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Nel frattempo in Unicredit si registrano le dimissioni di due membri del cda: Manfred Bischoff e Helga Jung.
Il primo, tramite una nota, ha parlato di motivi personali alla base della sua decisione. La Jung invece ha spiegato che la sua uscita è dovuta a “ragioni organizzative interne al Gruppo Allianz”. Per la successione alla presidenza del gruppo di Piazza Gae Aulenti, si sfila invece Lucrezia Reichlin – data da molti come papabile -, la quale spiega di non essere “candidata” alla carica attualmente occupata da Vita e auspica “tempi rapidi” per la scelta del nuovo CEO.
Proprio oggi, infatti, Unicredit dovrà nominare l’headhunter (Korn Ferry è il nome che circola con maggiore insistenza) che avrà il compito di trovare il prossimo ad. La scelta è affidata ad una commissione di cui fanno parte Giuseppe Vita, Luca Cordero di Montezemolo, Vincenzo Calandra e Clara Streit.
Perso il 40% del valore di mercato negli ultimi 6 mesi
La principale banca italiana insieme a Intesa San Paolo – l’unica del Belpaese considerata di rilevanza sistemica globale – sta attraversando un periodo caratterizzato da molte turbolenze. Da inizio anno, le azioni di Unicredit hanno ceduto oltre 40 punti percentuali, registrando un -72% nell’ultimo quinquennio.
E pur essendo solida e in attivo, la banca italiana è alle prese con una serie di problematiche non di poco conto. A partire dagli 80 miliardi di crediti deteriorati che gravano sul suo bilancio e da una divisione investimenti poco efficiente se rapportata alla parte retail, relativa alla concessione di prestiti e alla raccolta di risparmio e foriera di ricavi molto bassi.
Aumento di capitale unica soluzione
La soluzione migliore per incrementare il Common Equity Tier 1 (CET1) – ovvero il parametro che misura la solidità di una banca o istituto di credito, che nel caso di Unicredit è 10.8 – secondo molti sarebbe un aumento di capitale da 5 miliardi di euro.
Aumento che, stando al giudizio di Equita Sim – la quale giudica il titolo “ininvestibile fino al completamento dell’operazione” di rafforzamento patrimoniale possibile nel secondo semestre dell’anno in corso -, è in buona sostanza inevitabile. Nemmeno una eventuale fusione con Mediobanca, sempre secondo Equita, sarebbe risolutiva, dal momento che l’operazione porterebbe ad un aumento del CET1 di soli 30 bps.
Mettere mano ad un gruppo articolato come Unicredit non è facile. Il nuovo CEO avrà la forza di imprimere una svolta alla banca? Intanto si attende il 9 giugno, quando il cda troverà sulla scrivania i nomi dei primi candidati scelti per la successione.
Fonte: ForexInfo