Di Francesco Puppato
I finanziamenti sono iniziati nel lontano 2002, precisamente con il programma Ipa (Instrumentum per Pre-Accession). Il piano prevede il finanziamento da parte dell’Ue a favore della Turchia, affinché quest’ultima raggiungesse i requisiti economici necessari per accedere all’Unione Europea.
Tra il 2002 ed il 2006, a tal fine, la Turchia ha ricevuto 1,3 miliardi di euro. Tra il 2007 ed il 2013 i finanziamenti sono stati pari a 4,8 miliardi, mentre tra il 2014 ed il 2020 ne arriveranno altri 4,5 miliardi.
Il pacchetto previsto nel 2016, in particolare, era composto da 3 miliardi di euro. Sia sotto forma di aiuti umanitari sia industriali, che avevano lo scopo di bloccare il flusso di profughi verso l’Europa.
Per dare un’idea degli importi destinati alla Turchia, i finanziamenti provenienti dall’Ue per i medesimi scopi destinati al Kosovo sono stati in totale di 641 milioni di euro.
Il flusso di denaro, che negli anni ha superato la quota di 15 miliardi di euro e non si è ancora interrotto, è proseguito anche dopo che il presidente turco Erdogan ha stabilito una svolta autoritaria e islamista. La linea della Turchia ha allontanato di fatto l’ingresso della nazione, una culla euro-asiatica, nell’Unione Europea. Ankara, membro della Nato, ha ulteriormente irrigidito la propria posizione dopo essere stata esclusa dalla lotta coordinata contro i jihadisti dell’ISIS.
Turchia, 162 frodi sui finanziamenti Ue
Quel che è peggio è che i medesimi finanziamenti non si sono interrotti nemmeno dopo uno scandalo relativo all’utilizzo improprio dei fondi. Nel 2004 l’Ue ha difatti scoperto che c’erano state ben 162 frodi. E che solo lo 0,44% degli aiuti era stati verificato.
Ma non è finita. Nel 2009, la Commissione Europea era arrivata ad ammettere che non vi erano meccanismi per verificare che i progetti proposti e selezionati fossero realmente i migliori per l’utilizzo dei finanziamenti.
Non è inoltre stata concretamente misurata l’efficacia del piano Ipa. In poche parole, ad oggi abbiamo un fiume di finanziamenti a fondo perduto. I fondi, infatti, non sono mai stati affidati ad enti pubblici.
Recentemente, però, non solo questi finanziamenti si possono considerare a fondo perduto, ma vista la recente invasione da parte della Turchia nei confronti della Siria, si può facilmente desumere a che scopo siano stati usati i fondi da parte del Paese turco.
Mossa, tra l’altro, che Erdogan vuole usare al fine di chiedere ulteriori fondi proprio per contrastare il problema dei profughi, da lui stesso scatenato.
Turchia, l’invasione della zona curda della Siria
I presunti “terroristi” curdi dello Ypg che dall’inizio della tregua hanno lasciato la zona di sicurezza turca nel nord della Siria sono tra i 700 e gli 800, ed altri 1.200-1.300 starebbero velocemente facendo lo stesso percorso.
A tal proposito, il presidente turco Erdogan, poco prima dell’incontro in programma con Putin, ha dichiarato:
“Stiamo seguendo i loro passi con attenzione, devono andarsene tutti altrimenti riprenderemo l’operazione in modo ancora più determinato”.
Infine, poco tempo prima che scadesse la tregua fissata da Erdogan, è stato il presidente francese Macron a chiedere, direttamente a Putin, di ottenere un prolungamento della tregua stessa.
A questo riguardo, Erdogan ha sostenuto di non aver ricevuto alcuna richiesta diretta da Macron. Il presidente della Turchia ha aggiunto che lo stesso presidente francese ha invece incontrato i “terroristi” curdi. Erdogan si è così spiegato:
“La Francia non è una nostra controparte in questo processo. E sembra che Macron stia cercando di crearsi un ruolo in questo accordo”.