweb, a cui sia TI sia Enel sono interessate, possa aiutare a far luce”, concludono gli analisti di Ubs.
Fonte: Milano Finanza