Recep Tayyip Erdogan diventa super-presidente, ma la Turchia resta spaccata in due. Come previsto dai sondaggi, il cruciale referendum costituzionale che blinda il Sultano fino al 2034 finisce con un testa a testa. Il sì vince con il 51,2%, con un margine di poco di un milione di voti di vantaggio. Ma è un successo macchiato da forti polemiche sui brogli. Il capo della commissione elettorale turca ha detto, però, che le schede senza timbro, contestate dall’opposizione, sono valide, e che già in passato sono state ammesse. Le opposizioni, che sostenevano il No alla riforma costituzionale, hanno annunciato per oggi ricorsi ufficiali al risultato, che ha assegnato la vittoria al Sì al 51,41%.
Dopo la prima dichiarazione a caldo di ieri sera, la commissione elettorale suprema turca (Ysk) torna dunque a confermare la regolarità del voto nel referendum costituzionale sul presidenzialismo, vinto da Recep Tayyip Erdogan. «Le schede elettorali (senza timbro) non sono false, non c’è nessun dubbio», ha detto il presidente dell’Ysk, Sadi Guven.
A decidere la vittoria di Erdogan è stato ancora una volta lo zoccolo duro dei suoi sostenitori nell’Anatolia profonda, islamica e tradizionalista, mentre deludente è apparso l’apporto dei nazionalisti del Mhp, a loro volta spaccati sulla scelta referendaria. Al presidente hanno voltato le spalle le grandi metropoli, dove il suo Akp governa da più di vent’anni. A Istanbul e nella capitale Ankara il `no´ è sopra il 51%, mentre a Smirne, terza città del Paese e storica roccaforte laica, sfiora il 70%. Anche i curdi, duramente colpiti dalla repressione prima e dopo il fallito golpe della scorsa estate, si sono espressi in maggioranza contro Erdogan. Che però, ancora una volta, l’ha spuntata sulla linea del traguardo.
Alta la partecipazione al voto, come da tradizione in Turchia. L’affluenza finale è dell’84%, mentre fa il record l’affluenza all’estero, superando il 45%. Con gli emigrati, la retorica nazionalista anti-Ue ha funzionato. Il `sì´ all’estero sfiora il 60%, va anche oltre in Germania e Olanda. Il popolo di Erdogan festeggia in piazza e con i suoi leader. «Questa è una nuova pagina nella storia della nostra democrazia, il risultato verrà usato per garantire la pace e la stabilità della Turchia», ha detto ai sostenitori accalcati sotto la pioggia il premier Binali Yildirim che, salvo crisi di governo, sarà l’ultimo della storia turca, fino all’entrata in vigore del nuovo sistema presidenziale nel 2019. «D’ora in poi, c’è una nuova Turchia», ha esultato il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu. In tarda serata, anche un discorso di Erdogan. Di «successo molto importante» ha parlato poi il leader nazionalista Devlet Bahceli. Il referendum non lascia spazio a mezze misure, ma da ieri la Turchia appare ancora più divisa.
La Germania intanto ha chiesto ai turchi di impegnarsi in un «dialogo rispettoso di tutte le parti politiche e civili» dopo che i risultati del referendum hanno mostrato «quanto profondamente la società turca sia divisa». In una nota congiunta la cancelliera Angela Merkel e il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel dichiarano che la Germania rispetta la volontà del popolo turco ma sottolineano anche che il presidente Recep Tayyip Erdogan ha «una grande responsabilità. «Il governo federale si aspetta che, dopo una dura campagna elettorale per il referendum, il governo turco cerchi un dialogo rispettoso con tutte le forze politiche e sociali del Paese», si legge nel comunicato. Lo scarto minimo dei risultati «mostra quanto profonda sia la spaccatura della società turca. Ciò significa una grande responsabilità per i vertici dello Stato turco e per il presidente Erdogan in persona», aggiunge la nota.
Fonte: La Stampa
Consuelo
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